Un Brigante chiamato Libero
  • BOOK266657537
  • Zaccara
  • 2014

Un Brigante chiamato Libero

di Vincenzo Labanca

Il libro inizia con il rapimento, a scopo di riscatto, di un giovane studente di medicina, tal Pietro Nicodemo, figlio di un ricco commerciante di Lauria, ad opera dei briganti della banda di Antonio Franco. Da quel momento Pietro segue le sorti dei briganti. Prigioniero nelle grotte del Lagonegrese, legato, maltrattato e guardato con diffidenza, destinato ad essere ucciso (perché intanto il padre è morto di crepacuore e nessun altro potrà pagare il riscatto), è temporaneamente graziato perché la sua sorte dovrà essere decisa da Crocco, capo indiscusso e carismatico di tutti i briganti. Condotto dai rapitori, giunge quindi nei boschi del Vulture. Dopo qualche tempo, il rapporto tra sequestrato e briganti diviene quasi cameratesco, a causa della comune difesa che tutti debbono opporre gli attacchi dell’esercito piemontese. Ne consegue che i briganti ormai lo considerano quasi uno di loro. Così il prigioniero conosce i personaggi più celebri del brigantaggio post- unitario e tutti, in circostanze diverse, raccontano a Pietro la loro storia di diseredati e perseguitati, che li ha costretti a diventare briganti. Pietro ascolta quelli del Lagonegrese: Percuoco, Scoppettiello, Lestopede, Cancaricchio, Antonio Franco, Eggiddione, Capoluongo; conosce Il generale José Borjès che, quasi sessantenne, si unisce a Crocco con la speranza di sollevare il Meridione e restaurare la dinastia borbonica. Conosce e parla con i briganti del Vulture: Carmine Crocco Donatelli, Ninco Nanco, Giuseppe Caruso e tanti altri. Come si può notare, l’Autore, attraverso l’espediente di una storia semplice e verosimile (il sequestro di Pietro Nicodemo per estorsione ed il suo peregrinare per i monti insieme con i sequestratori), riesce a coinvolgere il lettore fino a farlo quasi partecipare alle lotte contadine verificatesi nel Vulture e nel Lagonegrese, a seguito dell’unità d’Italia, ma con una rilettura della storia ufficiale, di quella cioè scritta dai vincitori: Labanca, infatti, si pone dalla parte dei vinti. I personaggi ne escono a tutto tondo, con i loro difetti e le loro virtù; con i loro rancori per essere stati traditi ancora una volta, ma capaci di amare: basti pensare al rapporto di Antonio Franco con la sua donna Serafina Ciminelli, il pathos che vivono due ragazzi, Lestopede e Pietro, il sequestratore ed il sequestrato, nella grotta, il dramma di Lestopede che deve uccidere Pietro per vendicare il fratello e la sua incapacità di agire perché in quel giovane vede il proprio il fratello morto; oppure la figura evanescente di Fiore d’Autunno, la zingarella di cui era innamorato Pietro o la tenerezza con cui il feroce brigante Mittica tratta la vecchia madre. I personaggi descritti nel romanzo sono realmente vissuti ed i fatti raccontati sono veri, come ci conferma l’Autore nel suo post scriptum. L’unico personaggio inventato è Pietro. Ma, a proposito, Pietro Nicodemo, questo giovane studente di Lauria, che fine farà? Lo saprete quando sarete arrivati all’ultima pagina del libro che, vi assicuro, si legge tutto d’un fiato.


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