Questo è il primo libro che leggo di Luis Sepúlveda, “Diario di un killer sentimentale”, scrittura forte, tagliente, diretta, senza tanti fronzoli, con una trama strana questo libro, che un po’ mi rimanda alle stranezze congeniate e partorite dalla favolosa Nothomb. Protagonista è proprio il killer sentimentale che agisce su commissione, suo lavoro è quello di far fuori le persone, senza lasciare traccia, in modo solitario, quasi senza che fosse accaduto nulla. L’incarico importante in questo libro vede vittima Víctor Muji, pioniere delle organizzazioni non governative nonché spacciatore a gratis per secondi fini; dopo varie peripezie, dopo uccisioni obbligate, dopo un amore strano e perverso, dopo delusioni e domande sulla propria condotta, tutto torna ad essere epilogo, lento ed inesorabile come quello scoppio della casa che è per molti come il tassista un triste temporale.
“Dovevo prendere familiarità con quel viso, osservare i dettagli che ne avrebbero rivelato la forza o la debolezza. I l volto umano non mente mai: è l'unica cartina che segna tutti i territori in cui abbiamo vissuto.”