Ci ho impiegato due mesi giusti giusti per leggere (o scalare) la Montagna incantata. E' un romanzo enorme in tutti i sensi, che raccoglie e racconta la vita e la morte, la sofferenza e quindi la malattia come unica via che collega il tutto. Hans Castorp preferisce la routine tranquilla di una vita dedita allo studio e a comprendere le verità piuttosto che la vita in "pianura" in cui si avvicendano gli impegni e nessuno pensa ad altro se non ai soldi e a sopravvivere dimentichi dell'aspetto saggio e culturale della vita stessa. I due suoi mentori sono l'uno opposto all'altro in fatto di ideologie e di modi di vedere o riconoscere la Verità. Castorp si ritroverà in mezzo ma imparerà da entrambi fino al tragico epilogo di uno dei due, troppo legato al senso dell'onore. I due opposti modi di spiegare i misteri della vita o anche gli eventi politici del momento, lasciano al lettore la decisione della parte da cui stare. Ed è spesso difficile sceglierla. Così come è difficile pensare che Castorp sia in fondo uno che non ha voglia di lavorare e preferisce restare ad oziare, attaccato a due lineette di febbre che gli impediscono di tornare in pianura. L'autore non da un giudizio morale su questo atteggiamento e fa parlare al suo posto i due mentori uno dei quali in particolare, cerca di spingerlo a tornarsene a casa. Un altro importante tema del romanzo è il tempo ed il suo trascorrere oltre che al suo impiego. Ho pensato di aggiungere "La Montagna incantata" al tag "da consultazione" o comunque da rileggere perché credo davvero che possa dare molto di più in più letture. Come dice Mann stesso: "una musica la si gusta di più quando la si conosce già". Questa frase è valida se quel pezzo musicale particolare è piaciuto la prima volta che lo si è ascoltato. Così è per i libri, e questo in particolare. Visto che a me è piaciuto, mi riserverò di riascoltarlo meglio e con più gusto.