Torna Jeffery Deaver con un nuovo thriller. Protagonista è Kathryn Dance del California Bureau of Investigation esperta in cinesica, scienza che permette di interpretare il linguaggio non verbale e di capire se testimoni e sospetti stiano dicendo la verità. Disciplina affascinante, che però qui pare non servire a un bel nulla per almeno tre quarti di libro. La Dance è già stata protagonista di altri due libri “ La bambola che dorme”, che mi era piaciuto molto e “ La strada delle croci” che invece mi aveva deluso e dove mi sembrava il personaggio fosse stato decisamente stravolto rispetto al precedente. Qui la situazione non migliora molto. La Dance non è all’altezza di Lincoln Rhyme che tra l’altro fa una breve apparizione con Amelia per sbrogliare un po’ la matassa, ma nonostante l’arrivo della cavalleria da New York, il ritmo, almeno per la prima metà, stenta non poco a decollare. Trame che si incrociano senza riuscire a coinvolgere e senza il pathos cui l’autore ci aveva abituato. Forse non si arriva alla noia de “ Il filo che brucia” dove le lunghe descrizioni di problemi elettrici e dell’arco voltaico avevano reso la lettura decisamente lenta, ma sicuramente anche qui Deaver non lesina descrizioni spesso inutili: tutte le auto, l’abbigliamento nei minimi dettagli di qualsiasi personaggio, anche insignificante, sino ad arrivare a dirci che la Dance appende il cartello “ Non disturbare” alla maniglia “ fatta a elle”. Decisamente troppo! Ci sono anche alcune digressioni sulla musica e sui cantanti Country, che a mio parere possono interessare solo un pubblico appassionato. Notizia curiosa è che tutte le canzoni citate sono state scritte dall’autore stesso che ora pare sia anche in tour con una cantante. I colpi di scena tipici della sua narrazione ci sono, ma sono decisamente sotto tono e direi persino che la soluzione finale non stupisce per nulla, essendo facilmente intuibile da subito. Le deviazioni che propone non bastano a camuffarla. Riassumendo: una prima parte decisamente lenta, prolissa e noiosa ed una seconda un pelo migliore, ma decisamente non all’altezza dei migliori di Deaver.