In un milione di piccoli pezzi
  • 9788850204793
  • TEA
  • 2003

In un milione di piccoli pezzi

di James Frey

Un uomo di 23 anni si risveglia a bordo di un aereo in uno stato al confine tra la vita e la morte, in seguito a una sequenza di abusi di alcol e droghe.La famiglia, sbalordita e disperata, lo accoglie all'aeroporto di Chicago per trasferirlo in una clinica di riabilitazione del Minnesota. Qui, dopo unaprima visita, un medico gli garantisce che morirà nel giro di pochi giorni se ricomincia a bere. Qui, Frey passerà due mesi spaventosi per disintossicarsi e confrontarsi con la furia interiore che da anni lo spinge a distruggersi. E soprattutto si troverà a dover fare una scelta: accettare di non vedere mai i suoi 24 anni oppure raccogliere i rottami della propria vita e agire. Il libro riporta la testimonianza dura e sconvolgente di James Frey.


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Commenti (2)

30/03/2012 - Gino
utente
“James Frey. Nato a Clevland, Ohio, il 12 settembre 1969. Comincia a rubacchiare piccoli sorsi dai bicchieri a sette anni. Si sbronza per la prima volta a dieci. Vomita per la prima volta per abuso di alcol a dieci. Fuma erba a dodici. A tredici fuma e beve regolarmente. Sviene per la prima volta a quattordici. A quindici viene arrestato tre volte. Per Guida Senza Patente, per Vandalismo e Distruzione di Proprietà, per Ubriachezza in pubblico e Possesso di Alcol da Minore. Va in cella per una notte. A quindici prova per la prima volta la cocaina, l’acido e l’amfe in cristalli. Viene arrestato altre tre volte a sedici. Comincia a bere e a farsi di droga prima di Scuola. Comincia a vendere liquori e droghe agli Studenti suoi compagni. Sballa e vomita regolarmente. Altri tre arresti a diciassette. Prima Guida in Stato di Ebbrezza. Spara con una calibro 36. Va in prigione per una settimana. Beve e si fa droga tutti i giorni. A Scuola, a Casa, dappertutto. Vomita e sviene più volte alla settimana. Fa il primo tentativo di smettere. Soffre di delirium tremens. Beve per superarlo. Due arresti a diciotto. Prima overdose di droga, primo caso di intossicazione da alcol. Cerca di smettere di nuovo, resiste due giorni…..” potrei continuare all’infinito ma mi fermo qui per non essere troppo prolisso. Una storia di dipendenza dagli stupefacenti, in ogni modo, ogni ora, ogni secondo, sarà il chiodo fisso della sua esistenza. Un giorno finalmente spinto dai genitori viene ammesso ad una casa di cura per tossicodipendenti, questo darà il via alla rieducazione del proprio essere sempre sul chi va là, ma con taglia voglia di scrollarsi di dosso la sua fottuta “Furia”. Scoprire gli aneddoti dell’infanzia mi ha un po’ scosso e destabilizzato, non è sicuramente un libro facile. La storia c’è tutta e anche la creatività, però manca la punteggiatura e questo mi ha urtato un pochino. Forse è proprio il modo di scrittura di questo autore però non l’apprezzo molto. Dopo lunghi dibattiti che sono nati sulla veridicità o meno della storia posso dire che è un libro che spinge a far affrontare i problemi e a non accantonarli anche se con un linguaggio abbastanza spinto. Quanto mi è piaciuto il trovare un proiezione della speranza in Lilly triste ,malinconica, scanzonata che purtroppo farà una brutta fine. Un libro che consiglio anche se non mi ha convinto del tutto per la punteggiatura e le troppe ripetizioni…davvero troppe! Di rimando però questo libro entra nei primi tre posti dei miei libri per copertina preferita :D “Il Giovane giunse dal Vecchio cercando consiglio. Vecchio, ho rotto qualcosa. Com'è rotto? In un