La masseria delle allodole
  • 9788817016339
  • Rizzoli
  • 2007

La masseria delle allodole

di Antonia Arslan

Uno dei romanzi italiani più fortunati degli ultimi anni esce ora in edizione speciale. Anni Venti: storia di una famiglia che vive in Armenia e che in attesa dell'arrivo di parenti trasferiti in Italia restaura una masseria per accoglierli. Ma la guerra e il genocidio sotto cui soccomberà il popolo armeno faranno sì che l'incontro con questi familiari italiani non avverrà mai. Sarà anzi uno dei più giovani, unico maschio sopravvissuto, a raggiungere l'Italia e a dare inizio a una speranza per la famiglia e il popolo che rappresenta. Fonte http://www.ibs.it/code/9788817016339/arslan-antonia/masseria-delle-allodole.html


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Commenti (3)

09/02/2014 - sofia
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Antonia Arslan saggista e scrittrice padovana di origine armena ha una laurea in archeologia ed è stata docente di Stria della letteratura italiana a Padova. Nel suo libro La masseria delle allodole narra la storia delle sue origini portando a conoscenza un massacro per molti sconosciuto: il genocidio del popolo armeno per mano del governo turco.Il libro si divide in due parti. Nella prima parte si parla della famiglia Arslanian che sta preparando la sua casa di campagna chiamata la Masseria delle allodole per la venuta del primogenito che risiedeva in Italia. Conosceremo tutti i membri della famiglia "miti e fantasticanti" con il culto dei raduni conviviali con parenti e amici e termina con la strage di tutti i maschi della famiglia. Si salva solo un bambino perchè era vestito da femminuccia.La seconda parte si apre con l'orrore dell'esodo e la marcia estenuante a cui sono sottoposti i superstiti donne bambini e anziani.Lo stile della Arslan a volte non è di facile lettura.ma cattura il lettore perchè narra il coraggio delle donne della sua famiglia.Doveroso dopo questo leggere La strada per Smirne suo continuum.Consigliato!

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16/03/2014 - Gino
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Prima di parlare del libro è doverosa una premessa di carattere storico: Durante la prima guerra mondiale (1914-1918) si compie, nell’area dell’ex impero ottomano, in Turchia, il genocidio del popolo armeno (1915 – 1923), il primo del XX secolo. Il governo dei Giovani Turchi, preso il potere nel 1908, attua l’eliminazione dell’etnia armena, presente nell’area anatolica fin dal 7° secolo a.C. Dalla memoria del popolo armeno, ma anche nella stima degli storici, perirono i due terzi degli armeni dell'Impero Ottomano, circa 1.500.000 di persone. Molti furono i bambini islamizzati e le donne inviate negli harem. La deportazione e lo sterminio del 1915 vennero preceduti dai pogrom del 1894-96 voluti dal Sultano Abdul Hamid II e da quelli del 1909 attuati dal governo dei Giovani Turchi. L’obiettivo era di risolvere alla radice la questione degli armeni, popolazione cristiana che guardava all’occidente. L’obiettivo degli ottomani era la cancellazione della comunità armena come soggetto storico, culturale e soprattutto politico. Non secondaria fu la rapina dei beni e delle terre degli armeni. Il governo e la maggior parte degli storici turchi ancora oggi rifiutano di ammettere che nel 1915 è stato commesso un genocidio ai danni del popolo armeno. Il 24 aprile del 1915 tutti i notabili armeni di Costantinopoli vennero arrestati, deportati e massacrati. A partire dal gennaio del 1915 i turchi intrapresero un’opera di sistematica deportazione della popolazione armena verso il deserto di Der-Es-Zor. Sempre agghiacciante leggere del sentimento di prevaricazione che l'uomo ha su un suo simile, e ancor peggio su una intera popolazione quali gli Armeni. Cancellare, perché? Dietro ad un ingiusto agire c'è sempre l'interesse, che offusca e domina la ragione umana. Quello che mi ha fatto pensare a me è il sentimento della "viltà", questi uomini, che forse è troppo degno chiamarli così, sono dei vili, degli sporchi burattinai comandati dalla sete di potere.

