Suite francese
  • 9788845920165
  • Adelphi
  • 2005

Suite francese

di Irène Némirovsky

Aveva meno di quarant'anni, Irène Némirovsky, quando fu deportata ad Auschwitz. Nei mesi che precedettero il suo arresto compose febbrilmente i primi due romanzi di una grande "sinfonia in cinque movimenti" che doveva narrare, quasi in presa diretta, il destino di una nazione, la Francia, sotto l'occupazione nazista: "Tempesta in giugno" (che racconta la fuga in massa dei parigini alla vigilia dell'arrivo dei tedeschi) e "Dolce" (il cui nucleo centrale è la passione, tanto più violenta quanto più è repressa, che lega una "sposa di guerra" a un ufficiale tedesco). La pubblicazione, a sessant'anni di distanza, di Suite francese, il volume che li riunisce, è stata in Francia un vero evento letterario. Fonte http://www.lafeltrinelli.it/products/9788845920165/Suite_francese/Irene_Nemirovsky.html


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Commenti (6)

10/02/2012 - sofia
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Irene Nemirovski scrittrice ucraina di lingua francese nonostante si fosse convertita al cattolicesimo fu arrestata per le sue origini ebree e morì ad Auschwitz.Poco tempo prima di morire scrisse i due romanzi che compongono Suite francese. Nel suo intento voleva scrivere una una saga composta da cinque parti come una suite musicale purtroppo la ferocia nazista colpì prima questa scrittrice che racchiude nel suo stile l'epicità degli scrittori russi e la verve francese.Nei due romanzi che compongono Suite francese descrive la Francia al tempo della disfatta e l'invasione dei nazisti e la reazione dei francesi.In temporale di giugno il primo romanzo racconta storie di persone per lo più della media-alta borghesia che abbandonano Parigi per salvarsi dai tedeschi.Numerosi i personaggi che si alternano la famiglia Pèricand, composta dai genitori, cinque figli e un nonno, bempensanti, ricchi borghesi cattolici. La figura principale è la madre perbenista convinta della sua superiorità con una carità di facciata che all'occorrenza viene meno “La carità cristiana, la mitezza di secoli di civiltà le cadevano di dosso come vani orpelli rivelando un’anima arida e nuda. Lei e i suoi figli erano soli in un mondo ostile. Doveva nutrire e proteggere i suoi piccoli. Il resto non contava più”. (p.58)Altre figure ben tratteggiate sono lo scrittore narcisista Gabriel Corte che nella fuga esalterà il suo egoismo e la sua natura gretta.Il collezionista di porcellane Charles Langelet solitario cultore della bellezza dei suoi oggetti. Uniche figure positive sono i coniugi Michaud, due modesti impiegati di banca, il cui unico figlio, Jean-Marie, si trova al fronte. Si tratta di buona gente, onesta, capace ancora di gesti di solidarietà.La fuga da Parigi accomunerà tutti questi e altri personaggi che renderanno il romanzo ricco di storie. Nel secondo dal titolo Dolce vivremo in un paesino della Francia appena occupata dai tedeschi, che sono odiati, ma temuti. La storia si accentrerà su una giovane donna il cui marito è prigioniero e un giovane ufficiale tedesco e il sentimento che nascerà . Finito di leggere resta il rimpainto per la sorte terribile dell'autrice che non ci ha permesso di godere di tutta la "suite" com'era nelle sue intenzioni e soprattutto la convinzione che il nazismo ci ha sottratto un'autrice che molto aveva ancora da dirci. Sicuramente leggerò altre sue opere e a tutti consiglio Suite francese!

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05/09/2012 - Killthemall
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E' il primo libro che leggo di questa autrice.E forse ho iniziato dal libro sbagliato visto che è rimasto incompiuto a causa della deportazione e ,in seguito ,della morte dell'autrice nel lager di Auschwitz.Sono arrivata alla fine del libro e sono rimasta con la curiosità di sapere il destino di tutti i suoi protagonisti e con l'amarezza del sapere il motivo per cui il libro si è interrotto.Da quel che ho letto comunque il romanzo era ben strutturato,e mentre la prima parte (Tempesta in giugno) mi è sembrata un pò lenta e noiosa, la seconda (Dolce) mi ha veramente appassionato.Sicuramente leggerò altre opere della Nemirovsky.

