Pappagalli verdi
  • 9788807816062
  • Feltrinelli
  • 1999

Pappagalli verdi

di Gino Strada

Gino strada arriva quando tutti scappano, e mette in piedi ospedali di fortuna, spesso senza l'attrezzatura e le medicine necessarie, quando la guerra esplode nella sua lucida follia. Guerre che per lo più hanno un lungo strascico di sangue dopo la fine ufficiale dei conflitti: quando pastori, bambini e donne vengono dilaniati dalle mine antiuomo disseminate per le rotte della transumanza, o quando raccolgono strani oggetti lanciati dagli elicotteri sui loro villaggi. I vecchi afgani li chiamano pappagalli verdi. Questo libro ci consegna le immagini vivide, i ricordi più strazienti, le amarezze contnue dell'esperienza di medico sugli scenari di guerra del nostro tempo.


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Commenti (4)

24/02/2012 - psartiano
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In questo libro Gino Strada racconta la propria esperienza di medico chirurgo nei territorio dilaniati dalla guerra, principalmente il Kurdistan iracheno,ma anche altri paesi come la Cambogia. Ogni giorno bisogna trovare la forza di vedere arrivare negli ospedali bambini e adulti dilaniati da mine antiuomo: la più abominevoli delle creazioni ideate dall'uomo. L'Italia era il principale produttore di mine antiuomo, ma dal 1997 anche grazie a Emergency non è più consentito produrle. Restano però più di 100 milioni di mine disseminate in questi paesi durante le guerre e a farne le spese sono ancora oggi bambini innocenti o pastori che portano il bestiamo a pascolare cercando di poter sopravvivere...oltre il danno la beffa. Gino Strada ci insegna che è possibile fare qualcosa per questa gente, anche chi non può recarsi sul posto può contribuire a distanza, con la beneficienza per esempio. Emergency va avanti grazie alle donazioni e i fondi umanitari europei, ma ci sono sempre nuovi ospedali da costruire, senza contare le spese ospedaliere sostenute per tutte le operazioni di emergenza necessarie. Leggendo questo libro ho imparato soprattutto una cosa: quando Gino Strada afferma che è strano vedere quei bambini riprendersi in fretta dopo una tragedia come la perdita di entrambe le gambe, o della vista o di tutte queste cose...eppure per loro è normale!! non piangono..Mi sembra icredibile...quello che ho imparato è che prima di lamentarmi per qualsiasi cosa penserò soprattutto a loro.

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09/04/2012 - sofia
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Gino Strada fondatore di Emergency in questo libro-diario ci porta a conoscere le atrocità delle guerre in tutto il mondo. Guerre di cui i giornali non ci tengono informati prestando l'attenzione al conflitto dell'Afghanistan e dell Irak, ma Giono Strada ci fa conoscere gli orrori delle guerre tribali in Ruanda, in Somalia e in Eritrea.Lui si definisce "un medico di guerra" ed assieme alla sua fondazione porta come può aiuti in tutto il mondo. Leggere questo libro si prova ad ogni pagina un orrore profondo per le sofferenze che queste popolazioni devono subire senza colpa e senza ragione. I Pappagalli verdi sono delle mine-giocattolo che gli elicotteri russi lanciavano dagli elicotteri sulle montagne dell'Afghanistan. Non scoppiavano subito si fermavano al suolo ben dipinte di verde con due ali come delle farfalle. I bambini ne erano attirati le raccoglievano, non scoppiavano subito, a volte ci giocavano in tanti e poi all'improvviso BUM! e non c'erano più i bambini e quello che ne restava erano dei rottami che Gino Strada e la sua equipe si sforzavano di aggiustare un pò ma per tutti erano e restavano dei rottami senza mani o ciechi o senza gambe.Il problema delle mine è il nemico che resta per sempre nei territori dove c'erano guerre, nemici occulti che continuano a colpire e sapere che la maggior parte era di fabbricazione italiana fa rabbrividire...Un libro denuncia, umano, scarno,Unico: Tutti dovrebbero leggerlo per capire che non si può più pensare al nostro orticello, ai nostri problemi che ci sembrano enormi, ma che sono così piccoli paragonati ai milioni di popoli rifugiati in campi profughi, a bambini che hanno solo un futuro di orrore e di stenti. Vorrei che tutti lo leggessero questo libro e poi che ne parlassimo nel web, in casa, nei nostri gruppi di lettura dovunque per cercare nel nostro piccolo di trovare qualcosa da fare per aiutare Gino Strada ed Emergenzy e i popoli silenziosi che essi cercano di soccorrere.Per favore Leggetelo!

