Ripensando alle storie di questo libro, d’acchito verrebbe da dire: “ niente di nuovo sotto il cielo islandese”. Mentre l’arrivo e la scomparsa della luce scandiscono il passaggio delle stagioni e lo scorrere del tempo, l’autore descrive, infatti, piccole ordinarie storie di comunissime persone che, sia che decidano di assecondare i ritmi della routine, sia che decidano di vivere deragliando dai comuni sentieri, desiderano, amano, immaginano, si trasformano, analogamente a tante persone disseminate in altre parti del globo o già vissute in epoche lontane. In realtà queste piccole storie sono come pennellate intrise su una tela che compongono un quadro che intende rappresentare la poesia e, nel contempo, anche lo squallore che si celano dietro alle azioni compiute dagli esseri umani. Entrando dentro ad ogni singola storia, senza però perdere di vista il quadro di insieme entro le quali esse si svolgono, ci si accorge, pian piano, delle dinamiche con le quali le azioni compiute da qualcuno, all'interno di una piccola comunità come quella descritta nel libro, finiscono per riverberarsi sulle vite degli altri. Così,ad esempio, le passioni vissute quasi duecento anni prima rivivono sia attraverso i fantasmi che sembrano manifestarsi in un magazzino, sia attraverso gli stessi gesti compiuti da altre persone. Tutto così finisce per essere, in qualche modo, connesso, nello spazio e nel tempo. Alla fine di ogni racconto viene spontaneo staccare lo sguardo dalle pagine e provare a guardare lontano, oltre all'orizzonte percepibile, per trovare dentro di sé il senso profondo della storia, la sua morale. Per essere d’aiuto in questa ricerca, l’autore intervalla ai capitoli alcune sue riflessioni in corsivo sui grandi temi dell’esistenza: sulla morte, sull'amore, sul tempo e sui cambiamenti. In questo libro ho ritrovato lo stile che ho avuto già occasione di apprezzare in Paradiso e inferno, seppure le storie raccontate aprano scenari completamente diversi . Aiutandomi con i colori, direi che laddove "Paradiso e inferno" evoca il blu profondo del mare, il grigio della nebbia, i toni bruni spenti della terra non illuminata dal sole, questo "Luci d’estate ed è subito notte" è pieno del verde delle vallate, del rosso delle passioni inconfessate, del giallo della luce accecante che illumina le brevi ed intense estati islandesi. In qualche modo il nero della lunga notte è presente come ombra che accompagna l’esistenza, ma non cala mai del tutto sui protagonisti, mentre i racconti si snodano e le pagine si susseguono. Attraverso le storie che racconta, Stefansson dà come l’impressione di aver intrapreso, insieme ai propri lettori, un vero e proprio cammino di scoperta; per questo so già che per riuscire a vedere il quadro finito dovrò assolutamente aggiungere altre pennellate attraverso la lettura de “La tristezza degli angeli”, altro titolo dell’autore fortunatamente già disponibile nella collana Iperborea.