I giorni dell'abbandono
  • 9788876414862
  • E/O
  • 01/01/2002

I giorni dell'abbandono

di Elena Ferrante

Una donna ancora giovane, serena e appagata viene abbandonata all'improvviso dal marito e precipita in un gorgo scuro e antico. Rimasta con i due figli e il cane, profondamente segnata dal dolore e dall'umiliazione, Olga, dalla tranquilla Torino dove si è trasferita da qualche anno, è risucchiata tra i fantasmi della sua infanzia napoletana, che si impossessano del presente e la chiudono in una alienata e intermittente percezione di sé. Comincia così una caduta rovinosa.Fonte http://www.ibs.it/code/9788876414862/ferrante-elena/giorni-dell-abbandono.html


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Commenti (2)

10/01/2015 - sofia
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E' un libro breve,ma troviamo tutta la bravura dell'autrice nel descrivere l'animo femminile.Olga, la sentiamo vicina . Le sue reazioni all'abbandono del marito Mario che va a convivere con una donna più giovane sono le nostre stesse reazioni quando ci sentiamo tradite. Consiglio!

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04/02/2016 - Matik2003
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"...il dolore si è distillato, mi ha avvilita ma non mi ha spezzata." Il libro racconta la storia di Olga, una donna di 38 anni con due figli, che improvvisamente viene lasciata dal marito. "Tempo, tempo, tutto il tempo della vita si era perso, e solo per disfarsene con la leggerezza di un capriccio. Che decisione ingiusta, unilaterale. Soffiare via il passato come un brutto insetto che si è poggiato sulla mano." La Ferrante come solo lei sa fare, entra nell'animo di Olga, in profondità, ci racconta di una donna "guastata", smarrita, offesa che ha dedicato la sua vita a quella di un marito che senza curarsi di lei l'abbandona. Olga sarà costretta: ad affrontare i fantasmi del passato ("la poverella" una donna che aveva subito la sua stessa sorte durante la sua infanzia a Napoli), ad occuparsi del cane Otto (dono del marito ai figli) che capirà di amare solo quando sarà troppo tardi, i suoi figli da un giorno all'altro saranno costretti a convivere con una madre "diversa" sguaiata, insofferente e intollerante e con il padre mancante, perderà la sua integrità, fino quasi a sfaldarsi, dovrà combattere il rancore e il dolore, fino a ricompattarsi per affrontare di nuovo la "sua" vita. "Sì, ero stupida. I canali dei sensi si erano chiusi, non vi scorreva più il flusso della vita chissà da quando. Che errore era stato chiudere il significato della mia esistenza nei riti di Mario mi offriva con prudente trasporto coniugale. Che errore era stato affidare il senso di me alle sue gratificazioni, ai suoi entusiasmi, al percorso sempre più fruttuoso della sua vita. Che errore, soprattutto, era stato credere di non poter vivere senza di lui, quando da tempo non era affatto certa che con lui fosse vita." Olga è una donna che mi ricorda Lila o Lenù dell'Amica geniale, perché la Ferrante ha la capacità di pennellare magistralmente l'animo delle donne che soffrono, che si "guastano" o si "smarginano" per poi puntualmente tornare a esistere, quietamente. "Il futuro sarà tutto così, la vita viva insieme all'odore umido della terra dei morti, l'attenzione insieme alla disattenzione, i balzi entusiastici del cuore insieme ai bruschi cali di significato. Ma non sarà peggio del passato." "Esistere è questo, pensai, un sussulto di gioia, una fitta di dolore, un piacere intenso, vene che pulsano sotto la pelle, non c'è nient'altro di vero da raccontare."

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