Fiori di agave sulla collina delle fate
  • 9788864021287
  • Edizioni Libreria Croce
  • 2011

Fiori di agave sulla collina delle fate

di Sandro Capodiferro

Sono due donne, Felicita e Adele, le protagoniste del nuovo romanzo di Sandro Capodiferro: l'una così saldamente ancorata alla terra, granitica e vera, l'altra figlia di una proiezione ideale, immaginifica e libera; la prima eroina di una libertà 'chiusa' che attende una verità nuova per esplodere, l'altra emblema di una prospettiva di vita 'aperta', una vita che ha voluto rischiare pur di scegliere. Due modelli antitetici eppur così sensibilmente affini nella loro ricerca di amore, nell'intensità con cui interiorizzano il reale per farne "consapevolezza", popolano le pagine di questo romanzo "contenitore", in cui si dispiegano temi sociali, ansie esistenziali, parabole psichiche.  Ma Adele è di fatto lo specchio invertito di Felicita, la proiezione di un bisogno, la speranza di una possibilità che, negata nel reale, può invece essere nello spazio fatato della finzione letteraria. Finché la spinta del bisogno, intima e lacerante, saprà deformare il reale secondo gli stessi connotati della finzione e trasformare la letteratura in vita: così la storia di Adele, appresa dalle pagine incantate di un libro bordeaux, entra nella vita "vera" di Felicita, quasi secondo una strategia "bovaristica" inscenata per compensare un vuoto irrimediabile e ormai strutturale. Felicita inizia allora a vivere come Adele: ne assume le sembianze, le idee, gli slanci, la volontà di passare da un "amore per abitudine" all'"abitudine all'amore"; e in ultima istanza ne consuma il destino.  La forza narrativa dell'opera consiste in questo sapiente equilibrio tra realtà e proiezione astratta, tra storia e metastoria, e si intensifica nelle pagine finali in cui l'intreccio si tinge di giallo, aprendosi a rivelazioni inattese. La lingua, calibrata ed elegante, riveste di un sapore "antico", ma mai "passato", una storia modernamente epica.


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Commenti (3)

25/08/2011 - sancaps@libero.it
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Prefazioni di Gianni Maritati Le esistenze di Felicita e Adele, le protagoniste di questo appassionante  romanzo di Sandro Capodiferro, s’intrecciano come le eliche del DNA. Ad un primo impatto, è impossibile cogliere la classica distinzione tra vita e letteratura, realtà e finzione, idealità e concretezza. Ma è proprio questo il fascino del libro, bello e seducente fin dal titolo, poeticamente fantasy. Una storia doppia e duplice che ci immerge nell’universo di due donne in bilico fra razionalità e follia ma ugualmente fragili. Questo sdoppiamento dell’universo femminile permette all’autore di affilare le armi del suo sguardo introspettivo, affettuosamente complice. Specie in questo suo accompagnare le protagoniste dall’altra parte della vita: quella dimensione ardente e burrascosa che ti scuote dentro e ti mozza il fiato con il suo fascino pericoloso. Una dimensione che all’improvviso, ma inesorabilmente, è capace di scuotere anche la vita più solida e normale, più ancorata alle certezze della morale e della tradizione. Camminando sulle orme poetiche di Guido Gozzano, Felicita è la Felicità (dell’essere umano) che l’uragano di Dioniso immerge e sbaraglia, travolge e sconquassa. Puoi affaticarti per decenni a costruirti una esistenza morbida, laboriosa e tranquilla, tanto prima o poi devi fare i conti con la "tempesta" che ti fa fare naufragio sull’isola shakespiriana di Prospero. L’autore, sensibile come un’antenna dello spirito o un sismografo della coscienza, soffre con i suoi personaggi e li racconta con partecipazione. Usando, come punto di congiunzione fra i destini delle protagoniste, un libro. Un piccolo, semplice libro le cui parole diventano onde che si abbattono come materia dura sulla vita tranquilla di Felicita. Pagina dopo pagina, per Felicita la scoperta dell’altra diventa scoperta di sé. E il lettore viene coinvolto, anzi risucchiato in questo turbinio di autocoscienza, minato da dolorose rivelazioni. La "fine", lo lascerà sbalordito e conquistato da una narrazione che pazientemente e magicamente ricompone le tessere di un affresco o i fotogrammi di un film: avvolgente e avvincente.

