Il catino di zinco
  • 9788831763943
  • Marsilio
  • 01/01/1996

Il catino di zinco

di Margaret Mazzantini

Antenora, la nonna che Margaret Mazantini evoca in questo romanzo, s'impone come un piccolo eroe di un mondo arcaico. Confinata tra le pareti domestiche, esercita con energia un matriarcato casalingo e indiscusso, nel quale si impongono valori netti e semplici, sentimenti forti ed esclusivi, che la rendono capace di affrontare esperienze decisive (la guerra, il fascismo, il dopoguerra) senza mai perdersi d'animo. Di fronte alla sua morte, in un gelido mattino d'inverno, la nipote si interroga e disegna il ritratto di una donna che è riuscita a essere se stessa nonostante l'ostilità del mondo e della storia. Il romanzo è stato pubblicato per la prima volta nel 1994.Fonte http://www.libreriauniversitaria.it/catino-zinco-mazzantini-margaret-marsilio/libro/9788831781664


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Commenti (2)

19/02/2012 - sofia
utente
Incipit "Tardavo a uscire dalla cappella. Stavo appoggiata allo stipite della porta semichiusa. Tra i battenti non rimaneva che un agio breve. Da fuori, mi arrivava il vociare degli altri, già sparsi sul sagrato: consanguinei che non si vedono da tempo e rumoreggiano attorno alla sorpresa di ritrovarsi somiglianti. Era un mattino diafano d’inverno, fiacco di nubi. Eppure dalla feritoia sottile alle mie spalle la luce penetrava come una serpe a forare l’ombra, e mascherare la pochezza di quel luogo intento. L’umido trasudava in terra dall’ammattonato e lungo le mura, cosparse di specchi. Solo in alto la luce perdeva la crudeltà di un fendente e si acquattava nella piccola volta a botte del soffitto." Il catino di zinco di Margaret Mazzantini. Immediatamente salta all'occhio in questo primo romanzo di Margaret Mazzantini il linguaggio accurato cesellato direi a volte complesso ma godibilissimo come una poesia con cadenza musicale. E' l'esordio di Margaret come scrittrice e quale miglior modo se non con un romanzo autobiografico? L'autrice con Il catino di zinco ha vinto il Premio Campiello e il premio Opera Prima Rapallo-Carige.Parla della nonna dallo strano nome di Antenora e l'incipit parla proprio del giorno del suo funerale il ricordo andrà a ritrovo a ritrovare i ricordi di una donna forte, una specie di eroina di un mondo scomparso. Il suo carattere forte le permetterà di attraversare molte difficoltà nella vita con vicende anche drammatiche durante la guerra e l'immediato dopo guerra. Difficoltà che non abbatteranno questo personaggio straordinario rendendo suo tratto principale l'immensa fiducia nel superare ogni ostacolo. Protagonista la nonna della Mazzantini quindi, ma soprattutto il linguaggio con cui ha affrontato questo primo romanzo,il consiglio è di non lasciarvi intimidire e di gustare come ad una fonte di acqua fresca le parole che arricchiranno la nostra lettura. Da leggere!

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21/09/2012 - Gino
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Finito di leggere “Il Catino di Zinco” opera prima della scrittrice Margaret Mazzantini. Libro molto discusso che vede protagonista Antenora, nonna della Mazzantini. Donna descritta con il carattere forte, decisa, priva di ogni negazione. La protagonista vedrà grazie al suo carattere uscire fuori da guerre, fascismo e dopoguerra che hanno segnato inevitabilmente la sua persona. Ciò che mi ha affascinato è la ricostruzione dell’immagine della nonna che l’autrice ne fa, il libro sì apre con la sua morte, un linguaggio difficile, ostico a mio modo di vedere, che sicuramente non ho ritrovato in “Venuto al mondo” in cui tutto era più denso e fluente anche se anche lì non è che ha raggiunto vette eccelse. Una storia di generazioni, di una nonna, una inno al sentimento, in fondo il ricordo non è mai sentito quando è viva in noi la persona. Antenora potrebbe essere una nostra nonna acquisita, simbolo di un matriarcato e un’energia casalinga di cui sono le nostre care nonne sono capaci. “Gran bel gioco del cazzo la vita, quando inizia a palleggiarti con la morte! Questo è mio, questo è tuo: si mettessero d'accordo prima, e li tracciassero più netti questi confini. Dunque, facendo il computo, di lei la comare secca s'era già presa: le gambe tutt'e due, una spalla con relativo braccio, e mezzo (forse trequarti) torso. La passerina non si sa. Era ancora regno di nessuno, certo un po' lessata anch'essa. Per quanto riguarda, invece, tutto il porcaio sito nella propaggine superiore detta zucca, cioè il pensiero, l'affettività, la memoria - e gli altri generi di conforto e sconforto -, il poco che le era rimasto, bastava per farla schiattare di dolore. Sì, perché nella luce del mattino, ripulita e pettinata financo, spesse lacrime navigavano nei suoi occhi medusei.”

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