I miserabili

Victor Hugo nacque a Besançon nel 1802 e morì a Parigi nel 1885. Partecipò intensamente come uomo, come scrittore e come politico a tutti gli avvenimenti più importanti della Francia del XIX secolo. Figlio di un generale di Napoleone, visse in parte al seguito del padre in Corsica e Spagna, in parte con la madre e i fratelli a Parigi. Fu proprio la madre inizialmente ad indirizzarlo verso la letteratura. Subito riscosse un immenso successo di critica e di pubblico e tuttora è considerato il più grande romanziere francese. Politicamente si schierò con i rivoltosi parigini, partecipando alle barricate del 1848 e pronunciando infuocati discorsi contro la miseria e per il miglioramento delle condizioni di vita del popolo, contro la pena di morte e a difesa del suffragio universale e della libertà di stampa. I miserabili, monumentale opera composta tra il 1850 e il 1862, è dedicata alle vittime dell'ingiustizia sociale, cioè a coloro che vivevano nella miseria dei bassifondi parigini e nell'ignoranza. Jean Valjean è il protagonista indiscusso di questo romanzo. Umile contadino ha trascorso 19 anni in carcere per aver rubato un pezzo di pane e poi tentato la fuga. Quando torna in libertà è ospitato dal vescovo di Digne, ma lo deruba dell'argenteria e fugge. Catturato con la refurtiva, finirebbe nuovamente in prigione se il presule non lo scagionasse, dicendo di avergliela regalata. Colpito da tanta generosità, Valjean si redime, cambia vita e nome e diventa un benefattore.Una fra le sue numerose azioni è quella di aiutare Fantine una giovane e sfortunata ragazza madre perseguitata dal crudele ispettore Javert che riconoscendo Jean Valjean come un ex galeotto lo costringe alla fuga. La storia è triste e sembra autobiografica, intorno a Jean Valjean ruota una serie di personaggi che appartengono al mondo dei poveri come Fantine, dei personaggi pieni di bontà come il vescovo di Digne, personaggi cattivi come Thenardier e il mondo della malavita parigina e l'inflessibile ispettore Javert che quando alla fine farà un atto di bontà si ucciderà per averlo fatto.Si sorriderà alla figura di Gavroche monello pieno di speranza e la sorella Eponine che si sacrificherà per amore. La lettura sicuramente non è stata facile i continui riferimenti storici e la grande cultura dell'autore che traspare in ogni riga rallentano, per il moderno lettore, il gusto della trama in sè molto avvincente anche se cupa e dolorosa.Si tratta di un romanzo molto lungo, con tantissimi personaggi e vicende che si intrecciano nella storia di Parigi e della Francia che va dalla rivoluzione francese e gli scontri del 1832, considerando anche tutte le digressioni e le riflessioni dell’autore.Nonostante che al giorno d'oggi le condizioni di vita siano molto migliorate rispetto al periodo descritto dal romanzo la tematica descritta ne fa ancora un tema attuale. Anche al giorno d'oggi ci sono ingiustizie sociali che fanno rabbrividire e penso ai popoli del terzo mondo che ancora non hanno cibo e acqua, alle favelas del Brasile così simili ai sobborghi parigini. La miseria è uguale nel 1832 come alle soglie del 2013.In un'era tecnologica con computer e benessere diffuso a dispetto della crisi forse anche noi dovremmo ravvederci come Jean Valjean e adottare la nostra Cosette.... Meditiamo gente meditiamo....