di che parla: È il 1969 e Nathan Zuckerman ha raggiunto il successo firmando un best-seller che racconta le vicende di Gilbert Carnovsky e, ormai passata la trentina, vorrebbe allontanarsi un po' dalle scomode luci della ribalta. Sceglie dunque di rompere con gli amici di lunga data, di separarsi dalla virtuosa moglie e, addirittura, di rinnegare il profondo affetto che lo lega al fratello minore. Intanto, i fans lo identificano in tutto con l'eroe del suo libro ed è diventato il bersaglio di ogni sorta di critico letterario. Anzi, siccome gli omicidi Kennedy e l'uccisione di Martin Luther King non sono molto lontani, Zuckerman rischia di scoprire che la parola bersaglio può avere anche un significato non figurato. Il nostro Zuckerman è diventato uno scrittore di successo osannato e nel contempo criticato dalla comunità ebrea che non gli perdona di aver dipinto gli ebrei con gli eccessi del protagonista del suo romanzo Gilbert Carnovsky. Rompe con la moglie le amicizie di vecchia data e anche con l'amato fratello Henry. Il padre non gli perdona gli eccessi del libro e la madre subisce.Il nostro eroe vive il successo come una sorta di autopunizione non a caso viaggia con un libriccino di Kierkegaard in tasca. Molti hanno affiancato l'alter ego di Roth Zuckerman con il protagonista de Il lamento di Portnoy e in effetti ne ha qualche analogia. Pur considerando che altri sono i capolavori di Roth( cito Pastorale americana, Il lamento di Portnoy, La macchia mana in questo breve romanzo affiora la capacità narrativa dell'autore, la sua grande cultura rendendo la sua lettura molto intensa e piacevole per chi lo ama.L'ironia affiora sempre cita «non devi fare altro che aspettare, e la vita ti insegna tutto ciò che bisogna sapere sull'arte dell'irrisione» (p. 73)