L'isola di Arturo
  • 8806175041
  • Einaudi
  • 2005

L'isola di Arturo

di Elsa Morante

Il romanzo è un'esplorazione attenta della prima realtà verso le sorgenti non inquinate della vita. L'isola nativa rappresenta una felice reclusione originaria e, insieme, la tentazione delle terre ignote. L'isola, dunque, è il punto di una scelta e a tale scelta finale, attraverso le varie prove necessarie, si prepara qui, nella sua isola, l'eroe ragazzo-Arturo. E' una scelta rischiosa perché non si dà uscita dall'isola senza la traversata del mare materno; come dire il passaggio dalla preistoria infantile verso la storia e la coscienza. FONTE www.ibs.it


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Commenti (4)

16/03/2014 - Gino
utente
L'isola di Arturo è un romanzo di Elsa Morante, vincitrice con tale libro del Premio Strega nel 1957. Dal romanzo venne tratto un omonimo film. Ambientato intorno al 1938. Arturo Gerace è nato sull'isola di Procida e vive lì tutta l’infanzia e l’adolescenza. L'isola racchiude tutto il suo mondo, e tutti gli altri posti esistono per lui solo nella dimensione della leggenda. Passa il suo tempo a leggere storie sugli “eccellenti condottieri”, a studiare l’atlante per progettare i suoi viaggi futuri e a fare fantasie sulla figura del padre che crede il più grande eroe della storia. Tutto ciò che è legato al padre Wilhelm per lui è sacro. Anche gli amici del padre sono per lui delle figure mitiche: il solo fatto di essere stati degni di amicizia li rende ai suoi occhi delle persone straordinarie. Arturo è orfano della madre, morta nel darlo alla luce, e non ha mai conosciuto una donna: nei momenti di assenza del padre vive esclusivamente in compagnia della sua bianca cagna Immacolatella a cui è molto legato. Quando il padre porta a casa Nunziata, una nuova sposa, Arturo ne è inconsapevolmente attratto e prova sentimenti contrastanti che non riesce a spiegarsi; non riesce nemmeno a chiamarla per nome reputandola, almeno all'inizio, un essere brutto e inferiore e non tollerando che ella possa sostituirsi alla madre defunta. Nelle lunghe assenze del padre sono loro soli a vivere nella grande casa. Nunziata cerca di instaurare un rapporto con Arturo, ma lui, geloso delle attenzioni che Wilhelm le riserva nei primi mesi di matrimonio, oppone un muro impenetrabile. Tutto cambia quando a loro si aggiunge il piccolo Carmine Gerace, il figlio di Nunziatella e del padre. Durante la notte del travaglio, Arturo sente Nunziata urlare e disperarsi, ha il terrore che, come sua madre, anche la matrigna possa morire di parto. Dopo la nascita del bambino, Nunziatella si dedica completamente a Carmine e Arturo ne diventa terribilmente geloso. Soprattutto invidia al fratellastro il fatto di avere una madre affettuosa, che vive per lui e lo riempe di baci, cosa che in particolare colpisce Arturo, che una madre non l'ha avuta e crede di non essere mai stato baciato. La sua gelosia per la maternità di Nunziata è tale che, per attirare l'attenzione della matrigna, decide di inscenare un suicidio ingurgitando delle pastiglie di sonnifero lasciate incustodite dal padre. La dose ingerita, che Arturo sapeva con certezza non essere sufficiente a uccidere un uomo, si rivela però abbastanza forte per un ragazzo, e il giovane si salva in virtù della sua ottima forma fisica. Così Arturo trascorre circa una settimana a letto, in un torpore surreale durante il quale gode della attenzioni di Nunziatella, sempre al suo capezzale, preoccupata per il figliastro. Appena guarito, Arturo per la gioia le corre incontro e la bacia sulla bocca, chiamandola per la prima volta per nome. Rimane stupito nell'essere rifiutato dalla matrigna e dalla paura che la donna dimostra nei suoi confronti. Arturo nota una sorta di conflitto in Nunziata: la donna è divisa dalla lotta tra la sua volontà, il suo dovere di moglie e cristiana e l'affetto/amore che sicuramente prova per