Foglie d'erba
  • 9788806173654
  • Einaudi
  • 2005

Foglie d'erba

di Walt Whitman

La più famosa raccolta di poesie del poeta dell' 800 americano Walt Whitman


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Commenti (2)

26/10/2013 - Gino
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Foglie d'erba è il titolo della più conosciuta raccolta di poesie del poeta e scrittore statunitense Walt Whitman. Fu pubblicata nel 1855, in occasione del giorno dell'Indipendenza: quasi un segno propiziatorio per un'opera destinata ad essere considerata come la Bibbia democratica americana. E questo sebbene il testo della raccolta apparisse - almeno all'uscita, e in minore misura nelle successive edizioni - quanto meno insolito rispetto alla tradizione, composto com'era da una lunga serie di versetti, non divisi in strofe, senza pause o titoli. Più di dieci edizioni del libro, un resoconto esistenziale per me è “Foglie d’erba”, un circumnavigare intorno a sé stessi, al mondo, al popolo che è privo di una sessualità che demarca. Non ho molto apprezzato la forma, cioè l’assenza di spaziatura tra i versi, l’assenza completa o quasi dei titoli, rendono la lettura più confusionaria. Un poema che oltre a parlare del mondo, parla soprattutto della sua Terra, e di eventi che hanno scosso fortemente l’autore: la Guerra di Secessione, l’assassinio al Presidente Lincoln etc. Un testo di non facile lettura, che richiede forse delle pause; una voce esce tra le pagine, se sembra abbracciare ogni essere vivente ed esortarlo alla bellezza del mondo, alla sua immensità, alla gioia della vita . La stessa bellezza di cui si faranno portavoci grandi scrittori ormai assuefatti e colpiti dalla rivoluzione Whitmaniana. Tra i tanti componimenti quelli che ho apprezzato di più sono: “[…] Non può fallire il giovane che morì e fu sepolto, Non la ragazza che morì e gli fu messa accanto, Non il bambino che si affacciò alla porta, e si ritrasse e non fu mai più visto, Non il vecchio vissuto senza scopo, e ne prova amarezza peggiore del fiele, Non quell'altro all'ospizio dei poveri, tubercoloso dal rum e dai disordini, Non gli infiniti massacrati e naufraghi, né il bestiale Kobu detto lo sterco dell'umanità, Non i sacchi fluttuanti a bocca aperta perché vi scivoli il cibo, Né cosa alcuna in terra o sotto, nelle più antiche tombe della terra, Né alcuna cosa nelle miriadi di sfere, né le miriadi di miriadi che le abitano, Né il presente, né il più piccolo frammento conosciuto […]”. “[…] Volate, uccelli marini! volate di sghembo, o ruotate alti nell'aria in ampi cerchi; Acque, accogliete il cielo estivo, e fedelmente serbatelo finché ogni occhio abbassandosi abbia il tempo di coglierlo da voi! Divergete, bei raggi di luce, dalla forma della mia e di qualunque altra testa riflessa nell'acqua illuminata dal sole! Arrivate, navi, dalla baia di sotto! passate, bianche vele di golette, su e giù passate, alleggi e scialuppe! Sventolate, bandiere d'ogni nazione! e puntuali ammainatevi al tramonto! Suscitate alte fiamme, ciminiere delle fonderie, gettate ombre nere al calar della notte! luci gialle e vermiglie sopra le cime delle case! Apparenze, ora e per l'avvenire, indicate ciò che siete, Tu, velo necessario, continua ad avvolgere l'anima, Intorno al mio corpo per me, e al vostro per voi, si effonda la nostra divina fragranza, Prosperate, città - fiumi vasti e adeguati portino i vostri carichi di merci, rechino i vostri spettacoli, Espanditi, essere, di cui niente altro è più spirituale, Conservate il vostro posto, oggetti dei quali niente è più duraturo. Avete aspettato-voi sempre aspettate - ministri muti e belli, E con liberi sensi vi accogliamo, e d'ora in poi saremo insaziabili, Né voi potrete evitarci, o nascondervi a noi, Vi useremo, non vi terremo da parte, vi trapiantiamo saldamente in noi, Non vi misureremo fino in fondo - vi amiamo - anche in voi è perfezione, Fate la vostra parte verso l'eternità, Piccola o grande che sia, fate la vostra parte verso l'anima”. Infine quest’ultima, decantata anche ne “L’attimo fuggente”. O Capitano! mio Capitano! “O Capitano! mio Capitano! il nostro viaggio tremendo è finito, La nave ha superato ogni tempesta, l'ambìto premio è vinto, Il porto è vicino, odo le campane, il popolo è esultante, Gli occhi seguono la solida chiglia, l'audace e altero vascello; Ma o cuore!! cuore! O rosse gocce sanguinanti sul ponte Dove è disteso il mio Capitano Caduto morto, freddato. O Capitano! mio Capitano! àlzati e ascolta le campane; àlzati, Svetta per te la bandiera, trilla per te la tromba, per te I mazzi di fiori, le ghirlande coi nastri, le rive nere di folla, Chiamano te, le masse ondeggianti, i volti fissi impazienti, Qua Capitano! padre amato! Questo braccio sotto il tuo capo! È un puro sogno che sul ponte Cadesti morto, freddato. Ma non risponde il mio Capitano, immobili e bianche le sue labbra, Mio padre non sente il mio braccio, non ha più polso e volere; La nave è ancorata sana e salva, il viaggio è finito, Torna dal viaggio tremendo col premio vinto la nave; Rive esultate, e voi squillate, campane! Io con passo angosciato cammino sul ponte Dove è disteso il mio Capitano Caduto morto, freddato”.

