L'incendio e altri racconti.
  • 9788862223720
  • Feltrinelli
  • 2013

L'incendio e altri racconti.

di Irene Nemirovsky

Dagli anni Venti e fino alla scomparsa nel 1942 (come internata ebrea nel campo di Auschwitz) Irène Némirovsky oltre ai molti romanzi, scrisse anche una cinquantina di racconti che apparvero su vari periodici francesi: “Gringoire”, “Candide”, “La Revue de Paris”, “La Revue des Deux Mondes”, salutati dal consenso di lettori e critici. Il volume ne raccoglie un’ampia scelta, dettata dal proposito della varietà (procurare un ampio ventaglio dei temi amati dalla narratrice) ma anche della qualità, prediligendo i racconti giudicati tra i suoi più significativi, quelli in cui si esprime bene la sua straordinaria capacità di dipingere ritratti di spessore, di delineare i personaggi penetrando nella loro essenza più profonda, anche nei tratti di crudeltà.


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Commenti (1)

27/10/2015 - Matik2003
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"E' meglio essere il primo di una fabbrica che l'artista disprezzato di un'accademia." In questi racconti ritroviamo tutto il bagaglio letterario di questa splendida scrittrice, in ogni storia c'è un po' di quello che ritroveremo nei suoi romanzi più importanti: la sofferenza per un tradimento subito, l'angoscia di perdere chi amiamo per un'altra donna; l'amore che viviamo intensamente, ma che è spesso una chimera, e piano piano con il quotidiano ci adattiamo, ma non proviamo più le sensazioni che ci facevano battere il cuore ed ansimare a vent'anni; il dolore per la guerra che si sta avvicinando, tutto è perduto, si avverte malinconia, paura e l'imminente perdita di quello che siamo e la paura per quello che diventeremo; la felicità effimera, che tutti cerchiamo, ma che purtroppo spesso o dura un attimo o pure ci sfugge senza neppur esser riusciti a gustarcela; il sentirsi non più amati dalla propria madre o padre, perché non siamo più bambini, ed il rendersi conto di dover lottare con le proprie forze, l'abbandono e l'indifferenza; la vecchiaia che avanza, la perdita della bellezza e dell'oblio che ci caratterizza nella nostra gioventù, il vedersi brutti ed esser coscienti che è inutile soffrire e disperarsi. Tutto questo e molto altro ancora, ogni racconto è un gioiello dell'arte di raccontare le mille sfaccettature che questa bravissima scrittrice sapeva cogliere dall'esperienza di una vita finita troppo presto in un campo di deportazione. Irene Nemirovsky è un'autrice a me tanto vicina, perché trasmette con la sua scrittura, tanti sentimenti che fanno parte del mio modo di essere: il sentirsi traditi, non amati, l'essere coscienti che la felicità è un attimo difficile da cogliere e che le persone riescano più spesso a farti soffrire che a farti gioire, nonostante tutto bisogna cercare la forza dentro di noi, andare avanti e cercare di vivere con coraggio e passione tutto ciò che il destino ci concederà. Per far capire ancor di più l'incisività di Irene ecco alcuni passi tratti dai racconti di questo bel libro che confermano ciò che ho precedentemente esposto: "Non si sa né chi vive, né chi muore." "Era meglio -ed era ancor più raro- essere divertito che ammirato...meglio, e più raro, essere divertito che amato." "I ricordi d'infanzia, ciò che costituisce il loro potere, è che contengono una parte di mistero. Gli avvenimenti e i personaggi del passato sembrano avere un doppio fondo; credevamo di conoscerli; ci accorgiamo anni più tardi, che ci siamo sbagliati. Quello che sembrava semplice si maschera di ombra e di segreto. Al contrario, quello che allora ci intrigava si riduce a storielle di eredità o di adulterio. L'ignoranza e la sventura del bambino creano così un mondo soltanto per metà rilevato, e per metà dissimulato. E' per questa ragione, forse, che quel mondo resta nella memoria con colori così vivaci." "La felicità? La inseguiamo, la ricerchiamo, ci ammazziamo d'affanni, e non è che qui, nasce nel momento in cui non ci si aspetta più nulla, in cui non si spera più niente, in cui non si teme più niente. Naturalmente, la salute dei piccoli..." "Ah, non mi sazierò mai del silenzio." "Soffrire, disperarmi, aspettare qualcuno! Non aspetto più nessuno al mondo! Sono vecchia. Odio questa casa. E' questa pace, questa calma! Sì, gli voglio bene, ho solo loro al mondo, ma tutto questo non basta. Vorrei ritrovare gli anni perduti, le sofferenze perdute. Adesso, l'amore, sarebbe così ripugnante, così brutto. Vorrei avere vent'anni!." "L'avaro ammasserà fino al letto di morte per gli eredi che odia!" "I ricordi troppo dolci s'inaspriscono con gli anni, formano nell'anima una sorta di sedimento dolciastro come la feccia che i vini zuccherati depositano sul fondo dei bicchieri." "La felicità assomiglia a delle vacanze in riva al mare in un'estate piovosa, dove solo l'ultima giornata è stata bella, e questo è sufficiente per rimpiangerle." "Era la prima notte di guerra. Nelle guerre e nelle rivoluzioni niente di più singolare di quei primi istanti in cui si viene proiettati da una vita all'altra, senza fiato, come se si cadesse dall'alto di un ponte, tutti i vestiti, in un fiume profondo, senza capire cosa sta succedendo, serbando nel cuore un'insensata speranza." "Tutti l'imitarono, dividendosi uova sode, caffè nero, prosciutto e pesche, con quell'ammirevole fraternità di gesti che, se in tempo di pace se ne mantenesse un decimo, sarebbe sufficiente a fare la felicità del mondo." "L'attimo in cui ci rendiamo conto, per la prima volta, che a nessuno importa davvero di noi è quello in cui smettiamo di essere bambini! Aveva percepito la freddezza che nascondono i cuori più vicini ai nostri. In superficie si sente la compassione e l'amore, ma basta che si scenda un po' e si scoprono profondità in cui la nostra immagine non riesce a penetrare che racchiudono dei segreti a noi sconosciuti e ai nostri occhi degli oceani, degli abissi di indifferenza." "L'attimo in cui ci rendiamo conto che a nessuno importa di noi, l'istante in cui questo non ci fa più male, ma, anzi, ci consola e tranquillizza, è quello in cui si è finito di essere giovani."

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