Abbiamo un vincitore ! Da oggi, nella mia personale classifica dei libri peggiori, il podio più alto cambia d'inquilino. Già non entusiasta del primo libro malvaldiano che avevo approcciato (la briscola in cinque), ho peccato di perseveranza volendo leggere anche questo. Mai errore fu più fatale. Il raccontino è quanto di più insulso si possa trovare sul mercato. Battute trite e ritrite che si ripetono variando solo qualche sfumatura e che fan sorridere solo gli stessi soggetti che le pronunciano; una TOTALE mancanza di caratterizzazione dei personaggi che vengono buttati nella mischia gratuitamente senza un minimo approfondimento. Un autocompiacimento sulla (presunta) cultura dell'autore ripetutamente buttato lì senza mai un tornaconto concreto (anzi... talvolta i pozzi di sapienza da cui malvaldi attinge sono a dir poco risibili ! Ecco la vera parte comico / grottesca del libro). La scrittura ha uno stile elementare, da compitino di un alunno poco dotato, e ha il risultato di irritare ancor di più il lettore, soprattutto se contornata dall'enfasi mediatica con cui questo autore da sempre si accompagna. Evidentemente qualche "santo" in paradiso sta accompagnando malvaldi al successo; gli stessi "santi" che son persino riusciti a portare sullo schermo queste opere scadenti, con gli stessi risultati che accompagnano ormai da decenni le fiction italiane. Dulcis in fundo, la parte investigativa del romanzetto. Mai, e dico mai, un romanzo giallo ha creato meno interesse nella soluzione dell'enigma che in questo. Già, perché la stessa totale mancanza di introspezione psicologica la troviamo nello sviluppo della vicenda: un nulla cosmico, col nome dell'assassino buttato là alla fine, in una parola, in un nome piazzato lì per caso, seguito da un punto a capo, riprendendo senza nemmeno un accenno alla vicenda, con le consuete battutine stupide mai divertenti: tutti pronti per un'altra sciocchezza. Voto 1