conosciamolo: EDUARDO GALEANO Giornalista e scrittore uruguayano, ha iniziato, da giovane, l'attività giornalistica. Dal 1973 è vissuto in esilio in Argentina e in Spagna. All'inizio del 1985 è tornato nel suo Paese, dove ha vissuto fino alla fine dei suoi giorni. È autore di numerosi libri, tradotti in varie lingue, che violano spesso le frontiere tra i generi letterari mescolando il racconto e il saggio, la poesia e la cronaca. Nel 1985 è rientrato in Uruguay dopo un esilio di dodici anni in Argentina e in Spagna. Con la trilogia Memoria del fuoco ha ricevuto nel 1998 l'American Book Award. Ha ricevuto premi prestigiosi in America Latina, Stati Uniti, Europa. Nel 2008 è stato nominato Cittadino Illustre del Mercosur. Le vene aperte dell'America Latina (Sperling & Kupfer) ha avuto oltre cento edizioni in lingua spagnola, nonostante ne sia stata a lungo proibita la vendita in diversi Paesi del continente sudamericano. Tra i suoi libri A testa in giù, Memorie di fuoco, Le labbra del tempo, Il libro deglia abbracci e Specchi. Eduardo Galeano si spegne a Montevideo, il 13 aprile 2015 https://www.ibs.it/libri/autori/Eduardo%20Galeano di che cosa parla il libro:Gli abbracci del titolo non sono addii, ma incontri. Ogni pagina di questo libro è infatti un incontro con la magia della vita, con le cose meravigliose che possono accadere alle persone capaci di guardare e ascoltare la realtà, un universo immensamente più ricco e favoloso della fantasia. Le brevi storie che Galeano ha scelto per questo volume - che nascono ora dall'esperienza, ora dal ricordo, ora dal sogno - legano insieme piccoli avvenimenti che vale la pena dividere con altri, e che si intrecciano come fili colorati nella trama di un tessuto, grazie a una scrittura piena di profondità e di grazia. E proprio come quelli, esse danno origine, tutte insieme, a un disegno che è un'immagine vivida del nostro mondo e lascia indovinare i suoi misteri. Leggendo cosa ho pensato:“Ogni persona brilla di luce propria in mezzo a tutte le altre. Non esistono due fuochi uguali. Ci sono fuochi grandi e fuochi piccoli e fuochi di tutti i colori. C'è gente di fuoco sereno, che non si cura del vento, e gente di fuoco pazzo, che riempie l'aria di faville. Certi fuochi, fuochi sciocchi, non fanno lume né bruciano. Ma altri ardono la vita con tanta passione che non si può guardarli senza strizzare gli occhi; e chi si avvicina va in fiamme.” Puoi imbatterti in frasi così e pensare che non stai leggendo dei racconti, ma delle lezioni di vita che ti avvolgono come abbracci.Sono aforismi, saggi, pillole di saggezza? Il libro scorre ha il sapore della lotta e della dolcezza e suscita sentimenti altalenanti“Il mare stava al di là delle alte dune, in attesa. Quando padre e figlio, dopo un lungo cammino, raggiunsero finalmente quei culmini di sabbia, il mare esplose davanti ai loro occhi. E fu tanta l'immensità del mare, e tanto il suo fulgore, che il bimbo restò muto di bellezza. E quando alla fine riuscì a parlare, tremando, balbettando, chiese a suo padre: «Aiutami a guardare!».Non un libro da capire , ma da leggere come un saggio come una lezione di vita come si come un abbraccio! “L'amore è una malattia tra le più maligne e contagiose. Noi malati, chiunque ci può riconoscere. Le occhiaie profonde denunziano le nostre insonnie, notti debilitate dagli abbracci, o dalla mancanza di abbracci. Ci devastano febbri, e sentiamo un bisogno irresistibile di dire stupidaggini.” Il libro degli abbracci di Edoardo GaleanoImpronte digitali Sono nato e cresciuto sotto le stelle della Croce del Sud. Dovunque io vada, loro mi seguono. Sotto la Croce del Sud, croce di splendori, passo da una stazione all'altra del mio destino. Non ho un dio. Se lo avessi, gli chiederei di non farmi arrivare alla morte. Non ancora. Ho ancora molto da camminare. Ci sono lune alle quali non ho ancora abbaiato, e soli che non mi hanno ancora acceso. Non mi sono ancora immerso in tutti i mari, che a quanto si dice sono sette, né in tutti i fiumi del Paradiso, che dicono siano quattro. A Montevideo c'è un bambino che spiega: «Io non voglio morire mai, perché voglio giocare sempre».