Il principe della nebbia)
Letteratura Internazionale

Il principe della nebbia, recensito da Gino

Pubblicato nella sua edizione originale nel 1993, è il primo libro di Carlo Ruiz Zafòn, la prima edizione italiana è del 2002. Ambientato nel 1943, nel periodo della Seconda guerra mondiale, anno in cui la famiglia Carver per sfuggire alla violenza della guerra decide di trasferirsi in una piccola località di mare nella casa che era appartenuta ai signori Fleishmann. Jacob Fleishmann, l’unico figlio, era morto annegato anni addietro. Dietro la casa c’è un giardino abbandonato, immerso nella nebbia. Un giardino di statue, personaggi del circo disposti a formare una stella a sei punte, al centro un’altra statua, un pagliaccio. E’ un posto inquietante. Sorvegliava la costa del piccolo paese da 25 anni il guardiano del faro Victor Kray, nonno di Roland che divenne amico dei figli più grandi dei Carver, Max e Alicia. Per i due ragazzi quella estate segnerà la fine dell’adolescenza e, l’inizio dell’età di adulti. Amicizia, dovere, responsabilità alcuni valori che conoscono per la prima volta, Alicia verrà travolta anche dal sentimento umano più forte: l’amore. Tra corse in bicicletta, cornetti caldi, assenza dei genitori, immersioni subacquee, visioni di pellicole in garage e la definita verità di Victor, il profeta senza scrupoli divenuto dopo sotto altre esembianze clown riuscirà a propinare altri sogni e a prendersi la sua rivincita non ottenuta in passato? Sì sente l’inesperienza e la poca maturità della scrittura dell’autore che però mostra sempre il suo dono innato creando una storia romantica, geniale con la giusta dose di suspance che mi ha fatto leggere il libro tutto d’un fiato. “Si voltò a guardare suo padre, che lo osservava dalla parte opposta dello scompartimento con un sorriso misterioso, annuendo ad una domanda che Max non aveva ancora formulato. Seppe allora che non importava quale fosse la meta di quel viaggio, né in quale stazione si sarebbe fermato il treno; da allora sarebbe sempre vissuto in un posto da cui ogni mattina al risveglio avrebbe potuto vedere quella luce azzurra e abbagliante che scendeva dal cielo come un vapore magico e trasparente. Era una promessa che faceva a se stesso.” “L’età ti fa capire certe cose. Per esempio, adesso so che la vita di un uomo si divide fondamentalmente in tre periodi. Nel primo, uno non pensa neppure che invecchierà, né che il tempo passa, e che fin dal primo giorno quando nasciamo, camminiamo verso un unico e identico fine. Passata la prima giovinezza, comincia il secondo periodo, nel quale uno si rende conto della fragilità della propria vita, e quello che in principio è una semplice inquietudine va crescendo nell’animo come un mare di dubbi e incertezze che ti accompagnano durante il resto dei tuoi giorni. Per ultimo, alla fine della vita, si apre il terzo periodo, quello dell’accettazione della realtà e, di conseguenza, quello della rassegnazione e della speranza. Lungo la mia vita ho conosciuto molte persone che sono rimaste agganciate a uno di questi stadi senza mai riuscire a superarli. E’ qualcosa di terribile.”

Ricordati che questa è l'opinione di un lettore e non rappresenta una recensione ufficiale del libro.

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