Il vino della solitudine
  • 9788845925665
  • Adelphi
  • 2011

Il vino della solitudine

di Irene Nemirovsky

Alla vigilia della morte, stendendo l’elenco delle sue opere sul retro del quaderno di “Suite francese”, accanto al “Vino della solitudine” l’autrice scriveva: «Di Irène Némirovsky per Irène Némirovsky». Non sarà difficile, in effetti, riconoscere nella piccola Hélène – che all’inizio del romanzo siede a tavola dritta e composta per evitare gli aspri rimproveri della madre – la stessa Irène; e nella bella donna dall’aria annoiata – che a cena sfoglia le riviste di moda appena arrivate da Parigi in quella lontana provincia dell’Impero russo, che si occupa di sé e del giovane amante ignorando la figlia – quella Fanny Némirovsky, che ha fatto dell’infanzia di Irène un deserto senza amore. Hélène detesta la madre con tutte le sue forze («doveva baciare quel volto odioso ... posare la sua bocca su quella guancia che avrebbe voluto lacerare con le unghie»), al punto da sostituirne il nome, nelle preghiere serali, con quello dell’amata istitutrice («con una vaga speranza omicida»). Verrà un giorno, però, in cui la madre sarà vecchia, ed Hélène avrà diciott’anni: accadrà a Parigi, dove la famiglia si è stabilita dopo la guerra (che ha consentito al padre di accumulare un’immensa ricchezza) e la rivoluzione d’Ottobre (in cui hanno rischiato di perdere ogni cosa) e la fuga attraverso le vaste pianure gelate della Finlandia, durante la quale l’adolescente ha avuto per la prima volta «la consapevolezza del suo potere di donna». Sembra giunto il momento della vendetta: «Aspetta e vedrai! Ti farò piangere come tu hai fatto piangere me!». Ma quando Hélène scoprirà in sé lo stesso demone che abita la madre – quello «della civetteria, della crudeltà, del piacere di giocare con l’amore di un uomo» –, si allontanerà, scegliendo una vita diversa: «Sono sola, ma la mia solitudine è amara e inebriante». Se è vero che da un’infanzia infelice non si guarisce mai, pochi hanno saputo raccontare quell’infelicità come Irène Némirovsky.


Acquista su Amazon.it
Acquista su ibs.it

Commenti (3)

02/09/2011 - Claudia
utente
Mi ha commosso! C'è una lucidità e una capacità d'analisi in questa scrittrice, che mi ha meravigliata. Del resto mi piace moltissimo il suo stile.

Leggi la recensione

29/12/2012 - Matik2003
utente
Un'infanzia segnata dal non amore. Come sempre Irene non mi ha deluso neppure questa volta, grazie alla sua scrittura lineare e perfetta, ci racconta dell'infanzia di una bambina che cresce senza l'amore della madre troppo occupata a farsi bella e impegnata con il suo amante, mentre il padre pensa a far soldi ed a recarsi nei casinò. Un racconto definito dalla stessa Irene autobiografico dove capiamo in maniera diretta e cruda quanto possono soffrire figli messi al mondo e non amati, lasciati soli, senza una carezza, una parola di conforto ed un dolce abbraccio! Un romanzo scritto in un mondo lontano da noi, dove stava incombendo la guerra....eppure così vicino alle storie che molti bambini di oggi vivono...questo deve farci riflettere!

Leggi la recensione

04/07/2013 - sofia
utente
Da un'infanzia infelice, scrive la Némirovsky, non si guarisce mai.Il vino della solitudine è il più autobiografico dell'autrice e anche il più personale. In un appunto sul manoscritto di Suite francese dove lei aveva stilato l'elenco delle sue opere su Il vino della solitudine scrive di suo pugno "di Irene Nemirovsky per Irene Nemirovski"In effetti difficile non intravedere l'autrice stessa nella protagonista Hèlène e il suo rapporto con una madre distratta solo dai suoi capricci.Hèlène si rifugia tra le braccia della sua istitutrice Mademoiselle Rose che vede come la sua vera madre.Quattro sequenze compongono questo eccezionale romanzo le prime due dedicate a Hèlène bambina che vive a Kiev e l'Ucraina prima; Pietroburgo poi spiando senza capirlo il mondo degli adulti.La terza sequenza narra la fuga assieme alla famiglia per sfuggire alla rivoluzione che incalza ed infine la sequenza finale a Parigi, città tanto amata dalla Nemirovki."Sono stati anni di apprendistato" pensa Hélène, finalmente libera, sola, lontana ormai da casa. "Terribilmente duri, è vero, ma che mi hanno temprata, hanno rafforzato il mio coraggio e il mio orgoglio. E questo mi appartiene, è la mia ricchezza inalienabile. Sono sola, ma la mia solitudine è aspra e inebriante". E paragona la sua solitudine come una vittoria non una perdita.Bel romanzo che consiglio!

Leggi la recensione