La versione di Barney)
Letteratura italiana

La versione di Barney, recensito da Gino

Scrittore e giornalista canadese. Nato in una famiglia ebrea ortodossa, ha seguito le orme degli scrittori espatriati in Europa, prima in Francia e Spagna e poi in Inghilterra. Di chi stiamo parlando? Stiamo parlando di Richler Mordecai e il libro in questione è “La versione di Barney”. Scritto in forma di autobiografia, il libro racconta la storia di un uomo Barney Panofsky che cerca di difendersi dalla accusa di omicidio del suo amico Boogi contenuta nel libro “Il tempo, le febbri” scritto da Terry Mclver. Il libro è suddiviso in tre capitoli scanditi dall’incontro con gli amori della sua vita: si parte con l’amore giovanile, incosciente e inaspettato con la pittrice Clara Charnofsky che poi morirà suicida a Parigi, alla seconda moglie Florence, donna ricca che non sa neanche lui perché ha sposato e infine la terza moglie il vero amore della sua vita, Miriam che gli farà riscoprire l’avvampare delle passioni, con cui avrà tre figli e dei rapporti di continuo contrasto. Il protagonista sicuramente non è ordinario, viva nella sua pazzia e sregolarità, scritto in modo complesso, non in modo lineare, con continue digressioni, flaskback anche molto confusionari che non mi hanno fatto apprezzare molto questo libro, talvolta anche con una buona dose di sarcasmo. Molti dicono che questo libro è la proiezione dell’animo dell’autore anche se lui ha sempre smentito, nel 2011 è sbarcato anche in Italia vendendo più di 100 mila copie e presentato anche alla 67esima mostra del cinema di Venezia, diretto da Richard J. Lewis, e chissà che questa volta non avendo apprezzato appieno il libro, non mi piaccia di più il film! “E così andammo a sederci sulla spiaggia di Cannes,e guardammo il sole sorgere sul mare colore del vino mangiando i pomodori ,le cipolle e i fichi. Poi ci togliemmo le scarpe,ci arrotolammo i calzoni ed entrammo in acqua fino alle ginocchia. Boogie mi spruzzò,io risposi,e nel giro di pochi secondi si scatenò un tutti contro tutti. Perché no,allora sull'acqua non galleggiavano né pezzi di merda né preservativi usati. Alla fine riparammo in un caffè sulla Croisette, dove ordinammo ufs-au-plat, brioche e café au lait. Boogie addentò un Romeo y Julieta, lo accese, e citò non so più chi:"Après tout,c'est un monde passable”. “Se il nostro fosse un Dio giusto, che non è, a quest'ora papà impazzirebbe nel più fantasmagorico bordello celeste, dotato anche di reparto gastronomia, bancone da bar con corrimano di ottone e sputacchiera, scorta di White Owl coronetta e TV sportiva via cavo. Ma il Dio toccato in sorte a noi ebrei è famoso per essere crudele e vendicativo. Secondo me Geova è stato anche il primo cabarettista giudeo, e Abramo la sua spalla. Vorrei ricordarvi cosa gli disse: <>. E così Abe, primo di una lunga serie di leccapiedi ebrei, alzò il culo e fece quanto gli era stato ordinato. Costruì un altare, accatastò per benino la legna, quindi legò suo figlio come un salame e ce lo depose sopra. << Scusa, papino>> disse Isacco a dir poco spiazzato. << La legna e il fuoco ce li abbiamo. Quello che non vedo però è l'agnello sacrificale>>. Per tutta risposta Abe sguainò un pugnale, pronto a scannarlo. A questo punto Geova, sganasciandosi dalle risate, spedì giù un angelo, il quale proclamò: << Fermati, Abe. Non alzerai la mano su tuo figlio>>. Sollevando lo sguardo, Abramo vide poco distante un caprone con le corna impigliate e lo catturò, offrendolo in sacrificio al posto di suo figlio. Ma ho qualche dubbio che da quel momento in poi tra Abe e Izzy tutto sia tornato come prima”. “Clara era una rompiscatole di talento, e riusciva a farmi ridere di me, un dono da non sottovalutare. Mi piacevano i nostri attimi di serenità. Me ne stavo sul letto di quel buco di stanza a far finta di leggere, ma in realtà a guardarla lavorare. L'irrequieta, nevrotica, Clara nel suo elemento naturale. Concentrata, assorta, il volto come depurato dalla tensione che di solito lo stravolgeva. Ero stranamente orgoglio so di quanto i disegni e le poesie di Clara piacessero a gente molto più attendibile di me. Se pensavo al futuro mi vedevo come il suo angelo custode, come colui che le avrebbe risolto i problemi materiali lasciandola lavorare in pace, libera da preoccupazioni volgari. L'avrei riportata in America e le avrei costruito uno