1984
  • 9788824710336
  • A. Mondadori Scuola (La Lettura)
  • 01/01/1998

1984

di George Orwell

È il 1984. Oceania, Estasia ed Eurasia, le uniche tre grandi nazioni in cui il globo terrestre è diviso, combattono una guerra senza esclusione di colpi e di mutevoli alleanze. Ogni stato è separato dagli altri dall'odio e dal pregiudizio; ogni popolazione è isolata e, sola, indotta a credere che quelle vissute siano le uniche realtà possibili, nell’unico mondo possibile. A Londra e in tutta l’Oceania l’ideologia eletta è quella del Socing, diffusa dal “Partito” che fa capo al Grande Fratello, prima ed unica autorità politica della nazione, sinistro demiurgo che controlla e plasma i sudditi-cittadini a proprio piacimento attraverso la psicopolizia e la perversa “filosofia” del Bispensiero. Il risultato è una società piatta e allineata, mossa unicamente dall'inerte fedeltà verso il Governo, una massa di silenti tute blu senza spessore né individualità. In un mondo dove è proibito il sesso senza procreazione, i rapporti umani sono banditi, le espressioni facciali necessariamente controllate, i pensieri bloccati prima di essere formulati, Winston Smith non è ancora del tutto soggiogato: dietro un’apparenza irreprensibile cova un profondo odio per il Sistema e vede nel movimento ribelle della Confraternita e nei poverissimi prolet ignorati e per questo liberi, i depositari della scintilla del sovvertimento del tolitarismo. Rabbia e fiducia nella verità e nell'inspiegabile “spirito dell’uomo” sono i sentimenti che condivide con l'amata Julia all’interno di una vecchia stanza sopra un antiquario. Insieme ad osservare il tempo fermarsi lontano dall’ombra inaridente del GF. Come gli Adamo ed Eva di un popolo estinto, i due conquistano la gioia dell’amore e della lettura, del sesso, dello zucchero e del caffè, frutti proibiti del finir di millennio. Dalla finestra socchiusa scorgono l’inferno d'ingranaggi in cui il loro paradiso sembra dover prima o poi sprofondare, consapevoli di essere salvi ma solo in attesa di una condanna... 1984 è un potente monito contro le ideologie e una lucida e terrificante parabola futuribile, nonché un'inquietante fenomenologia dell’abuso di Potere. Aldilà della bellezza della narrazione (sfido chiunque a trovare altre ultime cento pagine di così granitica, crudele e commovente poesia) il messaggio è chiaro: poco importa che il Socing sia modellato sul socialismo sovietico o che i tratti facciali (e non solo) del Grande Fratello sembrino il risultato di uno strano esperimento frankensteiniano di intersezione tra quelli di Hitler e Stalin, il romanzo di Orwell va oltre, si affranca da qualsiasi figura, epoca, credo politico, per abbracciarli – fino al soffocamento - tutti nel momento in cui s'inginocchiano di fronte all'eccesso. L'appiattimento delle coscienze è condotto, caso strano, tramite la strumentalizzazione della Memoria: Winston lavora nel cosiddetto ministero della Verità, dove la Storia viene riscritta in modo tale che il passato confermi continuamente le bugie del presente. Quel che è nel 1984 è quel che è sempre stato e quel che sempre sarà. La negazione legittima la menzogna, che viene spacciata per verità. Una politica del rovesciamento non può che meritare una morale adeguata: l'ignoranza diventa forza, la guerra pace, la libertà schiavitù. Due più due farà cinque. Gli uomini non ci sono più: estinti, fautori della propria rovina, non uccisi ma trasformati sotto il costante occhio del Grande Fratello. Inutile pensare che l’84 è passato da un pezzo e il pericolo è scampato: quella data è fumo, e la distopia che Orwell temeva tanto quanto Platone si auspicava è ancora possibile. Letta l’ultima riga, la “fidata” scatola gracchiante piazzata lì, davanti al divano, non sembra più così controllabile. Piuttosto pronta a schiudersi come un occhio su un tempo non troppo lontano in cui anche lei potrà guardare noi. Ma non si divertirà.


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