milione di piccoli pezzi. Purtroppo non posso aiutarti. Perchè? Non puoi farci niente. Perchè? Non puoi rimetterlo insieme. Perchè? E' così rotto che non si può riparare. E' in un milione di piccoli pezzi.” “Se ne va e io guardo il cibo. Uova, bacon, toast, patate. Un bicchiere d’acqua e una spremuta d’arancia. Non ho voglia di mangiare ma so che dovrei allora vado alla sedia e mi siedo e guardo il cibo e poi mi tasto la faccia. E’ ancora tutta gonfia. Mi tocco le labbra e si spaccano. Apro la bocca e sanguinano. Chiudo la bocca e sbavano sangue. Non ho voglia di mangiare ma so che dovrei. Prendo il bicchiere d’acqua e bevo un sorso ma è troppo fredda. Prendo la spremuta d’arancia e bevo un sorso ma brucia. Cerco di usare la forchetta ma fa troppi danni. Spezzo il pane abbrustolito e mi ficco i pezzi in gola con le dita. Faccio lo stesso con le patate e le uova e il bacon. Bevo l’acqua ma la spremuta no. Mi lecco le dita fino a che sono pulite. Quando ho finito vado in Bagno e vomito. Cerco di trattenermi, ma non posso. Quasi la metà del cibo risale, e anche un po’ di sangue e di bile. Sono contento di aver trattenuto metà del cibo. E’ più di quanto trattengo normalmente.” “Faccio un’altra bevuta. Non funziona. Prendo una bottiglia diversa, ingoio un sorso più lungo. Non funziona. Prendo le bottiglie una dopo l’altra, un sorso dopo l’altro, non funziona niente. Anziché sentirmi meglio mi sento sempre peggio. Tutto quello che sentivo e mi sembrava buono è diventato cattivo e si è ingrandito al di là di ogni punto di riferimento o di comprensione. La mia sola opzione è cercare di ammazzare. Ammazzare quello che fa male. Ammazzarlo.” “Non voglio essere solo. Non ho mai voluto essere solo. Lo odio. Odio non avere nessuno a cui parlare, odio non avere nessuno da chiamare, odio non avere nessuno che mi prende per mano, che mi abbraccia, che mi dice che andrà tutto bene. Odio non avere nessuno con cui spartire le speranze e i sogni, odio non avere più speranze e sogni. Odio non avere nessuno che mi dica di tenere duro, che posso ritrovarli. Odio che quando urlo, e urlo da forsennato, sto urlando al deserto. Odio che non c’è nessuno che sente le mie urla e che non c’è nessuno che mi aiuti a imparare come smettere di urlare. Odio che quello a cui mi sono rivolto nella mia solitudine sta in una pipa o in una bottiglia. Odio che quello a cui mi sono rivolto nella mai solitudine mi sta ammazzando, mi ha già ammazzato o mi ammazzerà presto. Odio che morirò solo. Morirò solo nel mio orrore. Più di ogni altra cosa, tutto quello che ho mai desiderato è di essere vicino a qualcuno. Più di ogni altra cosa, tutto quello che ho mai desiderato è di sentire di non essere solo. Ci ho provato tante volte, cercando di ammazzare la mia solitudine con una ragazza o una donna, e non è mai andata bene. Stavamo insieme ed eravamo uno vicino all'altra, ma per quanto fossimo vicini, mi sentivo lo stesso solo. Loro avvertivano quella solitudine e avvertivano il desiderio di essere più vicini. Quando ci provavano, o scappavo o facevo qualcosa per distruggere quello che sentivamo l'uno per l'altra. So scappare veloce quando voglio scappare, e sono sempre stato bravo a distruggere le cose. “

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04/05/2012 - Savy
utente
Ho sentito molti pareri entusiasti su questo libro, ma io non sono proprio riuscita ad andare oltre un centinaio di pagine. <br />Non tanto per l'argomento, ma sicuramente per il modo in cui è stato scritto.<br />Per me è stato proprio pesante!

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