Giovane intelligente e sensibile, Rickie decide, dopo amare delusioni, di rinunciare al suo pur brillante talento letterario, accontentandosi dì fare l'insegnante: la sua è la vicenda di un fallimento spirituale ed esistenziale, di una resa drammatica alla realtà e al conformismo imperante nell'Inghilterra - pur incredibilmente suggestiva - del primo Novecento. A nessuno dei suoi romanzi Edward Forster è rimasto legato quanto a questo, scritto nel 1907, senz'altro il più complesso e personale. Moltissime le sollecitazioni offertegli dalle sue personali esperienze, in un modo quasi casuale, spontaneo, inatteso, tanfo che Forster ebbe l'impressione che il libro fosse giunto «a visitarlo» a sua insaputa dalla «soffitta del suo passato». «Il viaggio più lungo è, dei miei cinque romanzi, il meno popolare, ma quello che sono più contento di aver scritto. Poiché in esso sono riuscito ad avvicinarmi, più che altrove, a quello che avevo in mente - o meglio a quel punto in cui mente e cuore si congiungono, e donde sprizza la scintilla dell'impulso creativo» (Edward Forster).