il giudizio generale per le opere della Christie è lo stesso che ho dato ad "Assassinio sull'Orient-Express".
Anche il voto di quest'opera lo assimilo alla suddetta: 7
All'inizio del romanzo troviamo molti personaggi che per una ragione o per un'altra odiano la ricca ereditiera Linnet Ridgeway, chi per la bellezza, chi per il denaro, chi per la mondanità. Successivamente appare la tanto citata figura di Linnet, la quale per la verità non ci colpisce affatto poiché Agatha Christie la utilizza più come una marionetta che come un personaggio. Linnet, infatti, è solo il pretesto della scrittrice per far sviluppare la vicenda, visto che caratterialmente non ha alcuna peculiarità (tranne l'arroganza: ma quella è tipica delle persone appartenenti a classi sociali più elevate). La storia si snoda attorno alla coppia-non coppia di Jacqueline e Simon, i quali secondo un'affermazione dello stesso Poirot posseggono l'una un cervello freddo, astuto e calcolatore, mentre l'altro è un uomo d'azione e tutto sommato stupido. L'archeologia è un elemento usato abilmente dalla Christie, infatti dopo il tramonto della febbre archeologica, avvenuta a cavallo fra '800 e '900, la scrittrice compone una struttura narrativa molto in voga nel suo tempo: pone cioè sullo sfondo del romanzo un viaggio archeologico. Ma Agatha fa ancora di più: rende "vivi" i monumenti dell'antico Egitto attraverso, ad esempio, l'attentato di Linnet durante la visita al tempio di Karnak. Vediamo quindi l'entrata della sventurata in Egitto con un susseguirsi di maledizioni e vendette provocate per mano della rivale Jacqueline. La presenza di Poirot non è assolutamente casuale, non metteremmo mai una Miss Marple o anche un Maigret in questo romanzo.
Insieme a "Dieci piccoli indiani", "Poirot sul Nilo" è uno dei fiori all'occhiello della regina del giallo. Il titolo italiano è stato cambiato da "Death on the Nile" a "Poirot sul Nilo". Sarà perché amo molto lo sfondo storico la Christie ci presenta un Egitto ricco di particolari! Sarà anche perché il secondo marito di Agata era un archeologo…chissà… ma ci presenta l’ambientazione con una naturalezza invidiabile che rende questo giallo veramente architettato a d’hoc.