Walt Whitman nasce a Long Island nel 1819, da genitori olandesi e quaccheri. Si trasferisce in seguito a Brooklyn, dove si dedicherà all'insegnamento e sarà occupato nell'industria editoriale. Fervente democratico, si schiera fin da subito contro lo schiavismo, allontanandosi successivamente anche da posizioni inizialmente favorevoli alla guerra contro il Messico (1846-48), dopo che ne appura le atrocità. Insieme ad Emerson, Melville, Thoreau e Hawthorne contribuisce a dare vita a quel periodo, noto come «American Renaissance», caratterizzato da un grande splendore per la letteratura. Foglie d'erba è la sua opera poetica più importante viene pubblicata per la prima volta il 4 luglio 1855. La raccolta di poesie non riporta il nome dell'autore Whitman, bensì una sua fotografia sul frontespizio, in cui egli appare con un cappello, la barba lunga e una camicia da lavoro leggermente slacciata. Per Whitman era importante presentarsi non come un letterato ma come una persona comune, un autodidatta cresciuto ascoltando molte conferenze e rivolgendosi alla scrittura ispirandosi soprattutto al suo più grande maestro e ispiratore: Ralph Waldo Emerson, che in effetti scrive a Whitman complimentandosi per la sua opera. Per noi dopo anni non è facile avvicinarsi a questo poeta molto criticato anche al suo tempo per la sua prima presunta e poi conclamata omosessualità. La poesia che piùmi ha colpito anche perchè riportata nel bellissimo film L'attimo fuggente è Oh Capitano! Mio Capitano! "Oh Capitano! Mio Capitano! il nostro duro viaggio è finito, la nave ha scapolato ogni tempesta, il premio che cercavamo ottenuto, il porto è vicino, sento le campane, la gente esulta, mentre gli occhi seguono la solida chiglia, il vascello severo e audace: ma, o cuore, cuore, cuore! gocce rosse di sangue dove sul ponte il mio Capitano giace caduto freddo morto. O Capitano! Mio Capitano! alzati a sentire le campane; alzati - per te la bandiera è gettata - per te la tromba suona, per te i fiori, i nastri, le ghirlande - per te le rive di folla per te urlano, in massa, oscillanti, i volti accesi verso di te; ecco Capitano! Padre caro! Questo mio braccio sotto la nuca! E' un sogno che sulla tolda sei caduto freddo, morto. Il mio Capitano non risponde, esangui e immobili le sue labbra, non sente il mio braccio, non ha battiti, volontà, la nave è all'ancora sana e salva, il viaggio finito, dal duro viaggio la nave vincitrice torna, raggiunta la meta; esultate rive, suonate campane! Ma io con passo funebre cammino sul ponte dove il Capitano giace freddo, morto" Nella sua poesia c'è l'eco degli avvenimenti vissuti dal poeta in primis la guerra di secessione e la morte di Abramo Lincoln a cui dedicherà un'altra sua celebre poesia. Il fulcro di tutta l'opera è nel poemetto per me stesso dove instaura un dialogo con il prossimo parlando della sua visione trascendentale della vita. In sostanza una raccolta che per chi ama la poesia lascia dentro qualcosa di immenso. Da leggere!