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16/04/2012 - tosfor
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Il "Pappagallo Verde" è un tipo di mina anti uomo che ha delle ali molto leggere attaccate ai lati di una struttura metallica progettata per fluttuare una volta che viene lanciata dagli elicotteri in modo tale da sembrare un giocattolo. Infatti questo tipo di mina è stato "IDEATO" per far cadere nel tranello i bambini che possono così scambiare l'oggetto per un giocattolo con il quale divertirsi. La mina però non esplode subito ... troppo facile, avranno pensato gli ideatori, ha bisogno di più movimenti, fa in modo che i bimbi possano giocarci un po, magari in gruppo passandola di mano in mano fino a che non ESPLODE. Il libro è ricco di questi racconti, esperienze vissute dall'autore che inevitabilmente portano il lettore a fare le giuste considerazioni su cosa può fare la mente umana, ma non una sola mente diabolica, tante persone che progettano armi per uccidere innocenti, bambini. Se poi a ciò si aggiunge che i maggiori produttori di mine anti uomo sono stati paesi cosiddetti "civilizzati", compresa fra questi l'Italia, lo sdegno cresce insieme al magone che ci si porta dentro. Tuttavia l'esistenza di persone STRAORDINARIE, come l'autore e i suoi collaboratori, fa sperare in una umanità che cerca di far valere i valori umani su quelli materiali e di mitigare le sofferenze di chi non è fortunato come noi. Fortunato

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20/11/2012 - Gino
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Pappagalli verdi ¬ Gino Strada Le storie di guerra raccontate in questo libro provengono da differenti parti del mondo: Gibuti, Serbia, Afghanistan, Angola, Perù, Cambogia, Ruanda, Etiopia, Iraq e Pakistan, dove le condizioni in cui l'autore ed i suoi collaboratori si sono spesso trovati erano piuttosto difficili ed, in alcuni casi, molto tragiche. La loro opera infatti consiste nell'installare ospedali da campo in poche ore, organizzare "soccorsi istantanei" approfittando dei rari momenti di tregua, provare a ricucire a lume di candela corpi, nell'amputare e rieducare, nel convincere una povera bimba a trascorrere il resto della propria vita "adattandosi alla nuova forma del suo corpo, ad usare meglio quel che è rimasto". Gino Strada ci narra della sua sorpresa nel constatare l'assenza di reazione da parte delle vittime (e dei familiari), e di aver capito poi come sia la "quotidianità della tragedia che rende superfluo ai feriti dalle mine piangere, lamentarsi. E' il fatto di avere sempre vissuto in mezzo al terrore e al dolore fisico, di averlo visto negli occhi dei nonni e poi dei padri....". La "quotidianità della tragedia" è questa: ogni venti minuti nel mondo una mina esplode. Una delle affermazioni più sconvolgenti che fece Saddam al ritiro delle truppe dalla regione kurda dell'Iraq nell'ottobre 1991 fu:"Noi ce ne siamo andati ma il nostro esercito è rimasto lì". Ed alludeva proprio alle mine anti-uomo, la cui produzione e il cui commercio sono stati vietati, in Italia, nel 1997. Accanto alle mine italiane, compaiono i modelli di fabbricazione russa, i "pappagalli verdi" appunto. In Afghanistan i sovietici ne lanciavano a migliaia dagli elicotteri; grazie alle "ali" di cui erano dotate, queste mine anziché cadere a grappolo in un'unica zona, si disperdevano come volantini. I militari sovietici sostenevano che quelle mine erano state costruite a quel modo solo per motivi tecnici e non perché dovessero assomigliare ad un giocattolo. I progettisti precisavano indignati che non erano assolutamente fatte apposta per attirare i bambini. Ma li attiravano. E quei poveri bimbi, dopo averle raccolte, se le portavano a casa e se le scambiavano come figurine, finché sulle "ali" veniva esercitata una pressione che faceva verificare poi un'esplosione. Strategia di guerra: più bambini muoiono, o restano ciechi, mutilati, sfigurati, più la popolazione civile terrorizzata cesserà ogni resistenza. Lo scorrere delle parole è sciolto e, nonostante il contenuto non abbia un ordine cronologico preciso, i ricordi emergono nella loro drammaticità e semplicità, suddivisi in molti episodi che hanno un comune e prezioso valore: la lotta per la vita. “Un cecchino di Sarajevo si lascia intervistare in una stanza quasi buia. Mi sembra incredibile: è una donna. Una donna che spara a un bambino di sei anni? Perché? "Tra vent'anni ne avrebbe avuti ventisei", è la risposta che l'interprete traduce. Il freddo diventa più intenso, fa freddo dentro. L'intervista finisce lì, non c'è altra domanda possibile.”

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