Chadzi Murat)
Classici

Chadzi Murat, recensito da sofia su Bookville.it

Una delle ultime opere di Lev Tolstoj in cui la nostalgia per il Caucaso gli fa scrivere un lungo racconto dove Chadzi Murat è il protagonista nella sua impari lotta contro i russi che avevano conquistato i villaggi di montagna del Caucaso. Il lungo racconto è stato pubblicato postumo nel 1912. Nella postfazione scrive Paolo Nori “Ecco, io ho l’impressione che Chadži-Murat ci parli di quella cosa che ci sta succedendo, e che non succede solo nel Caucaso, ma dovunque, quella cosa della quale sentiamo parlare talmente tanto che anche il nome, conflitti razziali, o come si chiama, non ci dice più niente, è frusto, consunto, io, dicevo, ho l’impressione che Chadži-Murat ci spieghi questa cosa (cioè ce la mostri, ce la faccia vedere) molto meglio di quanto ce la spieghino quotidianamente le opposte fazioni e i rispettivi esegeti, agiografi, critici, interpreti...” (dalla postfazione di Paolo Nori) Si parla della guerra in Cecenia( ma non c'è ancora?)Anche allora, come oggi, a Groznyj e dintorni c’erano i lealisti, disposti a collaborare con i russi, e i separatisti caucasici.Ispirato alla figura di Hadji Murad leader àvaro durante la resistenza daghestana e cecena nel periodo 1811-1864 contro l’annessione della regione all’Impero russo, Chadži-Murat non era un vero e proprio lealista. Fugge dalle montagne perché in rotta con Šamil, comandante supremo dei separatisti, che gli ha sequestrato madre, moglie e figlio, e trova rifugio in una fortezza russa. La notizia si sparge in un baleno. Chadži-Murat è disposto a collaborare con le truppe dello zar Nicola I per sconfiggere Šamil e ottenere la liberazione dei familiari.Il lungo racconto diventa un affresco non solo della situazione in Cecenia così simile ahimè ai giorni nostri, ma anche delle le descrizioni di certi ambienti, come quella dei postulanti che attendono nelle sale del principe Voroncov. O della crudeltà dello zar Nicola 1° tanto che Lev non lo fece pubblicare certo delle reazioni negative delle autorità.Lo zar è descritto come " un tacchino impettito e bilioso, pienamente convinto che tutte le sue disposizioni, per quanto fossero insensate, ingiuste e in disaccordo tra loro, diventassero sensate, e giuste, e in accordo tra loro solo perché le aveva date lui." La fine del nostro eroe è segnata fin dall'inizio e dopo la lettura non ci resta che fare una considerazione ...il passato non ha insegnato nulla... e si ripetono gli stessi errori. Da leggere!

Ricordati che questa è l'opinione di un lettore e non rappresenta una recensione ufficiale del libro.

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