Stavo per abbandonarlo. C'è un brano in cui il prete che deve guidare dei ragazzi sfollati da un istituto parigino viene da loro massacrato di botte e poi affogato in un laghetto. E' una scena così piena di violenza senza ragione che mi ha fatto orrore ed ho dovuto interrompere la lettura. Quegli assassini non erano più esseri umani ma un qualcosa senza occhi che si nutriva del piacere di fare del male, una metamorfosi spaventosa. Sarà che ho ricollegato questo pezzo alla drammatica fine dell'autrice ma non ho potuto fare a meno di considerarlo come un suo presagio di morte. Poi la purezza della sua prosa mi ha convinto a proseguire la lettura di quest'opera chiaramente incompleta, non perfetta ma affascinante, una feroce analisi della società francese (in particolare della borghesia) in tempo di guerra. "- Ma allora cos'è che ti conforta?-. - La certezza della mia libertà interiore,- disse lui dopo aver riflettuto - questo bene prezioso, inalterabile, e che dipende solo da me perdere o conservare. La convinzione che le passioni spinte al parossismo come capita ora finiscono prima o poi per placarsi. Che tutto ciò che avrà un inizio avrà una fine. In poche parole, che le catastrofi passano e che bisogna cercare di non andarsene prima di loro, ecco tutto. Perciò, prima di tutto vivere. Primum vivere. Giorno per giorno. Resistere, attendere, sperare -." Dalle note personali: Vogliono farci credere che siamo in un'epoca comunitaria in cui l'individuo deve soccombere affinché viva la società, e non vogliamo vedere che quella che soccombe è la società affinché vivano i tiranni.