il ragazzo. Nunziata comincia a evitare il figliastro. Inizialmente Arturo si risente per l'allontanamento, non comprendendo nemmeno i propri sentimenti verso Nunziatella. Ormai evitato dalla matrigna, Arturo fa conoscenza di un'amica di Nunziatella, Assunta, una giovanissima vedova che lo inizia al sesso. In occasione della sua prima esperienza sessuale si rende conto che i sentimenti contrastanti che prova verso Nunziata nascondono anche l'attrazione di un uomo per una donna: infatti, Arturo si morde a sangue il labbro inferiore per impedirsi di gridare il nome della matrigna. Pur non amando Assuntina, Arturo intreccia con lei una relazione, per sfogare l'amore represso verso Nunziatella; quando scopre di non essere l'unico amante della donna,deluso, la abbandona ingiuriandola. Al ritorno di Wilhelm Gerace a Procida, Arturo, che ha preso l'abitudine di aspettare suo padre ogni giorno al molo come da bambino, vede il padre, che, agitato, gli dice di precederlo a casa. Arturo invece aspetta, stupendosi dell'agitazione e dell'inquietudine di Wilhelm, e scopre che il padre stava aspettando lo sbarco di un carcerato, un giovane bruno, dall'aria strafottente che immediatamente desta l'antipatia e l'odio di Atruro. Wilhelm conduce una vita schiva, ignorando la moglie e i figli; nei suoi disperati vagabondaggi estivi rifiuta perfino la compagnia di Arturo. Un pomeriggio Arturo si imbatte per caso in Wilhelm e lo segue di nascosto, arrivando fino al Penitenziario dell'isola, dove il padre si mette a cantare rivolto a una delle finestre. Non ricevendo risposta, Wilhelm si mette a fischiare in un codice che Arturo pensava essere un segreto tra lui e suo padre. Finalmente, il carcerato si mostra alla finestrella e fischia in risposta, in codice, un insulto: "parodia". Alla vigilia del compleanno di Arturo, rincasando a casa a tarda sera il ragazzo trova il carcerato, Tonino Stella, rilasciato per amnistia e ospite di Wilhelm. Da lui scopre che il padre, ch'egli ha sempre creduto un grande viaggiatore e un eroe, non si allontana mai di molto durante i suoi viaggi. Si intuisce una relazione omosessuale tra Wilhelm Gerace e Tonino Stella, che per un viaggio di 15 giorni verrà ricompensato con un capitale sufficiente da permettergli, al suo ritorno a Roma, di aprire un garage e di sposare la sua ragazza. All'arrivo di Wilhelm, Arturo litiga col padre. L'indomani mattina, Arturo rifiuta anche l'ultimo tentativo conciliante del padre, diretto al porto di Procida. Il giorno successivo confessa il suo amore a Nunziata e tenta di baciarla, ma, respinto, lotta con lei, ferendole il lobo dell'orecchio. Fugge allora, con l'intenzione di andarsene per sempre dall'isola e si nasconde in una grotta per non essere trovato. Incontra Silvestro, il garzone che gli aveva fatto da "balio" e si era preso cura di lui nei primi anni di vita, allattandolo con latte di capra e decide di prendere il piroscafo insieme a lui, il giorno seguente e anche di arruolarsi come volontario nella seconda guerra mondiale, per mettersi alla prova in combattimento, come ha sempre sognato durante l'infanzia. Silvestro va alla casa dei Gerace e riferisce a Nunziata il messaggio affidatogli da Arturo: che il ragazzo è già partito e gli ha chiesto di preparargli una valigia con tutti i suoi scritti e le sue cose. Nunziata consegna a Silvestro l'orecchino d'oro che Arturo le ha strappato nella baruffa della mattina e un pezzo di pizza dolce, che aveva cucinato apposta per il compleanno del figliastro, perché li porti ad Arturo. Arturo, insieme a Silvestro, lascia Procida, e non guarda l'isola allontanarsi e confondersi all'orizzonte, ma riapre gli occhi solo quando ormai è sparita allo sguardo. Bello, avvincente, e devo dire che mi ha anche spiazzato. Leggerò altro dell’autrice.

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14/07/2014 - simona72
utente
romanzo di altissimo livello... da leggere!!

