Finito di leggere Klein e Wagner di Hermann Hesse.Federico Klein, buon impiegato, onesto padre di famiglia, quarantenne, ci si presenta mentre viaggia in treno, documenti falsi in tasca, tanto denaro rubato in azienda, piena confusione mentale. Si trova in Italia. È lontano da ciò che è stata la sua vita, è lontano dalla sua patria. Finalmente ha cambiato quel cognome che tanto odiava da bambino. Ciò significa, forse, che ha cessato d'essere bambino, di “lasciarsi guidare dagli altri”.Oppure, più semplicemente, che è in pieno delirio, e ha dimenticato cosa gli è accaduto. Scende dal treno, come in una fiaba, e si ritrova in albergo. Si riposa, e poi indaga su sé stesso guardandosi allo specchio. Ha un viso nuovo. “Non era il suo viso, il viso buono, il tacito e rassegnato viso di Federico Klein. Era il viso di un segnato dal destino, stampigliato con un segno nuovo, più vecchio e più giovane del precedente.In testa ha un nome, Wagner. E non è soltanto per via del grande musicista, idolatrato in gioventù e poi trascurato, addirittura rinnegato, come simbolo di tutti i sogni, le ambizioni e i grandi ideali traditi; è perchè c'è stato un Wagner che ha ucciso tutta la sua famiglia, come Klein aveva pensato di fare, in un mostruoso accesso di disordine mentale. Wagner è “il nome collettivo per tutto quello che era stato oppresso, colato a fondo, non giunto a meta nell'ex funzionario Federico Klein”.Si può riassumere il libro citando questo passo: