In questo breve romanzo, che è uno dei vertici del decadentismo europeo e di tutta la sua arte, Mann affronta ancora una volta il tema apparso nel "Tonio Kroger": il conflitto inconciliabile fra arte e vita, l'isolamento dell'artista che non può vivere "come gli altri", pena la degradazione e la morte. Risale agli anni di composizione di quest'opera il progressivo interesse di Mann per la figura di Goethe, e infatti nel protagonista, Gustav von Aschenbach, si ritrovano - fusi con quelli di Mahler e in larga parte di Mann stesso - molti tratti di questo grande isolato della letteratura e della storia tedesca. Il viaggio di Aschenbach a Venezia, l'amatissima città di Wagner e del "Tristano", è in realtà una fuga dalla spietata disciplina del suo lavoro artistico, è una volontaria ricerca della morte, che assume il volto bellissimo, soave e beffardo dell'adolescente Tadzio. Ma l'estrema avventura dell'artista si carica di altri presagi: il suo sfacelo, nella lugubre e splendida Venezia, è quello di tutto il "mondo di ieri", che l'imminente guerra mondiale cancellerà per sempre.