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31/12/2015 - sofia
utente
Elsa Morante è nata a Roma nel 1913. Imparò a leggere e a scrivere da sola senza bisogno di frequentare le scuole medie ed elementari. Iniziò ben presto a comporre le sue prime poesie e fiabe; più grande s’iscrisse al liceo classico dove sostenne risultati tanto positivi da permetterle di frequentare l'università. Non ottenne però la laurea perché troppo occupata dall'attività letteraria, avendo cominciato a scrivere novelle e racconti pubblicati su riviste femminili. Nel 1941 uscì la sua prima raccolta di novelle "Il gioco segreto" e nello stesso anno si sposò con lo scrittore Alberto Moravia, con il quale, però si separò nel 1962. Il suo primo romanzo, "Menzogna e sortilegio", fu pubblicato nel 1948 e ricevette il Premio Viareggio, nel 1957 la Morante ricevette il “Premio strega” grazie a "L'isola di Arturo", successivamente scrisse anche un libro di poesie (Alibi), un libro di racconti (Lo scialle Andaluso) ed una raccolta di poesie e prose (Il mondo salvato dai ragazzini). Nel 1974 compose la sua più famosa opera: "La storia" e il suo ultimo suo romanzo, "Aracolei", risale al 1982, dopodiché Elsa morì a Roma tre anni dopo.La prima frase del romanzo è tutto un programma "Uno dei miei primi vanti era stato il mio nome"Il nome Arturo è stato associato prima a una stella la più rapida e radiosa della figura di Boote nel cielo boreale e poi ad un re dell'antichità.Arturo Gerace è il protagonista di questo libro è lui che narra la sua storia in prima persona è un giovane di quattordici, che fa della sua isola un mondo incantato.L'isola è quella di Procida, ma nel racconto di Arturo diventa lo spazio immaginario in cui si muove un ragazzino che descrive se stesso con una statura superava di poco il metro, ma fiero dei suoi occhi neri e dei bei capelli mori, che tagliava solo per non sembrare una ragazza, sempre spettinati e d’estate addirittura incrostati di sale. Diventerà un bellissimo sedicenne che fa girare la testa alle ragazze.Da piccolo era cresciuto con la sua balia Silvestro, perché la madre era morta nel metterlo alla luce e il padre era sempre lontano dall’isola per compiere chi sa quali viaggi avventurosi. Così Arturo, allattato con latte di capra, dovette abituarsi presto ad essere grande ed a badare a se stesso, l’unico inseparabile amico che aveva era un cane femmina di nome Immacolatella.E' innamorato del padre Wilheim sempre in giro e disattento a bisogni del figlio quando porterà a casa una moglie presa nei bassifondi napoletani Arturo prima ne sarà gelosissimo poi se ne innamorerà.L'isola è vista dal piccolo Arturo come un mondo popolato da personaggi immaginari poi la vedrà come una prigione come il penitenziario che troneggiava minaccioso e che ospitava pericolosi criminali.La Casa dei Guaglioni, con vista sul penitenziario, era la dimora del protagonista: non apparteneva al patrimonio della stirpe Gerace, ma era stata regalata a Wilhelm da un vecchio amico molto ricco di nome Romeo l’Amalfitano. Il castello Gerace, così scherzosamente chiamato da Arturo, era assai immenso, costruito sull’alto di un monticello, in mezzo ad un terreno incolto; la facciata principale volgeva al paese mentre a destra c’era una piccola scala che congiungeva con il piano carrozzabile, dietro, infine, si stendeva una larga spianata, giù dalla quale il terreno diventava scosceso e impervio e attraverso una lunga frana si arrivava ad una spiaggetta dalla forma triangolare dov’era attraccata la Torpediniera delle Antille, la barca di Arturo.Nessuno comandava Arturo per cui quando il padre si risposa è come un cavallino che ha bisogno di essere domato.Il valore di questo libro è l'atmosfera quasi onirica, i sentimenti forti del piccolo e poi cresciuto Arturo, la venerazione per il padre che man mano diventa delusione. Un romanzo che dice più di quello che viene scritto e che fra le righe fa intendere un dramma.Lo giudico un libro bellissimo dove l'autrice ha saputo cogliere i sogni infantili del protagonista che man mano maturano nei desideri e le pulsioni di un adolescente per poi diventare decisioni da adulto quando decide di lasciare l'isola per andare soldato. Linguaggio semplice coinvolgente che trascina il lettore dentro la vita di Arturo ragazzino solo che crescendo diventa un adulto cosciente. Consigliato!

