La vita è uno strano regalo. All’inizio lo si sopravvaluta, questo regalo: si crede di aver ricevuto la vita eterna. Dopo lo si sottovaluta, lo si trova scadente, troppo corto, si sarebbe quasi pronti a gettarlo. Infine ci si rende conto che non era un regalo, ma solo un prestito. Allora si cerca di meritarlo. La breve e toccante storia di Oscar “testa d’uovo”, un bambino di 10 anni vivace e pieno di curiosità. Ma Oscar è malato, malato di una malattia che non perdona, e sa benissimo che tra poco morirà anche se nessuno ha il coraggio di raccontarglielo. In questo vortice di tenerezza e commozione entra in gioco “Nonna Rosa” , un’infermiera che lo prende in simpatia e che per aiutarlo negli ultimi dolorosi giorni, gli propone un gioco particolare: fingere che ogni giorno duri 10 anni e poi scrivere una lettera a Dio nella quale scrivere le impressioni e le fantasie dell’intero decennio. Eric-Emmanuel Schmitt, l’avevo già adorato dopo la lettura di “ Monsieur Ibrahim e i fiori del corano”, ma con questo piccolo grande gioiello penso abbia superato sé stesso. Cercherò di spiegare il turbinio di emozioni che mi intrappolano il cervello: di solito appena finisco un libro cerco di scriverne subito la recensione per non perderne l’essenza, ma con questo non ce l’ho fatta. Troppa tensione, troppa carica emotiva, troppe lacrime versate. Una storia terribilmente difficile da accettare da chi ha figli, ma nello stesso tempo dolce e affascinante, una storia di piccole cose e piccoli gesti che si nascondono nelle persone comuni e semplici. Permettete una parola : grazie. Intanto con il cuore tremolante e gonfio di tristezza guardo la mia Francesca dormire e ringrazio silenziosamente Dio nel vederla serena e felice e prego affinchè possa vivere la vita che ogni bimbo ha il dovere di avere.