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26/01/2012 - Rosanna Lanzillotti
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Ancora una volta l´autore di “Storie da un sogno”, Sandro Capodiferro ci offre un'interessante opportunità: quella di compiere un seducente quanto approfondito viaggio all'interno dell'io interiore, questa volta esclusivamente femminile, attraverso le pagine della sua ultima fatica: Fiori di agave sulla collina delle fate.Le protagoniste sono appunto due donne: Adele e Felicita. La prima, Adele, dedita alla costante e sofferta ricerca dell'imprendibile e diverso da lei, l'uomo o meglio l'entità' maschile, così nel suo intimo quanto la "non realtà" che lei stessa rappresenta, attraverso le pagine del "romanzo nel romanzo" del quale e' protagonista tra le mani di Felicita.La seconda, appunto Felicita, immersa in un contesto familiare costruito sugli insegnamenti e permeato dei valori che le sono stati tramandati dalla sua famiglia di origine che, per ironia della sorte, la rende allo stesso tempo fatalmente prigioniera di un quadro che lei stessa ha contribuito a dipingere colore dopo colore, giorno dopo giorno. Un quadro destinato ad essere ripensato, in una sorta di pittorico pentimento, dall'artista che lo aveva ideato e idealizzato: sé stessa.Un mondo di donne quindi alla scoperta di sé e di ciò che le circonda. Un'esistenza “in rosa" spesso trasfigurata agli occhi di molti uomini come un mondo incomprensibile e imperscrutabile, viene delicatamente rivelata dall´autore attraverso i tratti vibranti della sua narrazione. E´ in una chiave di lettura libera da pregiudizi e limiti sensoriali che si ha la chiara consapevolezza del vivere delle due entitá femminili attraverso i racconti che Adele narra del suo passato e le riflessioni di Felicita scambiate con un´ amica di nome Rachele. Un´amica non più di penna come si usava una volta, ma conosciuta in internet. E´ anche l'alternarsi di questo moderno e antico che rende il romanzo surreale agli occhi di chi lo esplora e per altri aspetti modernamente reale e oscuro. Le storie di queste due donne, Adele e Felicita, compongono l´immagine di due mondi apparentemente diversi ma grazie alla sottile realtà che li accomuna, molto simili e soprattutto vicini. Entrambe hanno un marito che, nella profondità del loro diverso e alla fine molto simile modo di amarle, o non amarle, le accomuna; entrambe hanno una figlia e un figlio, entrambe scoprono quel qualcosa di sé che l` intimo pudore femminile spesso cela sotto vesti leggere e fragili come petali di rose di cristallo.Oserei dire che, mai come in questo romanzo, si ha la strana e piacevole sensazione di riconoscersi nella storia di queste due vite, solo apparentemente lontane dal fantastico dei nostri stessi pensieri ma al contempo incredibilmente vicine: una l´immagine nascosta e reale dell'altra.L´autore ha la grande capacità di darci la sensazione, anziché semplicemente di leggere le pagine di un romanzo, di essere davanti ad uno specchio che svela le parti nascoste di chi protagonista della propria vita in realtà non lo è mai stato come anche di fornire un'immagine speculare dell'io femminile in continua e instancabile evoluzione. Al lettore viene data la particolare ed unica occasione di vagare in una serie di eventi dove la realtà si confonde con la fantasia, dove due antitetici aspetti della femminilità si fondono e materializzano in un unico "essere donna" nello scorrere degli eventi narrati dallo scrittore con sorprendente attenzione nel valorizzare i diversi aspetti delle capacità e sensibilità femminili. Lì dove le realtà dei nostri tempi riflessa nel ruolo dell´amica Rachele fa da voce narrante e riflessiva, lo scrittore Sandro Capodiferro dona ad una delle protagoniste, Felicita, la capacità di rivelare, più che all'amica a sé stessa, i propri dubbi e le proprie paure. Nell'illusione creata da questa meta-lettura scopriamo vite di donne pronte a tendersi le braccia per sostenersi nel loro viaggio alla scoperta di ciò che diversamente non avrebbero mai avuto il coraggio di esplorare e riconoscere di sé. Braccia elegantemente ricoperte da guanti di velluto pronte a proteggersi.Ció che colpisce alla fine della storia e ci accompagna in tutta la narrazione è la sorprendente capacità che rivela lo scrittore di saper descrivere i pensieri e le immagini femminili come difficilmente ci si poteva attendere da un uomo. Non è solo il contenuto della storia in sé per il quale il romanzo vale la pena di essere letto, ma soprattutto per la costante ricchezza di sensazioni e scoperte dell´animo e del pensiero femminile che lo scrittore in questo romanzo ha saputo mettere in risalto con accurata eleganza. È raro riconoscere in un uomo che scrive un romanzo di donne il coraggio e la raffinatezza di saper descrivere le parti oscure del mondo femminile. In Fiori di agave sulla collina delle fate, l´autore Sandro Capodiferro ha saputo raggiungere con discrezione e profonda sensibilità anche questo traguardo. Rosanna Lanzillotti

