Notizie sull'autore qui: https://it.wikipedia.org/wiki/Franz_Werfel Breve trama:Il romanzo narra epicamente il tragico destino di una minoranza etnica odiata e perseguitata per la sua antichissima civiltà cristiana, in eterno contrasto con i turchi e con il grande impero ottomano. Verso la fine del luglio 1915 circa cinquemila armeni perseguitati dai turchi si rifugiarono sul massiccio del Mussa Dagh, a nord della baia di Antiochia. Fino ai primi di settembre riuscirono a tenere testa agli aggressori ma poi, cominciando a scarseggiare gli approvvigionamenti e le munizioni, sarebbero sicuramente stati sconfitti se non fossero riusciti a segnalare le loro terribili condizioni a un incrociatore francese. Su quel massiccio dove per quaranta giorni vive la popolazione di sette villaggi, in un'improvvisata comunità, si ripete in miniatura la storia dell'umanità, con i suoi eroismi e le sue miserie, con le sue vittorie e le sue sconfitte, ma soprattutto con quell'afflato religioso che permea la vita dell'universo e dà a ogni fenomeno terreno un significato divino che giustifica il male con una lungimirante, suprema ragione di bene. Dentro il poema corale si ritrovano tutti i drammi individuali: ogni personaggio ha la sua storia, ogni racconto genera un racconto. Fra scene di deportazioni, battaglie, incendi e morti, dotate di straordinaria potenza rappresentativa, si compone quest'opera fondamentale dell'epica moderna. Cosa ne penso io: Il libro è sicuramente una lettura ampia e mi ha portato a varie considerazioni Mentre la maggioranza degli armeni che vivevano in Turchia si sono sottoposti passivamente alla deportazione forse non consapevoli che erano destinati alla morte una parte dei sette villaggi che vivevano alle falde della montagna del Mussa Dagh decisero di stabilirsi sulla montagna e di resistere ai turchi. Il protagonista Gabriele Bragadian che dopo aver sposato una francese e soggiornato a Parigi decide di tornare nel villaggio dove era nato e dove aveva una posizione di possidente conscio del destino di chi accetta la deportazione convince i suoi concittadini a resistere. Ambivalenti le posizioni dei capi dei villaggi. I contrasti non mancano in primis l'invidia che suscitano i Bragadian nel popolo arrocato nella mentalità contadina del possesso. Nonostante ciò riescono a resistere, ma lo spettro della fame la guerra dei sentimenti, la cattiveria che cova sotto al desiderio di sopravvivere li porta piano piano a far risaltare la prima difficoltà insita nell'uomo quello di essere uniti contro un pericolo comune. Sicuramente erano destinati a soccombere se non avessero avuto la fortuna nei soccorsi. Un romanzo datato e lo si percepisce nella lettura, ma che da il quadro di come pensavano e agivano i turchi e gli armeni. Una dolorosa realtà che verrà copiata dai nazisti di come un popolo possa distruggerne un altro prima visto come compagno e vicino di casa. Alla base sempre la voglia di appropriarsi dei beni altrui e di fare di altri delle vittime. Romanzo epico dicevo sicuramente da affrontare per capire la realtà armena e per commuoversi sul destino di una etnia che voleva solo stare in pace. Consigliato!