Avevano spento anche la luna
  • 9788811670360
  • Garzanti
  • 2011

Avevano spento anche la luna

di Ruta Sepetys

Lina ha appena compiuto quindici anni quando scopre che basta una notte, una sola, per cambiare il corso di tutta una vita. Quando arrivano quegli uomini e la costringono ad abbandonare tutto. E a ricordarle chi è, chi era, le rimangono soltanto una camicia da notte, qualche disegno e la sua innocenza. E' il 14 giugno del 1941 quando la polizia sovietica irrompe con violenza in casa sua, in Lituania. Lina, figlia del rettore dell'università, è sulla lista nera, insieme a molti altri scrittori, professori, dottori e alle loro famiglie. Sono colpevoli di un solo reato, quello di esistere. Verrà deportata. Insieme alla madre e al fratellino viene ammassata con centinaia di persone su un treno e inizia un viaggio senza ritorno tra le steppe russe. Settimane di fame e di sete. Fino all'arrivo in Siberia, in un campo di lavoro dove tutto è grigio, dove regna il buio, dove il freddo uccide, sussurrando. E dove non resta niente, se non la polvere della terra che i deportati sono costretti a scavare, giorno dopo giorno. Ma c'è qualcosa che non possono togliere a Lina. La sua dignità. La sua forza. La luce nei suoi occhi. E il suo coraggio. Quando non è costretta a lavorare, Lina disegna. Documenta tutto. Deve riuscire a far giungere i disegni al campo di prigionia del padre. E' l'unico modo, se c'è, per salvarsi. Per gridare che sono ancora vivi. Lina si batte per la propria vita, decisa a non consegnare la sua paura alle guardie, giurando che, se riuscirà a sopravvivere, onorerà per mezzo dell'arte e della scrittura la sua famiglia e le migliaia di famiglie sepolte in Siberia. Ispirato a una storia vera, Avevano spento anche la luna spezza il silenzio su uno dei più terribili genocidi della storia, le deportazioni dai paesi baltici nei gulag staliniani.


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Commenti (8)

17/09/2011 - Libri e Recensioni
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Dopo il film di Roberto Benigni del 1997 La vita è bella, personalmente ritengo che, in tema di deportazione, questo romanzo sia quanto di più toccante e allo stesso tempo terribile, si possa trovare. Continua su: http://www.librierecensioni.com/libri2/avevano-spento-anche-la-luna-ruta-sepetys.html

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29/12/2011 - sofia
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Se riusciamo ancora a piangere e a commuoversi su quello che ha significato per molte persone l'Olocausto, se riusciamo ancora a provare orrore su quello che persone come Hitler e i suoi seguaci hanno fatto ad altri esseri umani privandoli della loro dignità trattandoli come animali uccidendo prima che il loro corpo la loro anima Cosa potremo mai dire dei venti milioni di vittime dello stalinismo?Avevano spento la luna di Ruta Sepetys parla proprio di questo.Nel 1940, l’Unione Sovietica, sotto la guida di Stalin, occupò Lettonia, Lituania ed Estonia. I paesi baltici vennero annessi all’URSS repentinamente, senza che avessero la possibilità di opporsi in alcun modo.Molte persone furono giudicate antisovietiche e trasferite in Siberia."Mi portarono via in camicia da notte.Ripensandoci, i segnali c'erano tutti: foto di famiglia bruciate nel camino, la mamma che nel suore della notte cuciva l'argenteria e i gioielli più belli nella fodera del suo cappotto e il papà che non tornava dal lavoro." Così iniziano i ricordi di Lina la protagonista del libro trascinata con la madre e il fratellino Jonas su un treno e dopo un viaggio infinito e infine portata in Siberia.Lina è un'artista ha una strordinaria capacità nel disegno ed è ammirata dall'arte di Munch.Nel libro i suoi ricordi sul tragico presente si intersecano con i ricordi della vita serena e tranquilla di prima.Quello che passerà porta alla mente Solztenitzin nella sua opera I gulag, ma l'autrice ha saputo trasmetterci la speranza e la forza dei sopravvissuti che anelano ad iniziare una nuova vita. Un libro che mi resterà dentro e che consiglio a tutti!

