Cronache Marziane, Fahrenheit 451 e 20 racconti, recensito da Gino

In questo commento mi soffermerò di più sui Racconti in quanto di “Cronache marziane” e “Fahrenheit 451” già ne ho parlato in altre recensioni. Recensione “Cronache marziane”: https://www.facebook.com/photo.php?fbid=352747068127557&set=o.151885858155843&type=3&theater Recensione “Fahrenheit 451”: https://www.facebook.com/photo.php?fbid=302733596462238&set=o.151885858155843&type=3&theater Per la prima volta questa serie di racconti uscirono nel 1977 intitolata "Where Robot Mice and Robot Men Run Round in Robot Towns", che si potrebbe tradurre, «Come fu che i topi robot e gli uomini robot percorsero in lungo e in largo le città robot».Nel 1979 è uscito un cofanetto Oscar Mondadori comprendente ventidue racconti, dal titolo «Molto dopo mezzanotte» (titolo originale, "Long after Midnight"). Questi ventidue racconti, in gran parte inediti in Italia vanno dal 1944 al 1976 e rappresentano forse il meglio dei racconti brevi di Bradbury. E' rilevante il fatto che non tutti questi racconti sono racconti di fantascienza, nel senso originario di "science-fiction". Anzi. Ci sono racconti di "fantasy", altri addirittura "metafisici". Essi formano certamente un quadro assai preciso dei vari piani entro i quali si è mossa la narrativa di Bradbury in più di trent'anni di attività letteraria. Il merito maggiore di Ray Bradbury è stato di portare la fantascienza (o ciò che noi chiamiamo convenzionalmente «fantascienza») a dignità di genere letterario. Come è stato scritto: «La materia tradizionale si trasfigura sotto la sua penna, sfumando in una atmosfera trasognata, fiabesca, elegiaca, e nello stesso tempo satirica». Bradbury uomo rappresenta un tutto organico con Bradbury scrittore. Interrogato molti anni fa dalla giornalista e scrittrice Oriana Fallaci nella sua villetta di Cheviot Hills in California, egli ebbe a dire a proposito della nuova società tecnocrate, tesa a conglobare l'elemento spaziale, dimentica tuttavia dell'elemento umano: «Se voglio raccontare l'assurdo di una società che non cammina più a piedi e se uno cammina a piedi e un poliziotto lo ferma... è successo a me, lungo il Wilshire Boulevard a Beverly Hills... bene, cosa faccio? Scrivo il racconto di un uomo del Duemila che cammina per le strade vuote del Duemila, e subito un autorobot si ferma, domanda: "Cosa sta facendo?" "Cammino" dice l'uomo. "E perché?"; chiede l'autorobot. "Per respirare l'aria" dice l'uomo. "Non c'è aria condizionata in casa sua?", chiede l'autorobot. "Sì ma io cammino per vedere" dice l'uomo. "Non c'è la televisione in casa sua?" chiede l'autorobot. "Sì, ma..." L'autorobot prende l'uomo e lo porta in un ospedale psichiatrico a farlo esaminare "perché è diverso dagli altri"». Sono parole di grande fiducia nell'uomo, non sviato da aspirazioni verso un aldilà assurdo. Né Bradbury crede in un mondo immoto e immutabile. Egli ha ripetuto più volte la convinzione che la realtà muti, che la metamorfosi stia già avvenendo senza che noi ce ne accorgiamo. Ma quale tipo di metamorfosi? E' quello il punto Ray Bradbury è, nella sua realtà quotidiana, uno scrittore che scrive con la penna e poi copia il testo a macchina. Lentissimamente. Non ha alcuna dimestichezza con le macchine. Per esempio, non ha mai preso la patente. Non sa come si guida un'automobile. Preferisce andare in bicicletta. Bradbury è oggi uno dei maggiori scrittori di «fantascienza», ma è uno scrittore che, scrivendo di galassie e di robot, di pianeti lontani e di missili interplanetari, è rimasto uomo fino in fondo. Cioè moralista e turbato dall'esistenza di Dio. “Era un'idea così perfetta, così sublime, così incredibile e così eccitante per un delitto che quasi mi pareva di impazzire. Mi era venuta alla mente, chissà perché, il giorno del mio quarantottesimo compleanno. Perché non l'avessi pensata quando avevo trenta o quarant'anni, non saprei dire. Forse quelli erano gli anni migliori e io li vivevo senza avere coscienza del trascorrere del tempo, dell'addensarsi dell'argento sulle tempie, delle rughe che mi si formavano intorno agli occhi...” Da [“Delitto senza castigo” contenuto nei racconti di Ray Bradbury] “Egli rimise la pistola nel cassetto del comò e chiuse il cassetto. No, non così. Louise così non avrebbe sofferto. Sarebbe morta e tutto sarebbe finito e lei non avrebbe sofferto. Era molto importante che la cosa avesse, soprattutto, una durata. Una durata attraverso l'immaginazione. Come prolungare la sofferenza? Come, innanzi tutto, provocarla? Ecco.” Da [“Gioco d’ottobre” contenuto nei racconti di Ray Bradbury]

Ricordati che questa è l'opinione di un lettore e non rappresenta una recensione ufficiale del libro.

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