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07/09/2012 - Gino
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Irene Nemirovsky era figlia di un ricco e potente banchiere ebreo russo rifugiatosi in Francia con la famiglia all’ inizio della Rivoluzione d’Ottobre del 1917; morì ad Auschwitz nel 1942, a soli 39 anni, lasciando il marito che morì anche lui in un campo, poco dopo, e le due figlie bambine, salvate tra molte peripezie. Romanzo che doveva essere diviso in cinque parti, delle quali soltanto due videro la luce quali “Temporale di giugno”che narra l’alternarsi di numerose storie di vita e tema diversi, per arrivare a “Dolce” dal tono più pacato e che si contraddistingue per gli arguti paralleli che la Nemirovski ama fare. In “Temporale di giugno” siamo a Parigi, alla vigilia dell’occupazione tedesca dove masse di persone si riversano in strada in cerca di posti più sicuri. Ci si imbatte nella famiglia Pèricand, composta da genitori, cinque figli e un nonno, di classe agiata e di mentalità ottusa, che le reca una superiorità solo per il puro stato censitario e per i numerosi parti che ha dovuto affrontare. La signora Pèricand mostra un perbenismo di facciata che si è evince in numerosi episodi come quello di curare la tonsillite alla sua cameriera con gargarismi svegliandola in piena notte. Nel corso della lettura si incontrano altre figure come: Gabriel Corte, scrittore ed esteta, interessato solo ai suoi oggetti e alla sua amante; Charles Langelet, solitario e amante del bello, avezzo alle sue opere che antepone alla crudezza delle vite umane; I coniugi Michaud, modesti impiegati di banca e simbolo della gente comune e onesta. In “Dolce”, siamo in una paesino della Francia, appena occupata dai nazisti sintomo di odio. La Nemirovski pone la lente d’ingrandimento su una storia d’amore, tra Lucile creatura priva di ogni sfumatura, e il soldato Gaston Angellier prigioniero in Germania. Il matrimonio combinato, però non riprende vigore neanche con l’arrivo dei figli, e Lucile sembra provare interesse verso un ufficiale tedesco con cui condividerà passioni, seppur resterà sempre un rapporto spirituale. Il tema su cui gioca molto la Nemirovki è la voglia di riniziare, ricontrarsi, riprendersi, l’amore che esalta anche in una status quo dove bombe, attacchi nemiche e occupazioni sbarrano la strada a previe affettuosità, lei sradicata dai suoi cari e mandata nei campi di concentramento, stessa sorte che poco dopo toccherà anche al marito. Personaggio che ho odiato è la viscontessa Montmort, moglie del sindaco, donna giovane, ma brutta e frustata sessualmente prova un odio versa tutta l’umanità mostrando superiorità e disprezzo. La Nemirovski voleva dipingere un affresco sociale degno di “Guerra e pace”di Tolstoj, riesce a far sentire il lettore presente nella narrazione, è il primo libro che leggo di questa autrice e sicuramente non l’ultimo, ma che comunque sarà per il tema, forte e crudo, sarà perché non era il momento giusto per leggerlo, non me l’ha fatto apprezzare a pieno, anche se penso che nella sua tragicità tocca vette di puro lirismo contrapponendo, gioie, forze e dolori di gente che ha dato anima e cuore per una guerra che è pura vigliaccheria. "Te l'ho sempre detto, non dai abbastanza peso alle comparse. Un romanzo deve somigliare a un viale pieno di sconosciuti, in cui passano solo due o tre creature che conosciamo a fondo, non di più. Prendi certi scrittori, come Proust: hanno saputo utilizzare le comparse. Se ne servono per umiliare, per sminuire i personaggi principali. Niente di più salutare, in un romanzo, di questa lezione di umiltà inflitta ai protagonisti. Pensa, in Guerra e Pace, alle contadinelle che attraversano la strada davanti alla carrozza del principe André ridendo e la prima immagine che ne hanno è quella di lui che parla con loro, alle loro orecchie; nello stesso tempo la visione del lettore si allarga, non c'è più un singolo volto, una singola anima. Si scopre la molteplicità delle forme. [...]" “Povero mondo, così bello e così assurdo. Ma quel che è certo è che fra cinque, dieci o vent'anni questo problema, che secondo lui è il problema del nostro tempo, non esisterà più, sarà sostituito da altri. Mentre questa musica, questo rumore della pioggia sui vetri, questo lugubre scricchiolio del cedro nel giardino di fronte, questo momento così dolce, così strano in mezzo alla guerra, questo non muterà, è eterno.” “Non ci riguarda, non è colpa nostra. Nel cuore di ogni uomo e di ogni donna esiste una sorta di Eden dove non ci sono né morte né guerre, dove bestie feroci e cerbiatti giocano pacificamente insieme. Dobbiamo solo ritrovare quel Paradiso, chiudere gli occhi davanti a tutto il resto. Siamo un uomo e una donna. E ci amiamo. Dicevano a se stessi che la ragione e persino il cuore potevano renderli nemici, ma c'era un'intesa dei sensi che niente avrebbe potuto spezzare - la muta complicità che lega con pari desiderio l'uomo innamorato e la donna consenziente.” “È risaputo che l'essere umano è complesso, molteplice, diviso, misterioso, ma ci vogliono le guerre o i grandi rivolgimenti per constatarlo. È lo spettacolo più appassionante e più terribile, pensò ancora; il più terribile perché è il più vero: non ci si può illudere di conoscere il mare senza averlo visto nella tempesta come nella bonaccia. Solo chi ha osservato gli uomini e le donne in un periodo come questo può dire di conoscerli - e di conoscere se stesso.”