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03/02/2012 - Gino
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Avevano spento anche la luna” è il duro e poetico romanzo di Ruta Sepetys. Un romanzo delicato, appassionante e commovente, su una fetta di storia poco conosciuta ancora: la deportazione di milioni di persone durante l’occupazione sovietica. I paesi baltici hanno perso a causa di Iosif Stalin più di un terzo della popolazione. Repubbliche Baltiche: termine che impariamo sui banchi delle scuole dell’obbligo. Sta a indicare quei piccoli tre staterelli, Lettonia, Estonia e Lituania, che durante le guerre sono state spartite e dominate da diversi dominatori esterni più volte. Così presenti sui libri e nella storia, così lontani quando si pensa ai loro popoli, vittime di dittature e deportazioni. E’ negli anni Novanta che le Repubbliche Baltiche hanno conquistato la loro libertà. Preziosissima. I piccoli stati sono sbocciati, portando alla luce un popolo fiero, pacifico, creativo, desideroso di lasciarsi alle spalle le sofferenze ma di non dimenticare mai. Anzi, di raccontare al mondo ciò che hanno vissuto. Un libro che parla del più triste dei viaggi: la deportazione di migliaia di lituani, estoni e lettoni, finlandesi, ebrei ecc, verso la Siberia, i gulag e i campi di lavoro. Un romanzo doloroso che tiene incollati alle pagine. Racconta la storia di Lina e della sua famiglia, deportati dalla loro casa in Lituania fino alle più amene terre siberiane, tra lavori, violenze di ogni tipo, sporcizia, fame e freddo. Un prezioso documento sulle persecuzioni sovietiche agli stati occupati e sulla lotta di tante persone normali per non perdere la loro umanità. La scrittrice, Ruta Sepetys, si è recata in Lituania per ascoltare da veri sopravvissuti ai gulag, i campi di concentramento del comunismo, le condizioni, gli aneddoti, e le emozioni di tante voci rimaste senza voce. Purtroppo nel libro, anche se i personaggi sono di pure invenzione, molti fatti e situazioni sono tratti da esperienze autentiche. Un romanzo però che lascia un retrogusto dolceamaro, e che contiene anche un bel messaggio di lotta per la verità e per la dignità umana. Un canto d’amore per la propria terra e per la propria casa commovente e appassionato. Si calcola che Iosif Stalin abbia fatto uccidere più di 20 milioni di persone durante il suo folle regno di terrore.Quando il potere sovietico prese dominio sugli stati del Baltico, chiunque fosse solo sospettato di attività antisovietica venne deportato, torturato, ucciso, fatto morire di fame e di freddo, come era tanto in voga durante il regime sovietico. Donne e bambini rinchiusi in capanne di legno ad affrontare l’inverno siberiano. Una violenza che è intollerabile non venga condannata, processata, divulgata come è accaduto con il Nazismo. I paesi baltici hanno perso più di un terzo della popolazione durante l’occupazione sovietica. I pochi “fortunati” che sono tornati a casa, hanno visto le loro case e la loro terra occupati dai sovietici, che si erano impossessati di tutti i loro beni, delle loro case. Questo è un libro che parla della voglia di vivere. A qualunque costo. Quando attorno è stato tolto tutto. Il titolo originale del romanzo, Between Shades of Gray (“Tra sfumature di grigio”), porta l’attenzione del lettore sulla piatta linearità del paesaggio siberiano che fa da sfondo a pressoché tutta quanta la narrazione, un fondale sul quale spiccano i personaggi di una storia che si impone con tutta la sua carica espressiva. Lina, protagonista del romanzo della Sepetys, ha solo sedici anni, figlia del rettore dell’università, borghese agiata, promettente artista, si vede strappare di dosso tutto quello che possiede e sbattuta su un treno viene stipata in carri merci insieme ad altre persone neanche fossero i più spregevoli e sporchi animali. Intorno a Lina ruotano una serie di personaggi che anche con brevi pennellate vengono resi in modo marcato e preciso. Tutti hanno una funzione all’interno della storia che ne rende necessaria la presenza, sia solo quella di mostrare la crudeltà del NKVD, il Commissariato governativo sovietico (quello che poi sarebbe diventato il KGB). La memoria, come per tutti i racconti di deportazione, diventa il perno dell’intera storia. I disegni nascosti di Lina, i racconti fatti sottovoce, le lacrime gelate di queste persone diventano testimonianza di un massacro voluto, pianificato. Solo decenni dopo la Lituania e le nazioni sotto U.R.S.S. hanno avuto la possibilità di dar voce a queste storie, rimaste sepolte per anni sotto la costante paura di nuove deportazioni. “Era più difficile vivere o essere tra i sopravvissuti?Io avevo sedici, ero un’orfana in Siberia ma conoscevo la risposta. Era l’unica cosa di cui non avevo mai dubitato. Volevo vivere. Volevo vedere mio fratello crescere. Volevo rivedere la Lituania. Volevo vedere Joana. Volevo annusare il mughetto nella brezza sotto la mia finestra. Volevo dipingere nei prati. Volevo ritrovare Andrius con i miei disegni. C’erano soltanto due possibili esiti in Siberia. Il successo significava sopravvivere. Il fallimento significava morire. Io volevo la vita. Volevo sopravvivere”.

