Pierfrancesco Paolini dice In primo luogo, la sua infanzia da cucciolo, la sua ben protetta adolescenza, nella casa paterna di Camden, sopra il paterno negozio di calzature. Per diciassette anni, l'adorato rivale di quell'indefesso collerico scarparo (nient'altro, amava dire, che un povero ciabattino ma aspettate, diceva, e vedrete) che gli dava da leggere, da ragazzino, L'arte di conquistar gli amici di Dale Carnegie, onde temprarne l'arroganza, e gli offriva il proprio esempio, onde rafforzarla. [Philip Roth, La mia vita di uomo, traduzione di Pierfrancesco Paolini, Bompiani, 1975] In questo romanzo c'è Roth durissimo con le donne tanto da far dubitare che il suo matrimonio sia stato una castrazione infinita, Sesso a go go ma anche a questo ci ha abituato il nostro autore: Definito un romanzo dentro al romanzo è un'introspettiva analisi ,un condensato di sindromi classiche: angoscia da castrazione, delirio narcisistico, Edipo parzialmente irrisolto, vuoto di autorità paterna e tanto altro ancora. "Come fare a diventare quello che in letteratura si definisce un uomo?", si domanda Peter Tarnopol, marito e amante catastrofico, professore di scrittura creativa nonché scrittore di racconti (autobiografici) che hanno come protagonista e alter ego il Nathan Zuckerman interprete di molte opere di Philip Roth (Pastorale americana, Ho sposato un comunista, Controvita, Il fantasma esce di scena ecc.). Non soltanto la domanda è paradossale, ma in questo romanzo la sovrapposizione di maschere e di ruoli ha l'effetto di provocare una vertiginosa confusione tra autore e personaggio, con il rovesciamento della consueta ( tratto da L'Indice)Come sempre leggere Roth non è una passeggiata, sa stupire e scandalizzare al contempo riesce a tenere alta l'attenzione del lettore per parecchie pagine e non sempre i suoi personaggi sono amati anzi spesso suscitano disagio e antipatia. Su tutto una visione catastrofica della vita matrimoniale voluta dallo sconsiderato Peter Tarnapol!