I doni della vita, recensito da sofia su Bookville.it

E' giusto come ha fatto il sito wuz.it dilungarsi sulla vita di questa grande scrittrice strappata alla sua arte dai nazisti solo perchè di origine ebrea. Irene Nemirovski Scrittrice ucraina di religione ebraica. Irène Némirovsky, figlia di un ricco banchiere ebreo, fin da giovane venne allevata in modo da parlare fluentemente il francese. Della sua educazione si occupò infatti la tata Zezelle, di madrelingua francofona: la madre di Iréne, Anna Margoulis, non si interessava particolarmente alla formazione della figlia. Oltre al francese, la piccola imparerò il russo e l'inglese. Ben presto purtroppo le leggi razziali cominciarono a mordere: la famiglia Némirovsky si trasferì prima a San Pietroburgo, poi in Finlandia, infine in Svezia. Finchè, nel luglio del 1919 si stabilirono definitivamente in Francia, dopo un avventuroso viaggio in nave. Sembrava che tutto fosse tornato come prima: la famiglia comprò una bella casa a Parigi (nel XVI arrondissement, il quartiere più chic); venne assunta una governante inglese per completare l'educazione di quella che era oramai divenuta una giovane donna; la madre continuava a non interessarsi della figlia. Irène sostenne l'esame di maturità a Parigi, e nel 1921 si iscrisse alla Sorbona, facoltà di Lettere, che concluse tre anni dopo. In realtà la giovane conosceva oramai sette lingue, e nel 1921 pubblicò il suo primo testo (in francese) sul bisettimanale «Fantasio». Il primo romanzo Le Malentedu è di cinque anni dopo. Seguì la sua prima novella (L'Enfant génial), pubblicata nel 1927. A 23 anni, nel Municipio prima e in Sinagoga poi, Irène Némirovsky sposò Micheal Epstein, giovane ingegnere russo con un futuro da banchiere. La famiglia, stabilitasi a Parigi, sarà ben presto allietata dall'arrivo di due figlie: Denise (1929) ed Élisabeth (1937). La vita sociale della scrittrice fu in quegli anni ruggente: nel 1929 divenne celebre per il suo romanzo David Golder, e il suo editore la introdusse bene nei salotti letterari francesi. Del 1930 è Le bal (Il ballo), in cui viene descritto il difficile passaggio dall'adolescenza all'età adulta attraverso la rivalità madre-figlia. Dopo cinque anni la prima nota stonata: a Irène venne rifiutata la cittadinanza francese. Nel 1939 decise di convertirsi al cattolicesimo, ma poco cambiò. Da qui in avanti, la famiglia Epstein iniziò ad essere vittima delle leggi razziali del governo Vichy: a Micheal fu impedito di lavorare in banca e ad Iréne di pubblicare. I coniugi avevano già mandato le figlie a Issy-l'Évêque per proteggerle, e le raggiunsero nel 1940. Dalla campagna francese, Irène continuò a scrivere ma, essendo per legge considerata un'ebrea, nessuna sua opera fu più pubblicata. Un'eccezione fu l'editore Horace de Carbuccia che, sfidando la censura, pubblicò le sue novelle fino al 1942. Il 13 luglio 1942 la scrittrice fu arrestata dalla Guardia Nazionale francese, e due giorni dopo fu internata a Pithiviers, da cui mandò una lettera al marito. Nonostante i disperati tentativi di Micheal per farla liberare, il suo viaggio verso l'inferno proseguì per Auschwitz, dove venne uccisa il 17 agosto dello stesso anno. In seguito, anche lui fu arrestato con la sorella e deportato ad Auschwitz, dove incontrò la morte il 6 novembre 1942. Denise ed Élisabeth si salvarono, finendo sotto la tutela di Albin Michel e Robert Esmenard (gli editori di Irène). Per anni Denise conservò i documenti che era riuscita a salvare in una valigia, senza mai aprirla. Molto tempo dopo, affrontando un dolore immenso, fece scattare il meccanismo d'apertura e la spalancò: dentro, un manoscritto incompiuto della madre, in inchiostro azzurro. Si trattava di Suite francese, o meglio, i primi due tomi di un'opera pensata in cinque volumi. Venne pubblicata in Francia solo nel 2004, contribuendo alla riscoperta di una grande scrittrice ingiustamente dimenticata. Inoltre, nel 1992, la figlia Élisabeth pubblicò una biografia della madre, intitolata Le Mirador. Tra le opere di Irène Némirovsky, ricordiamo almeno Il ballo (1930), Come le mosche d'autunno (1931), Il vino della solitudine (1935), Due (1936), Il signore delle anime (1939), I cani e i lupi (1940), I doni della vita (1941) e Suite Francese (1942). In Italia la casa editrice di riferimento fino allo scadere dei diritti è stata Adelphi, che ha cominciato a pubblicare le sue opere nel 2005. I doni della vita è stato praticamente scritto in contemporanea con Suite francese, ma direi che ha superato in bravura quello che è stato definito il suo capolavoro.Il protagonista Pierre Hardelot erede delle omonime cartiere si ribella alla famiglia che lo voleva sposato per unire i capitali e sposa la donna che ama. Nei trenta capitoli che compongono questo romanzo si dipana la storia di Francia dalla Grande Guerra all'avvento del fascismo. Stile fluido e scorrevole rivela la grande capacità dell'autrice di affascinare i suoi lettori. Sicuramente da leggere!

Ricordati che questa è l'opinione di un lettore e non rappresenta una recensione ufficiale del libro.

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