Una natura sconfinata e placida; fiordi che si insinuano in coste verdi e scoscese tempestati di minuscoli pezzetti di terra che affiorano dall’acqua ad incantare l’occhio. Era il paesaggio appena fuori Stoccolma,che affascinò Strindberg, il più grande drammaturgo e romanziere scandinavo. E a quella natura un po’ melanconica egli legò i suoi racconti più belli, abitati da personaggi reali che rappresentavano un naturalismo puro, privo di orpelli, che mostrava ogni particolare. E come pièce pensate per il palcoscenico, i suoi racconti antiborghesi parlavano di condizioni sociali attraverso visioni oniriche e trovate immaginifiche che anticipavano già quella “lanterna magica” che sarebbe stata il cinema. Traduzione di Daniela Marcheschi. Per Il capro espiatorio ha collaborato alla traduzione Karin Hellbom. Introduzione di Anna Maria Segala.