Il libro e' l'autobiografia di Mary Crow-Dog, moglie di Leonard Crow-Dog, un uomo-medicina. Racconta di come si vive negli anni '60-'70 nelle riserve indiane del territorio Sioux, delle discriminazioni e maltrattamenti subiti ancora ai "giorni nostri", come cartelli nei saloon con scritte "vietato l'accesso ai cani e agli indiani" (a mio parere un paradosso nel paese che ha liberato la Germania dai nazisti). Parla dei problemi di alcool e droga comuni a tutti i nativi, che non vedono un futuro per loro perche' la societa' gli nega di integrarsi se non al costo di abbandonare le loro tradizioni,le loro terre, le loro radici e confondersi tra la massa di una metropoli. Parla poi del suo primo incontro con il Movimento per i diritti degli Indiani (American Indian Movement), che le ha dato la speranza e cambiato la vita: ha conosciuto l'uomo che e' poi diventato suo marito, ha partecipato attivamente alle manifestazioni, alle iniziative del Movimento e questo l'ha portata a Wounded Knee del 1973, dove ha dato alla luce suo figlio e dove gli indiani di diverse tribu' hanno lottato insieme per i loro diritti. L'occupazione di Wounded Knee ha pero' messo nel mirino dello stato americano Crow-Dog, maggiore esponente e portavoce del Movimento, che e' stato poi vittima di complotti, al fine di avere un pretesto per poterlo incarcerare e smorzare la sua influenza sui nativi. Consigliato a chi e' appassionato di storia americana e in particolare di nativi americani, questo libro e' una testimonianza, non dei nativi che sono ormai un mito, ma di un passato molto piu' recente, per scoprire che in 100 anni le cose non sono cambiate poi molto.