In molti lo definiscono "il Decameron post-moderno". Data l'insaziabile curiosità di Chuck Palahniuk, nulla vieta che si sia ispirato proprio all'opera del Boccaccio. Nell'opera del Boccaccio, i protagonisti, sono inseriti in un contesto ben diverso da quello in cui invece si trovano gli stessi nel romanzo di Palahniuk. Nel Decameron infatti, i protagonisti si rifugiarono in una casa di campagna, poichè scappavano dalla peste; in Cavie la "peste" da cui scappano i protagonisti, non è altro che la vita di tutti i giorni, una vita piena di distrazioni, piena di elementi che impediscono a questi di scrivere il loro racconto. Gli "aspiranti scrittori", si ritrovano insieme, poiché tutti hanno deciso di prendere in considerazione un articolo, appeso in varie zone della città: "Ritiro per scrittori: abbandona la tua vita per tre mesi". Il ritiro consiste nell'isolamento più totale per tre mesi, in un luogo tutt'altro che rassicurante: un vecchio teatro situato in una zona sperduta, da cui una volta entrati, sarà impossibile e ugualmente futile scappare. I personaggi (esclusi i due organizzatori del ritiro), hanno tutti soprannomi bizzarri, insoliti, ma che allo stesso tempo ci fanno intuire la loro personalità, o il loro mestiere. La formula che si ripete per tutto il libro consiste in: narrazione-poesia-racconto-narrazione...ecc.; ad eccezione della prima pagina in cui si trova una poesia anonima introduttiva. Non mi è piaciuto per nulla, ho faticato molto a finirlo. E non mi ha messo nessuna paura o pseudo conseguenza intestinale. Il primo racconto mi è piaciuto abbastanza anche se molto forte. Questo è bocciato per me. In seguito riproverò a leggere qualcos’altro di questo autore, sempre una seconda possibilità do. “Per tutto quel tempo, avremmo scommesso sulla nostra capacità di creare un capolavoro. Un racconto o una poesia o una sceneggiatura o una biografia in grado di dare un senso alla nostra vita. Un capolavoro capace di riscattare la nostra schiavitù da un marito o da un genitore o da un’azienda. Capace di farci guadagnare la libertà.” "Una volta pensavo che il segreto di un lieto fine fosse far calare il sipario al momento giusto. Un attimo dopo la felicità, perché poi tutto si guasta di nuovo". “Ciascuno di noi trasforma la sua realtà in una storia. La digerisce per farne un libro. Ciò che vediamo succedere è già la sceneggiatura di un film. La Mitologia di Noi.” “Ci sono storie, diceva, che quando le racconti ti consumano. Sono quelle in cui il pathos si appanna, e ogni versione suona più sciocca e vuota della precedente. Altre storie, invece, consumano te. Più le racconti, più acquisiscono forza. Quel tipo di storie non fa che ricordarti quanto sei stato stupido. Quanto lo sei ancora. E quanto lo sarai sempre. Raccontare certe storie, dice la signorina Leroy è come suicidarsi.”