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10/03/2013 - Michelle
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Stavo per abbandonarlo. C'è un brano in cui il prete che deve guidare dei ragazzi sfollati da un istituto parigino viene da loro massacrato di botte e poi affogato in un laghetto. E' una scena così piena di violenza senza ragione che mi ha fatto orrore ed ho dovuto interrompere la lettura. Quegli assassini non erano più esseri umani ma un qualcosa senza occhi che si nutriva del piacere di fare del male, una metamorfosi spaventosa. Sarà che ho ricollegato questo pezzo alla drammatica fine dell'autrice ma non ho potuto fare a meno di considerarlo come un suo presagio di morte. Poi la purezza della sua prosa mi ha convinto a proseguire la lettura di quest'opera chiaramente incompleta, non perfetta ma affascinante, una feroce analisi della società francese (in particolare della borghesia) in tempo di guerra. <i>"- Ma allora cos'è che ti conforta?-. - La certezza della mia libertà interiore,- disse lui dopo aver riflettuto - questo bene prezioso, inalterabile, e che dipende solo da me perdere o conservare. La convinzione che le passioni spinte al parossismo come capita ora finiscono prima o poi per placarsi. Che tutto ciò che avrà un inizio avrà una fine. In poche parole, che le catastrofi passano e che bisogna cercare di non andarsene prima di loro, ecco tutto. Perciò, prima di tutto vivere. Primum vivere. Giorno per giorno. Resistere, attendere, sperare -." Dalle note personali: Vogliono farci credere che siamo in un'epoca comunitaria in cui l'individuo deve soccombere affinché viva la società, e non vogliamo vedere che quella che soccombe è la società affinché vivano i tiranni.</i>

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14/07/2014 - simona72
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gran romanzo....peccato sia rimasto incompiuto a causa della morte ad Auschwitz dell'autrice a soli 39 anni... sarebbe stato un capolavoro

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29/08/2017 - Tesesempreastroz
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è iniziata la magia: irene mi ha catturata fin dalla prima pagina.

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