Ritorna di nuovo in campo dopo le sbavature la Calabrò, con le smagliature di Gina. - Sarà un caso che mi chiamo Gino? - Sarà un caso che sono uno dei pochi impavidi Gigi che ha letto questo libro? - Sarà un caso che trovo enormemente più divertenti gli scritti di Rosella, rispetto alla tanto famigerata trilogia ‘donna-d’acciaio, grey-possotutto’? Una lettura davvero piacevole, che ti fa sorridere di tanto in tanto sulle disavventure e avventure del mondo delle Gine, un po’ lunatiche, un po’ antiestetiche, un po’ le bastian contrario per antonomasia. Ci sono dei pezzi davvero esilaranti, altri meno, tipo: «Diciamolo subito: per ogni Gina, una borsetta non è una borsetta. E’ una casa. Certo, dentro una borsetta non ci si può dormire, e nemmeno fare la pipì o dipingere le finestre di fucsia o tagliarsi le unghie dei piedi. Però la si può riempire di oggetti, tanto quanto un monolocale». O ancora: "Diciamolo subito: le tette sono come i capelli. No, be', non significa che bisogna pettinarle, e non vuol dire nemmeno che possono presentare problemi come la forfora o le doppie punte. La cosa funziona così: una Gina ha i capelli ricci? Li vorrebbe lisci. Una Gina ha i capelli lisci? Li vorrebbe ricci. Stessa cosa con le tette. Le Gine tettone invidiano a morte le Gine con una prima e mezzo di reggiseno. E le Gine primine vorrebbero uccidere le Ginine con la quarta o addirittura la quinta. Elementare, Watson." "L’Esorcista è nessuno, in confronto a una Gina in premestruo". Insomma una lettura divertente, che ti fa staccare la spina, consigliata per non per forza deve prendersi troppo sul serio. Un bacio dal vostro impavido Gigio.