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11/05/2015 - Matik2003
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"C'è un momento nella vita di ogni donna armena, in cui la responsabilità della famiglia cade sulle sue spalle. Noi moriremo, per evitare questo peso alle nostre perle, alle nostre rose di maggio: e infatti moriamo:" Un libro bellissimo e tristissimo, una vera testimonianza storica, quella della deportazione ed uccisione di massa del popolo armeno nel 1915 mentre nel mondo si iniziava a combattere la prima guerra mondiale. La scrittrice Antonia Arslan racconta in maniera diretta, chiara e tagliente la storia della sua famiglia, dei suoi avi che morirono per mano degli ittihadisti che volevano eliminare la razza armena dal mondo e che ordinarono di fare un lavoro pulito e sistematico: prima uccidere gli uomini, poi deportare bambini, donne e vecchi fino nel deserto di Des-es-zor, sperando che la maggior parte morisse durante la traversata a causa degli stenti, delle privazioni, degli attacchi da parte dei predoni curdi, se fosse rimasto vivo ancora qualcuno là avrebbero trovato comunque la loro fine. "Ancora per questa volta: Sempad e i suoi avranno sepoltura cristiana. A tutti gli altri armeni che perderanno la vita in quei mesi funesti, trucidati, morti di sete e di fame lungo le strade anatoliche, con scherno coerente sarà negato anche ogni funebre rito. O meglio: non ce ne sarà bisogno. Un singolo morto era prima un essere che respirava, era vivo, e la sua spoglia è un cadavere che può essere onorato: centomila morti sono un mucchio di carne in putrefazione, un cumulo di letame, più nulla del nulla, un'immonda realtà negativa di cui disfarsi." Il libro ci racconta anche del dolore di coloro che sono rimasti perchè scappati dall'Anatolia in cerca di fortuna e di ricchezza e che non hanno più una Patria alla quale far di nuovo ritorno, il dolore di chi ha perso gli odori, i sapori, le usanze ed i costumi, la sua gente ed i suoi cari, la gioia, la consolazione e la nostalgia per il loro Paese di Origine. Magnifico il ricordo delle donne armene: madri che hanno avuto un ruolo fondamentale nella storia perchè pur soffrendo atrocemente, hanno lottato ed usato qualsiasi espediente per cercare di salvare i loro figli unica salvezza affinché un'intera etnia non rischiasse di scomparire. Un libro che ci porta a riflettere, a pensare, doloroso, drammatico e triste, a 100 anni da quei fatti drammatici, dove alcuni uomini decisero le sorti di un'intera etnia, quella armena, spesso affermiamo che la storia si ripete ed è purtroppo vero, basta aspettare la seconda guerra mondiale dove furono gli ebrei a dover subire la stessa identica sorte. La deportazione armena purtroppo è stata ricordata meno di quella degli ebrei, ma entrambe sono un atto terribile, crudele ed inspiegabile: perché si sono uomini che possono decidere il destino e la vita di altri uomini? Perché è necessario trovare folle da sacrificare per godere poi del loro sangue? Domande alle quali è difficile rispondere, perché non è capibile l'odio ed il desiderio che porta a dover uccidere persone uguali a noi, ma con tradizioni, religioni ed costumi diversi. "Qui si incide un bubbone, hanno spiegato gli ittihadisti, senza rancori personali, per far guarire il corpo ammalato della nazione, per fare pulizia. E a coloro che opereranno bene, molto sarà perdonato, e dato il libero godimento da questa impura sottorazza di preti e di trafficanti." Consiglio vivamente a chiunque di leggerlo per non dimenticare fin dove può portare la crudeltà umana.

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