Correva l'estate 1975. Mia madre leggeva e commentava le pagine di questo libro, sotto all'ombrellone. Io avevo sette anni e mezzo e, mentre per compagno di lettura avrò avuto al massimo qualche fumetto dalle pagine colorate, assorbivo, come ipnotizzata l'entusiasmo del racconto di mia madre che era letteralmente rapita dalle pagine. Nonostante questa sensazione sia rimasta bene impressa nella mia memoria, solo ora, dopo un trasloco - con il libro che mi è letteralmente capitato fra le mani -, ho deciso di leggerlo e di provare a scoprire, fra le altre cose, anche cosa avesse tanto colpito mia madre. In "Vestivamo alla marinara" Susanna Agnelli racconta i suoi primi ventidue anni. Racconta di se', del fratello Gianni, del padre scomparso prematuramente e della fascinosa madre, Virginia Bourbon del Monte.Per buona parte del libro l'autrice sembra usare l'accortezza tipica di chi racconta senza voler troppo svelare. La trama ne risente un po'. Le parti, a volte, sembrano tra loro slegate e suscitano spontaneamente diverse curiosità e interrogativi che non riescono a trovare soddisfazione. Poi, quando la Storia irrompe nella vita dell'autrice, a partire dallo scoppio della seconda guerra mondiale, il racconto si fa avvincente e più particolareggiato. Non si può a quel punto fare a meno di riflettere su quanto in certi periodi, come quello del secondo conflitto mondiale, sia stato duro essere uomo o donna e a quante memorie e testimonianze preziose di quel periodo ci stiamo perdendo, man mano che il tempo avanza e i protagonisti di quelle vicende stanno lasciando, sempre più numerosi, questa terra. Susanna Agnelli è scomparsa nel 2009. Della notizia della sua morte data al telegiornale, mi aveva particolarmente colpito l' espressa volontà di far disperdere le sue ceneri in mare, in un giorno di tempesta. Mi sembrava dire molto di come si sentisse il suo spirito: libero, inarginabile, tumultuoso. I primi ricordi che ho di lei risalgono a lontani salotti televisivi, con Maurizio Costanzo padrone di casa, in cui aveva già quasi sessant'anni. Con la lettura di questo libro, malgrado i "vuoti" della prima parte sopra descritti, "è riuscita a comunicarmi" cosa è significato per lei essere giovane, consapevole e socialmente impegnata in anni tanto difficili, pur partendo da una situazione economica e familiare privilegiata. In particolare mi ha colpito molto il racconto delle esperienze negli ospedali da campo, con la Croce rossa. Vedere da vicino l'assurdità della guerra e la morte in faccia, non può non aver segnato profondamente il suo modo di essere e di relazionarsi con la realtà. Una lettura interessante, per cercare di capire quale persona si celasse dietro al personaggio, per provare ad intuire l'intensità di alcune esperienze raccontate e vissute, per non smettere di riflettere sulla drammaticità degli eventi dell'Italia del conflitto mondiale. Queste sono le cose che, immagino,avranno colpito mia madre, oltre al fatto che certi racconti di guerra, morte, povertà e profondo smarrimento le saranno sembrati - purtroppo -familiari, visto che aveva sette-otto anni negli anni più drammatici del conflitto.