Emily Elizabeth Dickinson è stata una poetessa statunitense. È considerata tra i maggiori lirici del XIX secolo. Nacque da una famiglia molto in vista, conosciuta per il sostegno fornito alle istituzioni scolastiche locali. Suo nonno, Samuel Fowler Dickinson, era uno dei fondatori dell'Amherst College, mentre il padre ricopriva la funzione di legale e tesoriere dell'Istituto; inoltre, ricopriva importanti incarichi presso il Tribunale Generale del Massachusetts, il Senato dello Stato e la Camera dei Rappresentanti degli Stati Uniti. Con piacere ho letto questa raccolta di poesie che mi sono piaciute chi più chi meno, noto un estrema sinteticità nello scrivere, che arriva dritta al punto, parla di cose secondo a lei care, inserendoci magari anche sue vecchi avvenimenti, diciamo tutto sommato è stato carino immergersi nel suo mondo ma non tanto da stupirmi e dire oh cavolo, preferisco la Szymborska se proprio devo fare un confronto. Le poesie che mi sono piaciute di più sono state:
<b>La mattina dopo il dolore</b>
“La mattina dopo il dolore
spesso accade così –
sorpassa tutte le precedenti –
per giubilo totale –
come se la natura fosse incurante
e ammucchiasse i suoi fiori –
e per dar maggiore evidenza alla gioia
fissasse la sua vittima –
Gli uccelli declamano i loro motivi –
pronunciando ciascuna parola
come martelli - sapessero che cadono
quali litanie di piombo
qua e là - su una creatura –
modificherebbero il tripudio
per adattarlo a una tonalità di crocifisso –
una chiave del Calvario”
<b>Non era la morte, perché stavo in piedi</b>
“Non era la morte, perché stavo in piedi,
e tutti i morti sono coricati
non era notte, perché tutte le campane
sbraitavano per dire mezzogiorno.
Non era gelo, perché sulla carne
sentivo scirocchi - strisciare
né fuoco - perché già i miei piedi di marmo
potevano raffreddare un altare –
Eppure sapeva di tutti questi,
le figure che ho vedute
disposte in ordine, per la sepoltura,
mi ricordavano la mia –
Come se la mia vita fosse schiacciata
e adattata a un telaio,
e non potesse respirare senza una chiave,
ed era come mezzanotte, un po' –
quando tutto ciò che ticchetta - è fermo
e lo spazio fissa tutt'attorno –
o geli crudeli - le prime mattine d'autunno,
si riprendono l'aia
ma soprattutto come il caos - sterminato – freddo
senza una possibilità, o un legno –
e nemmeno un sentore di terra –
per giustificare - la disperazione.”