Notizie sull'autore:Philip Roth (Newark 1933 - Manhattan 2018) è stato uno scrittore statunitense. Figlio di ebrei piccolo-borghesi rigorosamente osservanti, ha fatto oggetto della sua narrativa la condizione ebraica, proiettata nel contesto urbano dell’America dell’opulenza. I suoi personaggi appaiono vanamente tesi a liberarsi delle memorie etniche e familiari per immergersi nell’oblio dell’attualità americana: di qui la violenta carica comica, ironica o grottesca, che investe anche le loro angosce. Dopo un primo, felice romanzo breve, Addio, Columbus (1959), e i meno incisivi Lasciarsi andare (1962) e Quando Lucy era buona (1967), Roth ha ottenuto la celebrità con Lamento di Portnoy (1969). Dopo Il grande romanzo americano (1973, riedito in Italia da Einaudi nel 2014), attacco al mito del baseball, in Professore di desiderio (1978) e Lo scrittore fantasma (1979) Roth è tornato al tema dell’erotismo. Con Pastorale americana (1997, con cui vince il Premio Pulitzer), Ho sposato un comunista (1998) e Il complotto contro l’America (2004), romanzi che hanno suscitato accesi dibattiti, Roth passa dall’allegoria alla cronaca letteraria della storia nazionale. L’animale morente (2001) – in cui torna Kepesh, protagonista di Professore di desiderio –, La macchia umana (2000, trasposto in film da Benton nel 2003) e Everyman (2007) sono riflessioni più intimiste che, attraverso l’osservazione del corpo e del suo implacabile deterioramento, svolgono la metafora dell’ineluttibilità del destino e dello scorrere rapido del tempo. Tra i suoi ultimi libri: Il fantasma esce di scena (2007), Indignazione (2008), L'umiliazione (2009), La controvita (2010), Nemesi (2011), La mia vita di uomo (1974; nuova traduzione Einaudi 2011). Lo stesso Einaudi (il suo editore di riferimento italiano) ha pubblicato anche I fatti. Autobiografia di un romanziere (2013). Philip Roth è stato tra i favoriti per l'assegnazione del Nobel per la Letteratura.https://www.ibs.it/libri/autori/Philip%20Roth Descrizione:Scritto di getto nella primavera del 1971, La nostra gang è una fotografia spietata e sconcertante del linguaggio del potere e delle sue perversioni. Sul palcoscenico internazionale Trick E. Dixon e il suo gabinetto furoreggiano a suon di malefatte: in una crescente esasperazione grottesca della politica nixoniana, assistiamo all’invasione della Danimarca, al lancio dell’atomica su Copenaghen, a una rivolta di boy scout soffocata nel sangue. Fino a quando Dixon, giunto all’inferno, non proverà a soffiare il posto... a Satana in persona! Scritto di getto nella primavera del 1971, piú di un anno prima dell’effrazione nella sede dei democratici al Watergate e ben tre anni prima delle dimissioni di Nixon, il quinto romanzo di Philip Roth procurò al suo autore l’appellativo di profeta. Immersione vertiginosa nella realtà americana degli anni Sessanta, La nostra gang è una fotografia spietata e sconcertante del linguaggio del potere e delle sue perversioni. Cosa ne penso io: Questa è una lettura non facile per chi, come me, non ha conoscenze della politica in genere e nello specifico di quella americana. Nixon me lo ricordo per lo scandalo Wathergate e le su successive dimissioni. Leggendolo ho dovuto mettere un segnalibro nelle note per capire chi era chi. Infatti Roth ricorre a soprannomi. Nixon si chiama Trick E. Nixon ne libro Roth lo chiamerà col dminutivo Tricki(trick che in inglese sta per "trucco", "inganno", ma anche per "affettazione") e così gli altri membri della gang e così gli altri: il nome del ministro della Difesa Melvin R. Laird diventa Lard, "lardo"; il ministro degli Esteri William P. Rogers si trasforma in Codger, "brontolone"; il ministro della Sanità Robert Finch è cambiato in Fickle, "volubile".Oppure i suoi ingenui elettori, anch'essi dai nomi eloquenti, e dei quali la traduzione italiana rende bene l'ironia, per così dire, allegorica: Mr Sagace, Mr Leccaculo, Miss Incantevole, Mr Fattivo, Mr Coglimi-in-contraddizione e così via.Possiamo arguire che raramente la politica va a braccetto con la verità . Lo scrittore ha solo armi per denunciare la falsità dei politici la satira e il pamphlet, l'ironia e il paradosso, sono soltanto alcune delle sue armi.Roth le usa tutte , a volte suscitando in noi una risatina, ma c'è poco da ridere per essere rieletto oltre alla campagna antatiabortista organizza con la sua banda l'uccisione di qualche boy scout che hanno inscenato una protesta su vasta scala. Stranamente Roth non usa parolacce anche se in una nota ammette che Nixon aveva un linguaggio volgare e scurrile.Il genio di Roth sta nello scrivere non un romanzo , ma una denuncia e ci riesce benissimo. L'ottica di lettura è questa, a mio parere, e quindi non meravigliamoci se Trump fa tatuare i bambini emigranti è nel DNA americano paludarsi da potere costituito in sostanza predicano bene e razzolano male Questo pseudo romanzo lo dimostra Bravo Roth!