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31/10/2013 - sofia
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Walt Whitman nasce a Long Island nel 1819, da genitori olandesi e quaccheri. Si trasferisce in seguito a Brooklyn, dove si dedicherà all'insegnamento e sarà occupato nell'industria editoriale. Fervente democratico, si schiera fin da subito contro lo schiavismo, allontanandosi successivamente anche da posizioni inizialmente favorevoli alla guerra contro il Messico (1846-48), dopo che ne appura le atrocità. Insieme ad Emerson, Melville, Thoreau e Hawthorne contribuisce a dare vita a quel periodo, noto come «American Renaissance», caratterizzato da un grande splendore per la letteratura. Foglie d'erba è la sua opera poetica più importante viene pubblicata per la prima volta il 4 luglio 1855. La raccolta di poesie non riporta il nome dell'autore Whitman, bensì una sua fotografia sul frontespizio, in cui egli appare con un cappello, la barba lunga e una camicia da lavoro leggermente slacciata. Per Whitman era importante presentarsi non come un letterato ma come una persona comune, un autodidatta cresciuto ascoltando molte conferenze e rivolgendosi alla scrittura ispirandosi soprattutto al suo più grande maestro e ispiratore: Ralph Waldo Emerson, che in effetti scrive a Whitman complimentandosi per la sua opera. Per noi dopo anni non è facile avvicinarsi a questo poeta molto criticato anche al suo tempo per la sua prima presunta e poi conclamata omosessualità. La poesia che piùmi ha colpito anche perchè riportata nel bellissimo film L'attimo fuggente è Oh Capitano! Mio Capitano! "Oh Capitano! Mio Capitano! il nostro duro viaggio è finito, la nave ha scapolato ogni tempesta, il premio che cercavamo ottenuto, il porto è vicino, sento le campane, la gente esulta, mentre gli occhi seguono la solida chiglia, il vascello severo e audace: ma, o cuore, cuore, cuore! gocce rosse di sangue dove sul ponte il mio Capitano giace caduto freddo morto. O Capitano! Mio Capitano! alzati a sentire le campane; alzati - per te la bandiera è gettata - per te la tromba suona, per te i fiori, i nastri, le ghirlande - per te le rive di folla per te urlano, in massa, oscillanti, i volti accesi verso di te; ecco Capitano! Padre caro! Questo mio braccio sotto la nuca! E' un sogno che sulla tolda sei caduto freddo, morto. Il mio Capitano non risponde, esangui e immobili le sue labbra, non sente il mio braccio, non ha battiti, volontà, la nave è all'ancora sana e salva, il viaggio finito, dal duro viaggio la nave vincitrice torna, raggiunta la meta; esultate rive, suonate campane! Ma io con passo funebre cammino sul ponte dove il Capitano giace freddo, morto" Nella sua poesia c'è l'eco degli avvenimenti vissuti dal poeta in primis la guerra di secessione e la morte di Abramo Lincoln a cui dedicherà un'altra sua celebre poesia. Il fulcro di tutta l'opera è nel poemetto per me stesso dove instaura un dialogo con il prossimo parlando della sua visione trascendentale della vita. In sostanza una raccolta che per chi ama la poesia lascia dentro qualcosa di immenso. Da leggere!

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