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03/02/2012 - Cinzia Baldini
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Inoltrarsi nella lettura di Fiori di agave sulla collina delle fate, è come misurarsi in un gioco di scatole cinesi. È un libro che al suo interno, contiene un altro libro. Un romanzo che a sua volta racconta un altro romanzo e proprio su questo ritmo del doppio, dell’alternanza e dell’avvicendamento Sandro Capodiferro, autore del volume, ha allestito la sua sapiente regia. Felicita e Adele, due donne, due vite, due svolte per un unico, incredibile destino. Ma dove finisce Felicita e dove inizia Adele? Non credo esista una linea di divisione netta e definita perché le due protagoniste del romanzo sono due figure pressoché simili anche se opposte ma che non potrebbero esistere una separata dall’altra proprio come “la bellezza non passa né sfiorisce, cambia di forma e di stato, andando a congiungersi, se c’è, alla bellezza vera, quella che non si vede ma che dà luce alla vita: quella dell’anima.” Come nell’antica filosofia cinese lo Yin rappresenta ciò che è freddo, oscuro, umido e inerte, e lo Yang quel che è caldo, chiaro, secco e in movimento, così Felicita è una donna remissiva, pudica, senza bisogni e aspirazioni personali se non quelle di essere una brava moglie ed una madre perfetta quanto Adele è travolgente, disinibita ed avida di vita. Le vicende familiari, le esperienze avute, i loro caratteri così diversi eppure così somiglianti si armonizzano nel racconto fino ad arrivare ad essere le due perfette metà di un cerchio. Però come accade per lo Yin e lo Yang la suddivisione non è netta e assoluta ma in ogni metà è presente una piccola quantità del rispettivo opposto, così Felicita ha in potenza le qualità e le caratteristiche di Adele e Adele è complementare a Felicita. “Questo libro ormai mi è entrato dentro se sono arrivata a farmi delle domande così banali su concetti che per me sono sempre stati chiari. Eppure Adele è una di quelle donne vere: la sua bellezza e il suo modo di vedere la vita non sono frutto di una moda o di una comune abitudine, bensì del carattere e dell’indole che ha sviluppato attraverso le sue esperienze, quindi sono veri esempi di come il tempo e ciò che ci accade modifichino il nostro modo di vivere. Non avrei mai pensato di condividere il modo di vivere di Adele, ma ora sembrerà strano, di certo lo comprendo meglio di quanto non facessi alle prime pagine del libro.” L’una viva e reale, non sarà mai completamente negativa come l’altra, virtuale e generata dai capitoli di un libro, non risplenderà mai totalmente positiva, entrambe si sostengono e si integrano a vicenda e solo, dopo arditi ed inattesi colpi di scena, quando questo equilibrio perfetto inizia a deteriorarsi e a divenire instabile per le complicazioni che la vita riserva sia all’una nella mondo reale che all’altra sui capitoli del libro, subentra infida, lucida e insinuante la follia. Fiori di agave sulla collina delle fate è un libro “diverso” nell’accezione più positiva e aperta del termine, un libro particolare che va oltre il classico romanzo a cui siamo abituati. Sandro Capodiferro con un linguaggio perfettamente dosato, a volte fluido e altre più elaborato asseconda la ritmicità della narrazione trasformando il volume in qualcosa di pulsante, di estremamente vivo e coinvolgente. Una nota a parte, in questo commento, voglio riservarla all’approfondimento psicologico che l’autore ha dedicato ai due suoi personaggi femminili. L’impressione che se ne riceve a fine lettura è che Sandro Capodiferro, con stoica pazienza, si sia esercitato nello studio delle innumerevoli sfaccettature del carattere femminile ed abbia scandagliato, da uomo, e quindi da osservatore estraneo e non emotivamente coinvolto, le menti delle sue protagoniste prima di tratteggiarle con la penna. È stata, senz’altro, una mossa vincente perché ne ha fatto due ritratti efficacissimi e molto aderenti alla realtà. Interessante e da segnalare la piccola appendice al volume con i lavori e le biografie dei pittori Nicole Auè, Pietro Olivieri e Christian Riminucci. Seneca, molti secoli fa disse “Non è perché le cose sono difficili che non osiamo, è perché non osiamo che sono difficili” Sandro Capodiferro lo ha fatto, ha osato, ed il risultato tangibile e qui sotto i nostri occhi, tra i capitoli e le pagine di Fiori di agave sulla collina delle fate. Un romanzo di qualità per chi apprezza la buona lettura.

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