Non lasciarmi
  • 9788806190453
  • Einaudi (Super ET
  • Jan 01, 2007

Non lasciarmi

di Kazuo Ishiguro

Kathy, Ruth e Tommy sono cresciuti in un collegio immerso nella campagna della provincia inglese. Sono stati educati amorevolmente, protetti dal mondo esterno e convinti di essere speciali. Ma qual è, di fatto, il motivo per cui sono lì? E cosa li aspetta oltre il muro del collegio? Solo molti anni più tardi, Kathy, ora una donna di trentun anni, si permette di cedere agli appelli della memoria. Quello che segue è la perturbante storia di come Kathy, Ruth e Tommy si avvicinino a poco a poco alla verità della loro infanzia apparentemente felice, e al futuro cui sono destinati. Un romanzo intenso e commovente dall'autore di "Quel che resta del giorno".


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Commenti (4)

05/06/2012 - pitulina
utente
Never let me go...oh baby...never let me go... Questo libro mi ha trasmesso un sacco di riflessioni, così tante che non posso fare a meno di buttarle giù subito, a caldo, per non rischiare di perdere tutto una volta assimilata la lettura. Ishiguro racconta un mondo dove dei cloni vengono creati per diventare donatori. Già, avete capito bene, donatori. La prima domanda che mi sono posta, che innesca in automatico tutte le altre, è: a che tipo di persone verranno "concessi i doni"? Voglio dire, con che criterio si scelgono le persone che riceveranno le donazioni? Perchè, a dirla tutta, se io fossi un clone-donatore, mi girerebbero assai i cabbasisi se sapessi che una parte di me è andata a far parte di, chessò, un farabutto o un assassino o un mafioso o semplicemente una testa di ca..o. Mi girerebbero non poco. E allora cos'è che distingue una persona meritevole da una non meritevole? Cosa rende qualcuno speciale e qualcun altro no? Il semplice fatto che si sia stati creati dal nulla rende questi "donatori" meno dignitosi e "umani" di altri esseri? Ma non siamo forse stati creati TUTTI dal nulla? Altra considerazione: le donazioni sono nate per sconfiggere il cancro e malattie prima, altrimenti, incurabili. C'è un'affermazione nel libro che mi ha colpito molto, dice più o meno così: "la gente preferisce vedere la propria moglie, il proprio marito, i propri figli sopravvivere a scapito dei "donatori" piuttosto che tornare a prima, a quando i donatori non esistevano e vedere i propri cari morire". Non voglio essere ipocrita. So per esperienza cosa vuol dire vedere un proprio caro soffrire e morire per una terribile incurabile malattia. Ammetto che se ci fosse stata la possibilità di un donatore, probabilmente avrei fatto carte false pur di salvare la persona a me cara con una donazione. Insomma...Mors tua, vita mea. Ma c'è qualcosa di malsano, in una società del genere...e in una riflessione del genere. Mi sono resa conto che è tutta una corsa al ritardare il più possibile: la maturità...la vecchiaia...la morte. Ci si affida al chirurgo estetico a 80 anni pur di ritardare il tempo e apparire come una 40enne, si cerca di tutto pur di trovare l'elisir di lunga vita e si perde di vista una sola, incontrovertibile, verità: che arriva la fine, prima o poi, per tutti. Non c'è scampo. Anche se campassimo 200 anni, siamo esseri mortali. E allora, mi chiedo: avrebbe senso? Perchè, pur ammettendo (e sperando) di riuscire a sconfiggere la malattia in questione, ci sarà sempre qualcos'altro che ci farà passare a miglior vita. A questo punto, non solo la creazione dei cloni mi pare un'assurdità già in partenza, ma lo stesso mondo immaginato da Ishiguro mi pare una fiera di creature senza un briciolo di anima. Paradossalmente, l'anima dimostrano di averla proprio gli stessi cloni, e la cosa che più mi ha terrorizzato (nel vedere il film prima, nel leggere il libro poi) è la sconcertante possibilità che tutto questo, un domani, possa realmente accadere. Quando si spera che un libro resti solo un libro, tutt'al più un avvertimento.