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24/01/2013 - Elena Novelli
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La traumatica esperienza di una deportazione vissuta da una ragazzina - la voce narrante - e dalla sua famiglia. Un libro denuncia, un libro che vuole portare alla luce un pezzo di storia poco conosciuta, quella dei lituani, che durante il periodo stalinista sono stati oggetto di abusi e violenze inusitate. Lo consiglio. Mi ha fatto venire voglia di saperne di più. La stessa autrice, nell'epilogo, chiede caldamente di fare una ricerca sui paesi baltici e sulla loro situazione di "stati cuscinetto" esposti ad ogni infamia.

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09/03/2013 - valeottantadue
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http://my-empty-purse.blogspot.it/2013/02/langolo-del-l… “Vi siete mai chiesti quanto vale una vita umana?Quella mattina la vita di mio fratello valeva un orologio da taschino (pg. 20)” Quando ho letto la recensione di questo libro nel blog The Secret Door, ( grazie per aver condiviso, di cuore!!) non ho potuto non leggerlo. Ci sonno libri che semplicemente vanno letti, anche se leggerli fa a brandelli l’anima. Ogni anno, noi dedichiamo un giorno alla memoria; alla memoria di tutti coloro che non ci sono più e che non hanno potuto gridare all’ingiustizia, all’abominio. Ruta Sepetys si fa portavoce di altre vittime dell’orrore che fu la seconda guerra mondiale. Ma davvero l’uomo può diventare così crudele?In nome di cosa o in nome di chi si ci può macchiare di certe azioni? Lina è una ragazza lituana di quindici anni, una famiglia felice, va a scuola, ha una migliore amica, prova le prime cotte e affronta le prime delusioni, ama disegnare..non solo ha talento. Tutto questo viene spazzato via, un giorno, da dei colpi alla porta. Gli agenti dell’NKVD fanno irruzione in casa sua e trascinano via lei, sua madre e il suo fratellino, di appena 11 anni. Sarà l’inizio di un incubo, quello della deportazione che li porterà lontano da tutto, che li ridurrà in condizioni disumane, patendo la fame, il freddo e le malattie, ma che, nonostante tutto, non spegnerà MAI il loro “essere” uomini. L’esperienza che passa da queste pagine non può essere descritta totalmente attraverso semplici parole e non so se riuscirò a trasmettere quello che mi palpita dentro, ma ci proverò. Esseri umani stipati in carri bestiame come fossero bestie, per giorni, senza cibo ne acqua, nessuna pietà per loro e se diventi un problema, non esitano a spararti. Finire in un campo di deportazione, dove mangi solo se lavori (300gr di pane era la sola razione), dove non è previsto che tu abbia di che ripararti dal freddo o dalle intemperie, ne vestiti o un bagno a disposizione, dove non c’è compassione nemmeno per un bambino, vecchio o malato. Lina non capisce il perché di tutto questo, cosa possono mai aver commesso di tanto grave? Nulla. È solo per il fatto che esistono, solo perché una dittatura non prevede che tu non sia d’accordo, non permette che tu abbia un’identità o un tuo pensiero o che tu possa esprimerlo. “Rifiuti era questo che eravamo per loro” (pg. 260) Leggere questo libro provoca frustrazione,dolore e rabbia, soprattutto rabbia. Non riuscivo a capacitarmi di tanta crudeltà e si che conosco la storia, ho letto tanto sulla seconda guerra mondiale, sui suoi orrori, sull’olocausto e sui gulag russi, su ciò che è stata l’occupazione da parte di Stalin di terre come la Lituania, l’Estonia, la Lettonia e non solo. Ma per quanto legga, tutte le volte è un dolore che si rinnova. Le immagini del libro sono talmente vivide, che riesce a trasmettere tutto il dolore di queste persone, vi assicuro che non solo non si trattengono le lacrime, ma che a stento sono riuscita a dormire, dopo chiuso il libro. Ciononostante c’è qualcosa che va oltre l’orrore, ed è nient’altro che l’amore. “Il male regnerà finché bravi uomini e brave donne non decideranno di agire (pg.260)” Sono persone che hanno condiviso uno stesso destino, ma questo non le ha annientate, non gli ha tolto la capacità di sentirsi ancora umani, non gli ha impedito di amare. Sarei stata propensa a credere, o almeno avrei compreso, che in una situazione del genere vincesse il “mors tua vita mea” invece no, mi sono sbagliata, queste persone si dividevano il cibo, si aiutavano l’un l’altro, pur sapendo che questo li sarebbe potuto costare la vita. Eppure erano lì, a volersi bene a darsi una mano a vicenda, perfino a tentare di mantenre le tradizioni, come il Natale, pur di non perdersi. E perfino fra le guardie c’era chi..non avrebbe voluto essere un aguzzino. Bello, bello, bello … da leggere. “….. le pagine contenute in questo barattolo stimolino in lei la fonte più profonda della compassione umana. Spero che la inducano a fare qualcosa, a raccontare a qualcuno. Solo allora potremo essere sicuri che a questo genere di malvagità non sia più permesso di ripetersi” (pg.263) Parlatene. Queste tre minuscole nazioni ci hanno insegnato che l’amore è l’esercito più potente. Che sia l’amore per un amico, amore per la patria, amore per Dio o anche amore per il nemico, in ogni caso l’amore ci rivela la natura davvero miracolosa dello spirito umano Ruta E. Sepatys Ecco Ruta…fatto.

