Un «divertissement», un guizzo anarchico dell'intelligenza. È così che crediamo di poter definire queste pagine nelle quali Cipolla abbandona gli austeri panni dello studioso e, giocando sul filo del paradosso e dell'assurdo, costruisce due brevi saggi: il primo, una ilare parodia della storia economica e sociale del Medioevo; il secondo, una sorta di scherzosa teoria generale della stupidità umana. Due piccoli capolavori di giocoso funambolismo intellettuale che ci propongono una pausa di eccentricità e comicità tanto più preziosa nei tempi frenetici e stressanti in cui viviamo.