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30/08/2012 - Gino
utente
Siamo nella campagna inglese, in compagnia di Kathy, Tommy e Ruth, tre alunni di Hailsham che si trovano in un collego, dove tutto sembra come non è in realtà. Dei tutori monitorano la loro educazione, impartendogli lezioni di letteratura, storia, arte, così da stimolare il loro estro creativo che poi forse verrà premiato dalla figura di “Madame” che sceglie i lavori più belli che vengono messi nella sua galleria. Questo trio di amici nel tempo si rafforzerà sempre più, e mentre Kathy e Tommy diventano amici, Ruth diventerà la sua ufficiale fidanzata. A sedici anni tutto cambia, i tre ragazzi lasciano Hailsham per completare gli studi, per andare in dei “Cottages” per diventare prima “assistenti” e poi “donatori”. Perché questo percorso iniziatico? Cosa saranno stati creati a fare? Devono seguire un disegno ben preciso? Loro potranno vivere una vita normale come tutti gli altri? Vivere d’emozioni, d’amore, delusioni, provare assoluta ‘libertà’? Con gli anni le speranze diventano meno e i rapporti diventano più tesi, come corde di violino che toccate tralasciano un tintinnio che si profuga nel tempo. Kathy prenderà un’altra strada, che poi si rivelerà forte e crudele, redini di fili taglienti e irreversibili. Il destino è beffardo, e Kathy ne avrà la prova sulle sue stesse mani, Tommy un’entità attaccata e senza controllo, non indipendente, dipendente da una fiamma che a poco poco dopo continue esportazioni fisiche e mentali troverà una pace superiore, dove gli amori non sono dettati solo da incontri fisici fugaci ma da parole e dimostranze a se stanti. Frutto di un esperimento sadico è il collegio di Hailsham, che vuol dimostrare che anche altri corpi seppur uguali, definiti comunemente ‘cloni’ hanno un’anima e possono provare emozioni. Un romanzo meraviglioso sul quanto la scienza può spingersi e oltraggiare il confine del ‘giusto’. Dal film “Tutti completiamo un ciclo, forse nessuno ha compreso veramente la propria vita, ne sente di aver vissuto abbastanza.” Trailer del film: http://www.youtube.com/watch?v=T92u4y1aO6g “Così rimani in attesa, anche se non sai esattamente di cosa, in attesa del momento in cui comprenderai che sei davvero diversa da loro; che là fuori ci sono persone, come Madame, che non ti odiano o ti augurano alcun male, ma che tuttavia rabbrividiscono al solo pensiero di una come te - di come sei venuta al mondo e perché - e che sono terrorizzate all'idea che la tua mano sfiori la loro. La prima volta che cogli l'immagine di te attraverso gli occhi di una persona simile, è una sensazione tremenda. E come passare davanti a uno specchio davanti al quale sei passata ogni giorno della tua vita, e che all'improvviso riflette qualcos'altro, qualcosa di strano e inquietante.” “[...] la consapevolezza che qualunque cosa ci fossimo raccontate in quei momenti, sarebbe stata trattata con rispetto assoluto: che avremmo onorato la sacralità di quelle confidenze, e per quanto avessimo potuto litigare, non le avremmo mai usate l'una contro l'altra.” “Poi c'erano quelle domande sul perché volessimo rintracciare i nostri prototipi. Una delle idee più brillanti al riguardo era che quando trovavi il tuo modello, potevi avere una visione del futuro. Non intendo dire che pensassimo seriamente che se, per esempio, questi risultava essere un operaio delle ferrovie, era ciò che saremmo diventati. Capivamo che non era così semplice. Tuttavia, ognuno di noi, più o meno intensamente, riteneva che quando si incontrava la persona da cui si era stati copiati, era possibile percepire qualcosa di ciò che si era veramente e, forse, intravedere qualcosa di ciò che la vita teneva in serbo per noi. Qualcuno pensava fosse stupido dare tanta importanza ai possibili. I nostri modelli erano irrilevanti, una necessità tecnica per la nostra esistenza, niente di più. Dipendeva da ognuno di noi diventare quello che saremmo riusciti a diventare. [...] Ad ogni modo, tutte le volte che sentivamo parlare di un possibile - per chiunque di noi - non potevamo fare a meno di provare curiosità.” “Ruth, sai penso che qualche volta, quando si sta con qualcuno, è difficile vedere le cose chiaramente, come forse avviene per chi non è direttamente coinvolto.” “- Mi rendo conto - disse Miss Emily - che può sembrare che voi non siete stati altro che delle semplici pedine. Si può anche osservare la cosa da questa angolatura. Però pensateci bene. Siete stati delle pedine fortunate. C'era un certo clima allora e adesso non c'è più. Dovete accettare il fatto che qualche volta è così che vanno le cose in questo mondo. Le opinioni della gente, i loro sentimenti, spirano in una direzione, poi in un'altra. E' capitato semplicemente che voi siate cresciuti in un particolare momento di questo processo. - Può anche essere stata una moda passeggera, - dissi. - Però per noi rappresenta la nostra vita.”

