I sotterranei di Bologna è uno dei romanzi polizieschi scritti da Loriano Macchiavelli che ha per protagonista “il questurino” Sarti Antonio, uno dei più conosciuti poliziotti italiani. Tutto inizia con il ritrovamento del cadavere di un collega poliziotto nelle acque del Battiferro, alla periferia di Bologna. Il Battiferro è una delle tre conche navigatorie costruite nel XV secolo, in cui un tempo approdavano e transitavano i barconi in arrivo da Ferrara e dal mare Adriatico; ai tempi della storia, è luogo di rifugio per disperati che non hanno trovato niente di meglio. Il ritrovamento di questo cadavere è l’inizio di una trama complessa che vedrà coinvolti personaggi politici, uomini della Curia, persone comuni, disperati e dimenticati che vivono nei sotterranei. La storia è scorrevole e l’intreccio interessante, anche se il finale è un po’ deludente, forse perché risolvere il giallo non costituiva la priorità assoluta di Macchiavelli. La forza del libro è nel ritmo del racconto, nella scrittura fluida, nella perfetta caratterizzazione dei personaggi, nell'appassionante viaggio nei sotterranei di Bologna, oltre che nella lucida capacità di osservare il cuore degli uomini e di mettere a nudo il vizio e il degrado dei tempi moderni. Non avevo mai letto fino ad ora nessun libro di Loriano Macchiavelli, anche se questo “I sotterranei di Bologna“ stazionava nella mia libreria da tempo. Lo avevo acquistato incuriosita dal titolo e con in mente le domande che erano sorte spontanee dopo aver scoperto, nascosto tra i palazzi, uno dei canali di Bologna, quello di via delle Moline. Mi incuriosiva e affascinava l’idea di una Bologna nascosta e sotterranea piena di canali e avrei voluto saperne di più. Questo libro ha soddisfatto pienamente questa curiosità e mi ha convinto che ci sono molte cose da conoscere e approfondire su Bologna, che forse più di altre città rappresenta un luogo profondamente diverso da quello che può sembrare a chi si accontenta di guardarla distrattamente; non a caso, tra le righe del libro, l'autore ci dice:” Bologna si rivela solo a chi ha la pazienza di indagarla. Allora mostra la parte più affascinante perché viene da lontano e ha tante cose da raccontare”. Macchiavelli si concede moltissime digressioni storiche e queste parentesi contribuiscono a rendere il libro molto più di un semplice romanzo poliziesco. L’impressione che ho avuto è che, prima ancora di essere autore di libri gialli, l'autore sia un grande narratore di storie della sua Bologna. Una città che ama e che osserva sia con profonda nostalgia per i tempi migliori che con evidente preoccupazione per quella che è e per quella che sembra diventare. La molla che mi ha fatto scegliere questo libro tra gli scaffali dove “aspettava da un po’” è stata la partecipazione al raduno di Anobii organizzato il 1 giugno a Bologna. Loriano Macchiavelli era presente all'incontro, insieme ad altri autori di libri polizieschi e mi ha particolarmente colpito per la saggezza, l’acume e il sottile e sempre azzeccato sense of humour. Leggere questo libro, ritrovando qua e là, tra le varie digressioni storiche e di costume, lo spirito critico dell’autore che avevo da poco avuto occasione di ascoltare dal vivo è stata un’emozione nell'emozione.