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28/09/2016 - Acrasia
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Molto triste, a volte crudo. Tratta un argomento di certo non conosciuto come invece è lo sterminio degli ebrei da parte del regime nazista, ma altrettanto grave: la deportazione in Siberia di milioni di persone perpetrata da Stalin. E' la prima volta che leggo qualcosa su questo tema e in un certo senso ci sono salita anch'io sul quel treno con Lina e la sua famiglia, sembrava proprio di essere lì e poi anche nel campo, al freddo in mezzo alla neve a scavare e a lavorare al buio... Ma la luce che tiene viva la speranza è sempre accesa nel cuore della ragazzina che non si rassegna e che infonde fiducia anche al lettore per non arrendersi allo sconforto e arrivare fino alla fine, testimoni di un dramma fin troppo taciuto.

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30/08/2017 - Tesesempreastroz
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argomento poco conosciuto e per questo molto interessante: uomini, donne e bambini lituani che, a partire dal 1941, vengono deportati in siberia dove troveranno freddo, fame, dolore e, moltissimi anche la morte. però è un romanzo non una storia vera. l'autrice dice di aver parlato con molti sopravvissuti, ma nel libro i personaggi non hanno abbastanza anima. è commovente, certo, come non potrebbe esserlo visto che racconta fatti così tremendi? però i protagonisti, sono, secondo me, la vera pecca: mancano di personalità, li conosci attraverso dei dialoghi, ma non attraverso i loro pensieri. tre stelle sono più che sufficienti per un libro che avrebbe potuto darmi molto di più