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09/11/2012 - sofia
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Non lasciarmi dell'autore anglo-nipponico Kazuo Ishiguro ha riscosso molto successo di pubblico anche nella sua trasposizione in film.L'autore di cui ho letto Quel che resta del giorno,trovandolo molto lento nell'esposizione, qui si cimenta in una storia che ha del fantascientifico, ma molto struggente." Mi chiamo Kathy ed ho 31 anni"è l'incipit.Kathy, Ruth e Tommy sono i giovani protagonisti che conosciamo solo di nome, il cognome è indicato solo con le iniziali. Non si parla di genitori, ma di un'infanzia dorata a Hailsham, un tipico istituto inglese popolato da “tutori” invece che da insegnanti: sono gli unici punti di riferimento adulti di Kathy, Ruth, Tommy e dei loro compagni, quelli che li proteggono e li scrutano al contempo.La loro provenienza e il loro futuro appaiono oscuri.I tutori non mancano mai di ripetere a tutti i ragazzi di Hailsham quanto siano speciali e aleggiano spesso parole come "donazioni" e "assistenti"ed assoluto il divieto di fumare quando diventano adolescenti e amara è la scoperta che tutti loro sono sterili.Conoscere da grandi il loro destino non provoca in loro nessuna reazione negativa.Lo stile di Ishiguro amio parere è sempre lento per il lettore eppure in questo libro sviscera molte realtà fantastiche se vogliamo ma agghiaccianti nella loro ipotesi. Fino a dove potrebbe spingersi la scienza? Fino a dove l'etica è soppiantata dalla spregiudicatezza nel fare "officine di ricambio" di persone che amano soffrono e vivono?La storia è sicuramente commovente, la lettura mi ha attirato di più dell'altra opera di Ishiguro. Qui si parla della brevità, della vita umana,della sua effimera natura e dell'"essenza" stessa della vita. Kathy ricorderà solo la sua infanzia che rivede nella sua memoria felice e spensierata anche se il suo futuro si colorerà di tinte fosche e oscure. Da leggere!

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29/04/2013 - Maria Branchitta
utente
Ho letto la prima metà del libro in una sera, mentre l'altra metà l'ho superdiluita in molti giorni. L'inizio mi è piaciuto, anzi mi è piaciuto tutto il libro, ma mi ha lasciato perplessa, forse a causa di una realtà troppo diversa dalla nostra ma che poi così lontana non è? Non so comunque gli do tre stelline perchè mi ha tenuto sulle spine per quasi tutta la lettura: ho desiderato dall'inizio che Kathy e Tommy si mettessero insieme, anche se poi la storia d'amore è stata leggermente deludente... E' un bel libro!

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