L'intrepida Tiffany e i Piccoli Uomini Liberi, recensito da Roberta Fain Tedesco

È un fantasy perfetto.
C'è una strega, e una strega-discentente da strega-che non sa di essere strega che ha 9 anni. Ci sono dei piccoli omini blu con i capelli rossi, i Nac Mac Feegle. Ci sono le fatine cattive e la loro Regina (o la Reina, se preferite). Ci sono gli incubi che diventano reali, c'è un bambino rapito (anzi, rubato) da riportare a casa. E c'è il momento in cui ci si sveglia.
Impossibile non amare i Piccoli Uomini Liberi. Impossibile non innamorarsi di Rub Chitipare o di Non-alto-quanto-Jock-il-Medio-ma-più-alto-di-Jock-Jock-il-Piccolo. Impossibile non girarsi intorno al minimo rumore pensando di aver visto un lampo rosso e blu e un piccolo kilt sparire dietro un mobile o sotto il lavello. È tutto reale. Perché tutto è un sogno.

Ricordati che questa è l'opinione di un lettore e non rappresenta una recensione ufficiale del libro.

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