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31/12/2015 - sofia
utente
Elsa Morante è nata a Roma nel 1913. Imparò a leggere e a scrivere da sola senza bisogno di frequentare le scuole medie ed elementari. Iniziò ben presto a comporre le sue prime poesie e fiabe; più grande s’iscrisse al liceo classico dove sostenne risultati tanto positivi da permetterle di frequentare l'università. Non ottenne però la laurea perché troppo occupata dall'attività letteraria, avendo cominciato a scrivere novelle e racconti pubblicati su riviste femminili. Nel 1941 uscì la sua prima raccolta di novelle "Il gioco segreto" e nello stesso anno si sposò con lo scrittore Alberto Moravia, con il quale, però si separò nel 1962. Il suo primo romanzo, "Menzogna e sortilegio", fu pubblicato nel 1948 e ricevette il Premio Viareggio, nel 1957 la Morante ricevette il “Premio strega” grazie a "L'isola di Arturo", successivamente scrisse anche un libro di poesie (Alibi), un libro di racconti (Lo scialle Andaluso) ed una raccolta di poesie e prose (Il mondo salvato dai ragazzini). Nel 1974 compose la sua più famosa opera: "La storia" e il suo ultimo suo romanzo, "Aracolei", risale al 1982, dopodiché Elsa morì a Roma tre anni dopo.La prima frase del romanzo è tutto un programma "Uno dei miei primi vanti era stato il mio nome"Il nome Arturo è stato associato prima a una stella la più rapida e radiosa della figura di Boote nel cielo boreale e poi ad un re dell'antichità.Arturo Gerace è il protagonista di questo libro è lui che narra la sua storia in prima persona è un giovane di quattordici, che fa della sua isola un mondo incantato.L'isola è quella di Procida, ma nel racconto di Arturo diventa lo spazio immaginario in cui si muove un ragazzino che descrive se stesso con una statura superava di poco il metro, ma fiero dei suoi occhi neri e dei bei capelli mori, che tagliava solo per non sembrare una ragazza, sempre spettinati e d’estate addirittura incrostati di sale. Diventerà un bellissimo sedicenne che fa girare la testa alle ragazze.Da piccolo era cresciuto con la sua balia Silvestro, perché la madre era morta nel metterlo alla luce e il padre era sempre lontano dall’isola per compiere chi sa quali viaggi avventurosi. Così Arturo, allattato con latte di capra, dovette abituarsi presto ad essere grande ed a badare a se stesso, l’unico inseparabile amico che aveva era un cane femmina di nome Immacolatella.E' innamorato del padre Wilheim sempre in giro e disattento a bisogni del figlio quando porterà a casa una moglie presa nei bassifondi napoletani Arturo prima ne sarà gelosissimo poi se ne innamorerà.L'isola è vista dal piccolo Arturo come un mondo popolato da personaggi immaginari poi la vedrà come una prigione come il penitenziario che troneggiava minaccioso e che ospitava pericolosi criminali.La Casa dei Guaglioni, con vista sul penitenziario, era la dimora del protagonista: non apparteneva al patrimonio della stirpe Gerace, ma era stata regalata a Wilhelm da un vecchio amico molto ricco di nome Romeo l’Amalfitano. Il castello Gerace, così scherzosamente chiamato da Arturo, era assai immenso, costruito sull’alto di un monticello, in mezzo ad un terreno incolto; la facciata principale volgeva al paese mentre a destra c’era una piccola scala che congiungeva con il piano carrozzabile, dietro, infine, si stendeva una larga spianata, giù dalla quale il terreno diventava scosceso e impervio e attraverso una lunga frana si arrivava ad una spiaggetta dalla forma triangolare dov’era attraccata la Torpediniera delle Antille, la barca di Arturo.Nessuno comandava Arturo per cui quando il padre si risposa è come un cavallino che ha bisogno di essere domato.Il valore di questo libro è l'atmosfera quasi onirica, i sentimenti forti del piccolo e poi cresciuto Arturo, la venerazione per il padre che man mano diventa delusione. Un romanzo che dice più di quello che viene scritto e che fra le righe fa intendere un dramma.Lo giudico un libro bellissimo dove l'autrice ha saputo cogliere i sogni infantili del protagonista che man mano maturano nei desideri e le pulsioni di un adolescente per poi diventare decisioni da adulto quando decide di lasciare l'isola per andare soldato. Linguaggio semplice coinvolgente che trascina il lettore dentro la vita di Arturo ragazzino solo che crescendo diventa un adulto cosciente. Consigliato!

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