Ebano
  • 9788807817069
  • Feltrinelli
  • 2002

Ebano

di Ryszard Kapuscinski

Ebano: Viaggiatore curioso e acuto, Kapuscinski si cala nel continente africano e se ne lascia sommergere, rifuggendo tappe obbligate, stereotipi e luoghi comuni. Abita nelle case dei sobborghi più poveri, brulicanti di scarafaggi e schiacciate dal caldo, si ammala di tubercolosi e si fa curare negli ambulatori locali; rischia la morte per mano di un guerrigliero; ha paura e si dispera. Ma non rinuncia mai allo sguardo lucido e penetrante del reporter, all'affabulazione del narratore: che parlino di Amin Dada o della tragedia del Ruanda, di una giornata in un villaggio o della città di Lalibela, tassello dopo tassello le pagine di "Ebola" compongono il mosaico di un mondo carico di un'inquieta e violenta elettricità.Fontehttp://www.ibs.it/code/9788807015694/kapuscinski-ryszard/ebano.html


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Commenti (3)

01/11/2012 - Francesco Platini
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Kapuscinski racconta i suoi viaggi nel Continente più dimenticato dal giornalismo mondiale, spiegandoci anche la nascita di dittature, guerre e odi per cui i vecchi colonizzatori europei non hanno le mani pulite.

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16/01/2014 - Gino
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Ebano è un libro del giornalista e scrittore polacco Ryszard Kapuściński, edito in originale nel 1998 e pubblicato in Italia da Feltrinelli nel 2000. Raccoglie una serie di esperienze vissute nei quarant'anni trascorsi in terra africana nella veste di corrispondente. Nel libro il celebre reporter polacco racconta attraverso alcuni episodi significativi la sua lunga esperienza in Africa, un continente antico ed allo stesso tempo giovane e vitale, continuamente attraversato da violenti contrasti sociali e politici. Dalla prima esperienza del 1957 nel Ghana da poco divenuto indipendente, seguita dai suoi continui viaggi per tutto il continente, fino agli ultimi recenti in Nigeria, Etiopia, Eritrea, Kapuściński racconta attraverso gli incontri con gente comune o persone che hanno lasciato il proprio nome sui libri di storia la genesi di una terra che dall'uscita dall'epoca del colonialismo è passata all'entusiasmo per l'indipendenza, alla disillusione per la corruzione dilagante e l'instabilità per le continue lotte di potere, ai continui colpi di stato, spesso legati alla coincidente guerra fredda. Il tutto mescolato con i secolari conflitti tribali che possono in qualunque momento offrire l'occasione per sanguinosi massacri, o portare a conflitti decennali in cui bande guidate da warlords senza scrupoli si fronteggiano a spese di popolazioni civili portate allo stremo da continue razzie. Il cronista può così diventare testimone di episodi cruciali e terribili, come il colpo di stato del 1966 in Nigeria, la terribile carestia nell'Etiopia di Menghistu e la sua ingloriosa caduta, la presa del potere in Uganda dello spietato dittatore Idi Amin, il tremendo genocidio in Ruanda, le conseguenze dell'interminabile guerra civile in Sudan, il desolante lascito della guerra tra i sanguinari ed inetti warlords liberiani, con i loro bambini soldato. Il tutto visto comunque dagli occhi di chi ha sempre cercato il contatto con la gente comune, nel tentativo di comprenderne la difficile quotidianità e la sorprendente cultura, condividendone anche i rischi ed i disagi, ancor più difficili da sopportare per un uomo bianco. Condivisione che poteva significare incontri assai pericolosi con miliziani e rivoltosi del tutto imprevedibili, con non meno letali serpenti e malattie infettive, dalla terribile malaria cerebrale alla tubercolosi, arrivando a sperimentare le illusioni nel delirio da disidratazione di chi si trova perso nel deserto per un guasto meccanico. Viaggiando spesso con mezzi pubblici poco affidabili, o chiedendo passaggi a chi per lavoro può giungere nelle zone meno conosciute, per poter cercare l'essenza di terre e popoli regolarmente in lotta tra loro ed un ambiente duro e spietato. Una continua lotta dove il labile confine tra vita e morte diventa ispirazione per un diffuso fatalismo e senso del precario, in cui il soprannaturale diventa l'unica vera sicurezza, ed il miglior antifurto può essere un ciuffo di penne di gallo bianche appese allo stipite di una porta. E dove nulla di quello che si rompe viene riparato, perché anche una buca in mezzo ad una strada può incredibilmente diventare una fonte di guadagno ed opportunità, per anni ed anni. Merita di essere letto!

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19/11/2016 - sofia
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Conosciamo l'autore: Ryszard Kapuściński Ryszard Kapuściński è nato a Pinsk, in Polonia orientale, oggi Bielorussia, nel 1932, ed è morto a Varsavia nel 2007. Dopo gli studi a Varsavia ha lavorato fino al 1981 come corrispondente estero dell’agenzia di stampa polacca PAP. Dei suoi numerosi libri-reportage Feltrinelli ha pubblicato: Il Negus. Splendori e miserie di un autocrate (1983, 2003), Imperium (1994), Lapidarium. In viaggio tra i frammenti della storia (1997), Ebano (2000), Shah-in-shah (2001), La prima guerra del football e altre guerre di poveri (2002), In viaggio con Erodoto (2005, premio Elsa Morante sezione “Culture d’Europa”; "Audiolibri - Emons Feltrinelli", 2011), Autoritratto di un reporter (2006), L’altro (2007), Ancora un giorno (2008), Nel turbine della storia. Riflessioni sul XXI secolo (2009), Giungla polacca (2009), Cristo con il fucile in spalla (2011), Se tutta l’Africa (2012) e Stelle nere (2015). Nella collana di e-book Zoom Feltrinelli ha pubblicato Con gli alberi contro (2013). Nel corso della sua lunga carriera ha avuto numerosi riconoscimenti tra cui, nel 2003, il premio Grinzane per la Lettura e il premio Principe de Asturias. L’Università degli studi di Udine gli ha conferito la laurea honoris causa in traduzione e mediazione culturale nel 2006. La trama:dice l'autore"Questo libro non parla dell'Africa, ma di alcune persone che vi abitano e che vi ho incontrato, del tempo che abbiamo trascorso insieme. L'Africa è un continente troppo grande per poterlo descrivere. È un oceano, un pianeta a sé stante, un cosmo vario e ricchissimo. È solo per semplificare e per pura comodità che lo chiamano Africa. A parte la sua denominazione geografica, in realtà l'Africa non esiste. La narrazione, etica e ammaliante , di un grande reporter che ha il coraggio di vivere il suo mestiere come nomadismo e redenzione " Cosa ne penso:Conoscere l'Africa? Secondo me non era nell'intento dell'autore. Il suo è stato un viaggio durato anni ma che non ha seguito lo schema del classico reportage giornalistico. Il suo è un racconto dal quale scaturisce la vita di come è intesa da chi abita questo continente per noi ancora misterioso.Kapuscinski ha vissuto l'ospitalità delle gente semplice pur sempre timorosa nei suoi approci per chi non conosce. Ha vissuto i pericoli rischiando di persona e ci ha trasmesso in uno stile a volte crudo un viaggio attraverso la vita di chi abita un continente sfruttato da secoli da chi non ha mai voluto capirlo e amarlo.Da leggere!

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