Massimo Carlotto autore di origine padovana e residente a Cagliari è noto per i suoi ottimi thriller.In questo libro invece ci racconta molte storie di vita.Recatosi a Buenos Aires per cercare informazioni sul nonno che parecchi anni prima, essendo un antifascista,aveva cercato rifugio proprio in Argentina.In questo viaggio Massimo Carlotto conoscerà diverse persone tra le quali anche una sua lontana parente che fa parte dell'organizzazione delle Nonne della Plaza de Majo che cercano per ricondurli nella famiglia di origine i nipoti nati durante la repressione della dittatura che sterminò molti giovani conosciuti con il termine di "desaparecidos".L'associazione fa un costante lavoro di ricerca e di raccolta di documenti e materiale, cercando di tenere sempre viva l'attenzione su questa assurda tragedia. Dai loro racconti traspare il grande orgoglio di madri, fiere dei loro figli, che pur consapevoli di rischiare la vita, andavano avanti a combattere a modo loro la dittatura. La dittatura è riuscita a eliminare un'intera generazione, facendo sparire bambini e donne incinte, così si eliminava alla radice il problema di eventuali futuri sovversivi. Dopo aver fatto nascere i bambini, venduti al miglior offerente, le madri venivano uccise. Fra i desaparecidos non ci sono solo argentini ma anche persone di altre nazioni fra cui l'Italia e per anni si è cercato di intentare un processo contro i militari argentini. Il libro è scritto come un dossier e il filo conduttore sono le storie che vengono raccontate a Carlotto attraverso un tour dell'orrore con un autobus sgangherato che si ferma nei luoghi dove venivano rapiti giovani e ragazze sospettate di essere dei ribelli.Necessario direi documentarsi su questo genocidio del quale nè radio nè televisione hanno mai dato testimonianza. Per questo è importante la lettura ci si può documentare anche su fatti che i mass media ci tengono nascosto. Consiglio di leggere questo libro. un bran0 "Quando hanno portato via i miei figli avevo solo 48 anni e mi sono sentita vecchia; oggi ne ho 68 ma mi sento vent'anni più giovane perché ho imparato che l'unica lotta che si perde è quella che si abbandona, e perché ho imparato a non patteggiare, a non arrendermi, a non tacere. E tutto questo me l'hanno insegnato i miei figli. Io non li ricordo né torturati, né uccisi. Li ricordo vivi! Ogni volta che metto il fazzoletto sento il loro abbraccio affettuoso. In Plaza de Mayo, nella nostra piazza, ogni giovedì si riproduce il vero e unico miracolo della resurrezione: noi incontriamo i nostri figli".Le Irregolari di Massimo Carlotto