Mendel dei libri
  • 9788845922749
  • Adelphi (Biblioteca minima)
  • Jan 01, 2012

Mendel dei libri

di Stefan Zweig

La storia di un uomo che forse non ha letto tutti i libri, ma che tutti li conosce. Il sovrano di un mondo parallelo – un mondo di carta.


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Commenti (1)

17/02/2013 - Gino
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Questa è la storia di Mendel, della sua ossessione, del vivere attraverso i libri, del rinchiudersi in essi per non uscirne più, noncurante se fuori c’èra pioggia, sole, tempeste o uragani, catalogatore di prezzi, titoli, sovra copertine, quasi una biblioteca umana cui recarsi per avere ogni tipo di informazioni su un libro/argomento desiderato: « Perché lui leggeva come altri pregano, come i giocatori giocano e gli ubriachi tengono lo sguardo fisso nel vuoto, storditi; il suo rapimento quando leggeva era così commovente che, da allora, il modo in cui gli altri leggono mi è sempre parso profano. » E’ la storia anche del non rispetto, della triste ingenuità, dell’agire spontaneo, ormai oltraggiato dal suo trono, con una lingua semplice e poco menzoniera, è la storia di uno scambio epistolare, di poche domande, e di un passione che vita che la alimenta, dietro quegli occhiali protezione e spirito inaccessibile. “Stare a guardare Mendel in occasione di un simile consulto procurava a me – allora uomo giovane e curioso – un godimento tutto speciale. Mentre di solito, quando gli mettevano davanti un libro di scarso pregio, lo richiudeva sprezzante con uno schiocco secco e si limitava a bofonchiare: «Due corone», di fronte a una rarità o addirittura ad un esemplare unico, si tirava rispettosamente indietro, gli faceva scivolare sotto un foglio di carta, ed era chiaro che, tutto d’un tratto, si vergognava delle sue dita sporche, macchiate d’inchiostro e con le unghie listate di nero. Poi, cauto e delicato, cominciava a sfogliare con immenso rispetto la rarità, pagina dopo pagina. Nessuno poteva disturbarlo in un momento simile, così come non è consentito disturbare un vero fedele in preghiera, e in effetti il suo osservare, toccare, odorare e soppesare, ciascuno di quei singoli gesti aveva un che di rituale, ricordava la sequenza degli atti regolati dal culto in una cerimonia religiosa. La schiena curva si spostava avanti e dietro, e lui intanto brontolava, bofonchiava, si grattava la testa, emetteva strani suoni inarticolati, un «ah» e «oh» lunghi e quasi sgomenti, segno di entusiastica ammirazione, e poi invece, sussultando inorridito, un «ohi» o un «ohimè» nello scoprire la mancanza di una pagina, oppure un foglio rosicchiato da un tarlo. Alla fine prendeva rispettosamente in mano il malloppo per soppesarlo ben bene, annusava e odorava quel tomo ingombrante con occhi semichiusi, non meno rapito di una ragazza sentimentale che aspiri il profumo di una tuberosa. Durante questa procedura un po’ complicata il proprietario doveva naturalmente armarsi di santa pazienza. Finito l’esame Mendel, forniva volentieri, anzi con entusiasmo, tutte le informazioni del caso, alle quali venivano immancabilmente ad aggiungersi aneddoti ad ampio raggio ed avvincenti resoconti sulla curva dei prezzi di esemplari analoghi. In quegli istanti pareva diventasse più luminoso, più giovane, più vivo, e solo una cosa poteva oltremodo esacerbarlo, quando un pivello voleva magari offrirgli denaro per la sua valutazione. Allora si ritraeva offeso, come potrebbe fare il direttore di una pinacoteca, che da un americano di passaggio ricevesse una mancia per le sue spiegazioni. Poter tenere fra le mani un libro prezioso significava infatti per Mendel quel che per altri è l’incontro con una donna. Quei momenti era le sue notti d’amor platonico. Soltanto il libro esercitava un potere su di lui, mai il denaro.” “ […] E poi me ne andai, vergognandomi di fronte a quella brava donna, che semplicemente, ma con grandissima umanità, era rimasta fedele al morto. Perché lei, l'ignorante, aveva almeno conservato un libro, per ricordarsi meglio di lui, mentre io, io per anni avevo dimenticato Mendel dei libri, prorpio io che avrei dovuto sapere che i libri si fanno solo per legarsi agli uomini al di là del nostro breve respiro e difendersi così dall'inesorabile avversario di ogni vita: la caducità e l'oblio.”

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