studio in campagna, esposto a nord, e con una scala antincendio. L'avrei protetta dai tuoni, dai serpenti, dal pelo degli animali e dal malocchio. Avrei vissuto di luce riflessa; sarei stato il Leonard Woolf della mia Virginia. Ma un Leonard molto meno distratto di quello vero: ad esempio, le avrei impedito di buttarsi nel fiume con le tasche piene di sassi.” “Per quanto mi riguarda tutti gli scrittori o i pittori che ho conosciuto, nessuno escluso, erano degli spudorati promotori di se stessi, vigliacchi, pronti a mentire per un piatto di lenticchie, avari da far schifo e disposti a tutto per un po' di gloria. Quello spaccone di Hemingway, che pure aveva un indubbio fiuto per le patacche, improvvisò le sue memorie della Grande Guerra a tavolino. Lewis Carroll, adorato da generazioni di bambini, non era precisamente il tipo cui avreste affidato volentieri per una sera la vostra figlia decenne. Il compagno Picasso durante l’occupazione di Parigi leccò ben benino il sedere ai nazisti. Se Simenon si è davvero scopato diecimila donne mi mangio la paglietta. Clifford Odets denunciò tutti i suoi amici al Comitato per le Attività Antiamericane. Malraux rubava, e Lillian Hellman mentiva spudoratamente. Quell’adorabile vegliardo di Robert Frost nella realtà era un vecchio sporcaccione. Meneken, un verme purissimo, detestava gli ebrei, anche se meno del noto plagiario T.S. Eliot, o di molti altri di cui preferisco tacere. Evelyn Waugh era un arrampicatore sociale, e Frank Harris con tutta probabilità morì vergine. Sartre esibiva un curriculum da resistente parecchio lacunoso, e, tanto per pareggiare i conti, dopo la guerra diventò un apologeta dei gulag. Edmund Wilson era un evasore fiscale, e Stanley Spencer l’uomo più noioso del pianeta. T.E. Lawrence col cavolo che si era letto tutti i libri della Biblioteca di Oxford. Quanto a Marco Polo, il suo Regno di Mezzo non sembra poi così diverso da piazza San Marco. E benché non esistano prove a riguardo sono certo che Omero aveva dieci decimi di vista.” “Già, la carta carbone, ammesso che qualcuno di voi sia abbastanza vecchio per sapere cos'è. Eh, sì, a quei tempi usavamo la carta carbone, e non solo, quando telefonavamo a qualcuno ci rispondeva una voce umana, anziché il bip di una segreteria. In quell'età dell'oro non ci voleva una laurea in astrofisica per far funzionare l'aggeggio che accende e spegne la televisione, quel ridicolo marchingegno che oggi ha almeno venti pulsanti di cui non si capisce l'uso. I dottori visitavano a domicilio. I rabbini erano persone come tutte le altre. I bambini venivano allevati dalle madri, e non in appositi recinti come tanti porcelli. La roba si «scaricava» dai camion, non dai computer. Non c'era un dentista diverso per gengive, molari, otturazioni ed estrazioni - uno solo, povero sfigato, si occupava di tutto. Se un cameriere sporcava di minestra la tua ragazza, il padrone del ristorante era disposto a pagare il conto della tintoria e ti offriva subito da bere. In cambio lei, la ragazza, non gli chiedeva fantastilioni di dollari per oltraggio alla sua «qualità della vita». E se il ristorante era italiano serviva una cosa che si chiamava spaghetti, spesso con le polpettine, e non, come ora, pasta al salmone, linguine di tutti i colori dell'arcobaleno, o penne con un frullato di verdure al vapore tale e quale al vomito di cane. Mi sto di nuovo perdendo. Divago. Scusate.” “Ad un certo punto mi ha preso la mano sotto il tavolo e ha detto che ero la donna piu' bella che avesse mai visto,e che una volta aveva osato sperare che saremmo morti insieme a novant'anni,come Filemone e Bauci,e che uno Zeus misericordioso ci avrebbe trasformati in alberi,con i rami che d'inverno si tengono caldo a vicenda,e le foglie che in primavera si intrecciano. […]E' diventato tenero,l'uomo piu' adorabile del mondo,e mi sono resa conto che non ricordava piu' che ci eravamo lasciati,e pensava che saremmo tornati a casa insieme a vedere un film,oppure che ci saremmo messi a letto con un libro,le gambe intrecciate”.

Ricordati che questa è l'opinione di un lettore e non rappresenta una recensione ufficiale del libro.

Di questo autore

2005
Immagine non disponibile

La versione di Barney

Vai al libro

2007
Immagine non disponibile

Salomon Gursky è stato qui

Vai al libro

01/01/2000
Immagine non disponibile

La versione di Barney

Vai al libro