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08/08/2018 - Matik2003
utente
Ci sono pagine della storia che non tutti conosciamo, ci sono eccidi ricoperti dall’oblio che gridano il loro dolore. Oggi vorrei, nel mio piccolo, dare voce ai milioni di uomini uccisi nei Gulag sovietici. Per ricordare le vittime del comunismo staliniano e la loro tragedia umanitaria che si è perpetuata in contemporanea con l’eccidio del popolo ebreo. Mentre Hitler infieriva sugli ebrei, in Russia, Stalin, riversava tutto il suo odio sulle popolazioni baltiche: Lettoni, Estoni, Ucraini. Gli ebrei furono deportati nei campi di concentramento, in Russia, invece, i prigionieri, considerati “nullità”, venivano condotti nei campi della Siberia ai lavori forzati. Milioni di persone furono deportate per anni nei Gulag senza che nessuno riuscisse a porre un freno a tanta ferocia. Hitler e Stalin erano due demoni per un unico inferno: la Terra. “Avevano spento anche la luna” di Ruta Sepetys, edito Garzanti, parla delle deportazioni nei campi di lavoro sovietici. E’ un romanzo ispirato a una storia vera, agghiacciante e drammatica. Un’altra tragedia del Novecento sepolta sotto l’indifferenza. "Mi portarono via in camicia da notte. Ripensandoci, i segnali c’erano tutti: foto di famiglia bruciate nel camino, la mamma che nel cuore della notte cuciva l’argenteria e i gioielli più belli nella fodera del suo cappotto e il papà che non tornava dal lavoro. Il mio fratellino, Jonas, continuava a fare domande. Anch’io ne facevo, ma forse mi rifiutavo di riconoscere i segnali. Solo più tardi mi resi conto che la mamma e il papà intendevano scappare con noi. Ma non scappammo. Fummo portati via." Un rumore di passi nella notte, un bussare, anzi "un rimbombo cupo e insistente", alla porta. L’NKVD, la polizia segreta sovietica, entra in casa ed è l’inizio di un incubo. 14 giugno 1941. L’NKVD irrompe in casa della quindicenne lituana Lina. Lei, il fratello Jonas e la madre Elena hanno appena il tempo di porre in una valigia qualche avere prima di essere caricate su un treno, con centinaia di altri prigionieri, che li condurrà in un villaggio siberiano dove saranno costretti a lavorare in condizioni disumane. Non si può far nulla, opporsi significa morire. Si può solo cercare di sopravvivere senza rinunciare alla propria dignità. "Per i sovietici non esistono più la Lituania, la Lettonia o l’Estonia. Stalin deve liberarsi completamente di noi per sgomberare dai rifiuti la sua visione. Rifiuti. Era questo che eravamo per Stalin?" Donne, bambini, vecchi, infermi, tutti a combattere a mani nude contro la ferocia umana. "Li odiavo, quelli dell’NKVD e i sovietici. Piantai un seme di odio nel mio cuore. Giurai che sarebbe cresciuto fino a diventare un albero imponente, le cui radici li avrebbero strangolati tutti." Questi sono i pensieri di Lina, “colpevole di esistere”. Lina appassionata di pittura, ammiratrice delle opere di Munch, è impreparata al proprio destino ma ha, in sé, un gran coraggio. Sfrutterà la sua bravura nel disegno per ritrarre ciò che accadeva nel campo di lavoro. Un modo per continuare a sperare. "Mi hanno tolto tutto. Mi hanno lasciato soltanto il buio e il freddo. Ma io voglio vivere. A ogni costo." Vivere è una sfida continua nei campi di lavoro: malnutriti, esposti a un clima polare senza adeguati vestiti, umiliati nel corpo e nell’animo. Erano partiti in tanti ma in pochi sopravvissero. La pietà, il rispetto, l’amore per il prossimo, erano “merce” rara, anzi rarissima nel gulag dove la vita umana valeva zero. Intanto il mondo incancrenito dal male soffriva in silenzio. Di fronte alla malvagità dell’uomo la Terra, inorridita da tanta crudeltà, si ripiegava su se stessa. La luce del Bene cedeva il passo al buio del Male. Anche la Luna chiudeva gli occhi e piangeva. Come scriveva Pascoli nella poesia “ X Agosto ” : E tu, cielo, dall’alto dei mondi sereno, infinito,immortale, oh! D’un pianto di stelle l’inondi quest’atomo opaco del male! La crudeltà dell’uomo rende oscuro il nostro pianeta che non riesce a liberarsi dalla presenza del male. Ma la speranza, il dolore immenso, il coraggio possono far breccia nei cuori dannati. Forse non tutto è perduto per l’umanità. Forse la compassione umana impedirà il ripetersi di questo genere di malvagità. Forse. “Avevano spento anche la luna” è un romanzo struggente che tutti dovrebbero leggere. E’ una testimonianza, anche se indiretta, degli orrori dei Gulag usati come strumento di repressione. Lina rappresenta la sofferenza e il coraggio di più di venti milioni di persone uccise “nel periodo del terrore”. Oggi c’è ancora chi nega questa realtà. Emozioni profonde mi hanno fatto compagnia durante la lettura di questo romanzo crudele nella sua realtà. Ho sofferto e pianto con Lina, ho sperato che qualche “angelo” proteggesse i prigionieri, ho provato un odio intenso verso le guardie disumane. Quando un barlume di umanità è apparso nella notte del Male ho gioito pensando che l’uomo forse ha ancora una possibilità di salvezza. Se ricomincerà a sentire il battito del suo cuore e a porgere la mano verso il suo prossimo potrà sperare in un futuro migliore dove non ci saranno più morti a causa di oppressioni, razzismo e ingiustizia. Per non dimenticare diamo voce ai più deboli, difendiamo la libertà e la pace. Costruiamo un futuro migliore per tutti e anche la Luna, da lassù, sorriderà illuminandosi con un bel sorriso. Per lasciarvi con un invito alla speranza, vi riporto una citazione di Albert Camus: “Alla fine ho imparato che, anche nel profondo dell’inverno, dentro di me regnava un’invincibile estate."

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